Una fitta alla testa, quasi insopportabile: il sintomo, al momento più evidente, di un’ischemia cerebrale. Il giorno dopo Pino Dellasega, classe 1955 di Predazzo (Trento), 17 volte campione nazionale di sci orientamento e fondatore della scuola italiana nordic walking, aveva la parte sinistra del corpo paralizzata (nella foto qui sopra è tra le sue Dolomiti, prima della malattia).
«Era il luglio 2018. Non capivo come potesse essermi successa una cosa del genere», racconta. «Avevo bisogno di continua assistenza, ma ero vivo. Pensare che sarei potuto morire e che, invece, avevo una seconda possibilità, mi ha dato la forza e la motivazione per andare avanti».
Prima ha iniziato a muovere la gamba sinistra, poi il braccio...
Dopo 5 giorni di ospedale Pino viene trasferito in una struttura riabilitativa: la paralisi lo costringe su una sedia a rotelle. «Dovevo reimparare a fare cose che mi sembravano scontate», ricorda.
Così come era abituato durante i training, si dà obiettivi minimi giornalieri. «Concentrandomi sulle piccole conquiste, sulla vicinanza della mia famiglia, degli amici», sottolinea.
Poco alla volta la gamba sinistra inizia a muoversi, il braccio si alza leggermente, la mano può fare qualche piccolo movimento.
All’inizio del 2019, però, arriva un altro stop, seguito dal ricovero. «Non riuscivo a respirare, mi pareva di avere le costole rotte. Era una pleurite, poi aggravatasi in embolia polmonare», spiega.
Recupera di nuovo e, una volta, a casa riprende il suo “allenamento”: «Camminavo il più a lungo possibile in giardino, testando il mio equilibrio e affrontando anche piccoli ostacoli; ripetevo gli esercizi suggeriti dai fisioterapisti; mi mettevo alla prova con il bastoncino da nordic power, appesantito di 200 g. Pur riacquisendo il tono muscolare continuavano a mancarmi controllo e coordinazione», continua.
Il training che allena sensibilità e percezione
«Ho cominciato quindi a concentrarmi sui movimenti, sezionandoli. Il corpo tende infatti a economizzare l’energia e così per fare un passo, l’istinto è quello di aprire l’anca, muovendo la gamba “a falce”; io, al contrario, devo impegnarmi a sollevarla leggermente grazie al quadricipite, flettendo un po’ il ginocchio. È un lavoro soprattutto a livello mentale, per riutilizzare muscoli e articolazioni senza scorciatoie; un training sulla sensibilità e la percezione».
L’obiettivo più immediato? Ritornare a camminare tra le sue Dolomiti il 7 luglio con l’ascesa al Cristo Pensante sul monte Castellazzo, in Val di Fiemme.
Un libro che dà tanta forza
Si intitola Resilienti (Valentina Trentini ed., 20 €), l’ultimo libro scritto da Pino Dellasega. Racconta dell’energia che si libera dal cuore quando tutto sembra perduto e le avversità della vita paiono ostacoli insuperabili. E porta ad esempio tante storie di chi questa forza ha saputo usarla.
Persone conosciute, come Papa Francesco o l’ex capo di stato uruguaiano Josè Mujica, ma anche sconosciuti, travolti da destini difficili. Come Chiara e Alessandro, genitori sereni e impegnatissimi di un ragazzo con una grave paralisi cerebrale; Anna capace sorridere ancora dopo la morte del marito e del figlio; Silvia, ritornata alla vita dopo l’anoressia.
Storie che vogliono essere esempi propositivi: c’è sempre, in noi, la forza per ripartire.
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Articolo pubblicato nel n° 25 di Starbene in edicola dal 4 giugno 2019