Sempre connessi alla Rete al punto da sviluppare una dipendenza fisica, ribattezzata “Internet addiction disorder”. C’è chi lavora 8-9 ore al computer e poi, invece di uscire e andare in palestra, si attacca allo smartphone, legge su Kindle o gioca a scacchi online. Però poi si sente spompato, privo di forze. Perché l’inquinamento digitale è un grande “divoratore di energie” che consuma le nostre risorse.
Ne parliamo con due grandi esperti.
Così ti liberi dall’elettrosmog
Viviamo immersi nell’elettrosmog, in una tempesta di campi magnetici che interferisce con il nostro equilibrio elettrostatico. Sempre, anche quando dormiamo. «Se di notte tieni il cellulare spento sul comodino, ti illudi di isolarti dalle emissioni. Ma non è così: il wi-fi continua a irradiare tutta la casa, tant’è che puoi ricevere i messaggi anche alle tre del mattino», avverte il professor Piergiorgio Spaggiari, medico e fisico, preside della Facoltà di Scienze Quantistiche dell’Università Internazionale ISFOA (Zurigo).
«Questi nemici elettromagnetici minacciano la qualità del sonno, disturbato dal mix di emissioni a bassa, media e alta frequenza. Basti pensare che anche le abat-jour emettono radiazioni a bassa frequenza (50 Hz), la televisione ha una frequenza media (100 Hz), mentre i dispositivi digitali, dagli smartphone ai computer ai tablet, viaggiano su frequenze altissime, misurabili in megahertz e gigahertz. Quando il cellulare è spento le emissioni si riducono ma non scompaiono: la portante resta sempre accesa. E se abbiamo la cattiva abitudine di caricarlo di notte, occorre sapere che l’alimentatore amplifica 300 volte le sue emissioni».
Inutile dire che queste invisibili onde elettromagnetiche interferiscono con l’attività elettrica del cervello, che emette onde a bassissima frequenza (da 0,01 a 30 Hz) e che dovrebbe entrare in una confort zone a zero emissioni per dormire bene, invece di essere bombardato. A riposo devono prevalere le onde Alfa, a frequenza più bassa rispetto alle beta, theta e delta. Se però il cervello intercetta dall’ambiente delle vibrazioni più alte, anche la sua gamma di frequenze si alza. Risultato? «Si dorme male, ci si alza stanchi e si accusa sonnolenza diurna. La soluzione è tenere i dispositivi digitali fuori dalla camera da letto, munirsi di un disgiuntore elettrico (che “stacca” la corrente di sera) e di un materasso intessuto di fibre di rame, di argento o di carbonio per neutralizzare le radiazioni».
Occhi stanchi? Difendili dalla luce blu
Gli occhi sono due finestre sul mondo e la stanchezza oculare si riverbera su tutto l’organismo. La causa principale è la luce blu emessa da computer, smartphone altri digital device, che ha una lunghezza d’onda corta ma molto energetica, che può creare luce diffusa e “parassita” (le “aberrazioni cromatiche longitudinali”) che stanca la vista.
«Davanti al monitor ammicchiamo il 40% in meno, e le ghiandole di Meibomio, che secernono la componente grassa della lacrima, non vengono stimolate dalla strizzatura delle palpebre», spiega il dottor Lucio Buratto, oculista di fama mondiale, direttore scientifico di Neovision Cliniche Oculistiche. «Così il film lacrimale evapora velocemente e compaiono i sintomi dell’eye dry: affaticamento visivo, prurito e bruciore palpebrale, “sabbiolina” negli occhi e sensazione, dopo molte ore al computer, di vedere male. In realtà, non è una sensazione. Se la superficie corneale non è bene lubrificata dal film lacrimale si vede come attraverso una sottile nebbiolina. Fatto che stanca gli occhi, la mente e il corpo».
Inoltre, la sovraesposzione alla luce blu è responsabile delle fotoretiniti, della cataratta precoce e, insieme ad altri fattori, della degenerazione maculare senile. «Il problema è che si chatta anche di notte, con lo schermo del cellulare retroillumunato e il buio intorno. Fatto che induce una media dilatazione della pupilla, quando invece dovrebbe restringersi per consentire una visione ottimale», prosegue il dottor Buratto. «Inoltre, usiamo troppo gli occhi da vicino (smartphone) e da media distanza (computer) e ciò impegna molto la vista perché richiede un continuo sforzo di accomodazione del cristallino per la messa a fuoco. Senza considerare che anche le lampade led, che oggi la fanno da padrona nelle nostre case perché consentono un risparmio energetico, emettono tanta luce blu che viene intercettata dalla ghiandola pineale. Così si riduce la melatonina, e addio sonno ristoratore!».
Le quattro regole riposa-vista
Per dare sollievo agli occhi stanchi, messi a dura prova dalle ore passate allo smartphone e al computer, è importante seguire queste regole. «La prima viene chiamata “20-20-20”», spiega il dottor Lucio Buratto. «Ogni 20 minuti stacca lo sguardo dallo schermo, alzati, fai due passi e fissa per 20 secondi un punto lontano almeno 20 metri. Se sei in ufficio, puoi guardare fuori dalla finestra e spingere lo sguardo fin dove arriva. La seconda mossa consiste nel chiedere all’ottico un trattamento alle lenti degli occhiali anti-luce blu. Non va schermata tutta ma solo le lunghezze d’onda violette comprese tra i 380 e i 44° nm (nanometri). Ovvero quella fascia dello spettro ottico che risulta essere più dannosa per la salute degli occhi».
La terza regola? Non usare il cellulare a letto, nella camera buia priva di illuminazione. Tieni accesa l’abat-jour per ricreare un ambiente appena luminoso, sostituendo le lampadine led, altra fonte di luce blu, con quelle tradizionali a incandescenza.
Infine, un ultimo consiglio. Se vuoi assicurarti un buon sonno, niente digital device dopo le nove di sera: la luce blu inibisce il rilascio di melatonina, che aiuta ad addormentarsi. Al limite 15 minuti di smartphone, e poi “digital detox”!
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