L’influenza dei “maiali” che attacca l’uomo, detta anche febbre suina, è tornata alla ribalta in questi giorni perché ha fatto 3 morti e una cinquantina di malati gravi. Il panico, come al solito, corre sul web.
«Ma è ingiustificato, e si basa su notizie prive di fondamento», chiarisce Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano. «Non è, come molti dicono erroneamente, una variante più grave dell’influenza tradizionale: è semplicemente uno dei virus che circolano quest’anno, e rappresenta il 20% dei casi complessivi insieme a un virus A/H3N2 e un virus B. E’ anche improprio chiamarla influenza suina, perché se è vero che è stata originata 10 anni fa da dei maiali cinesi non viene più trasmessa da loro, ma da uomo a uomo. Non è neanche “nuova”: lo era nel 2009, quando è apparsa per la prima volta come variante dell’influenza tradizionale, causando lì sì apprensione, perché ha provocato una pandemia. Ora è “declassata” a normale virus stagionale».
Qundi non ci deve preoccupare? E i morti, i casi gravi?
«Di influenza muoiono ogni anno almeno 8000-10000 persone, spesso pazienti già malati o anziani con problemi che, dopo aver contratto il virus, sviluppano una polmonite interstiziale virale primaria grave», spiega Pregliasco. «Sono complicazioni limitate se contiamo i milioni di malati l’anno, quattro in questa stagione. Stiamo cercando di abbassare ogni anno questo dato con la campagna della vaccinazione, l’unico farmaco in grado di proteggere da questi virus. Ma l’influenza “suina” come quella tradizionale, non è in espansione adesso: è alle sue ultime battute. Ormai è anche inutile vaccinarsi, salvo casi particolari decisi dal medico».
30 marzo 2016
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