Cosa ci fa Valentina Ferragni in un laboratorio d’analisi con un bicchierone di acqua e zucchero in mano? Lo ha spiegato lei stessa ai suoi 4 milioni di follower su Instagram: l’influencer, sorella minore della più nota Chiara, è tornata a sottoporsi a una serie di accertamenti per scoprire se soffre davvero di insulino-resistenza, un problema che le era stato diagnosticato (forse erroneamente) qualche tempo fa. Ma di che si tratta?
«L’insulino-resistenza non è una malattia, ma un’alterazione del metabolismo degli zuccheri a livello del tessuto muscolare che, a lungo andare, può favorire l’insorgenza del diabete», afferma Andrea Giaccari, diabetologo della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma.
«Si tratta di una condizione piuttosto comune che colpisce almeno il 30% della popolazione: a provocarla sono soprattutto il sovrappeso e la sedentarietà. Per questo motivo è più frequente nelle donne in menopausa e negli anziani, ma può essere riscontrata anche in persone giovani e normopeso, che fanno poca attività fisica o che ereditano una predisposizione genetica, dovuta per esempio a casi di diabete in famiglia».
L'insulino-resistenza non dà disturbi
Chi soffre di insulino-resistenza non ha sintomi evidenti, ma presenta dei segnali “spia” (come sovrappeso, fisico “a mela”, acne o eccesso di peli, mestruazioni irregolari) che possono suggerire l’opportunità di fare un controllo.
«L’esame più indicato è la curva da carico orale di glucosio, che permette di valutare la concentrazione dell’insulina nel sangue prima e dopo aver bevuto una soluzione composta da acqua e 75 grammi di glucosio», spiega il professor Giaccari.
«L’esame, però, non è indispensabile per arrivare alla diagnosi: in genere l’insulinoresistenza può essere stimata anche solo valutando il quadro metabolico generale del paziente, in base a fattori come la circonferenza vita, la glicemia, i trigliceridi, il colesterolo e la pressione arteriosa».
Per fortuna, essere insulino-resistenti non significa essere condannati al diabete. «Questa condizione metabolica è reversibile e può essere corretta migliorando lo stile di vita», rassicura l’esperto. La parola d’ordine è muoversi: l’attività fisica praticata con costanza permette infatti di rieducare i muscoli a usare correttamente gli zuccheri. La buona notizia è che tutti possono farlo, anche i più pigri. «Non servono ore di pesi e palestra: basta renderli più efficienti, praticando uno sport di tipo aerobico per periodi di tempo prolungati, come la camminata a passo veloce, la corsa, il ciclismo o il nuoto», osserva Giaccari.
Insulino-resistenza, occorre rivedere anche la dieta
I risultati ovviamente migliorano se si segue anche un’alimentazione corretta e bilanciata, ipocalorica in caso di obesità o sovrappeso. «Non ci sono alimenti tabù che devono essere eliminati, neppure i dolci», sottolinea il diabetologo. «L‘unica raccomandazione è quella di limitare gli zuccheri semplici che fanno salire in fretta la glicemia».
Attenzione quindi a miele, zucchero da cucina, marmellate, succhi di frutta, ma anche a merendine e bibite zuccherate. Inoltre, è opportuno abbondare con le fibre di frutta, verdura, legumi e cereali, che aumentano la sazietà e rallentano l’assorbimento degli zuccheri. «Un altro consiglio è quello di mangiare più lentamente, per rallentare il passaggio del glucosio dall’intestino al circolo sanguigno», aggiunge lo specialista.
L’aiuto dei farmaci
Cambiare stile di vita non è sempre facile: all’inizio del percorso, per ingranare la marcia giusta, è possibile dare una “spintarella” al metabolismo usando la metformina, un farmaco per il diabete che aiuta il muscolo a metabolizzare il glucosio. Altrimenti si può provare con gli integratori a base di inositolo: «Anche se non esistono forti prove scientifiche della loro utilità », ricorda Giaccari. «La verità è che per liberarsi dell’insulino-resistenza è meglio affidarsi a un buon personal trainer piuttosto che alle medicine».
Insulino-resistenza, lo sport funziona: ecco perché
Il muscolo è come il motore di un’auto: per funzionare deve fare il pieno di glucosio, ma se gira al minimo (a causa di una vita troppo sedentaria), consuma meno carburante e finisce addirittura per snobbare il “benzinaio” che sta alla pompa, ovvero l’ormone insulina che favorisce l’ingresso del glucosio nelle cellule.
Lo zucchero in eccesso rimane così nel sangue e costringe il pancreas a produrre più insulina per poterlo smaltire. Viene poi accumulato nel tessuto adiposo, dove si trasforma in trigliceridi favorendo il sovrappeso.
Per bloccare questo circolo vizioso, basta rimettersi in moto praticando attività fisica: l’allenamento aumenta il numero dei “cavalli” del motore potenziando il metabolismo basale: questo significa che i muscoli allenati saranno in grado di bruciare più calorie perfino in condizione di riposo.
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