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Vagina: la guida alla salute della tua zona più intima

Secchezza, mancanza di tono, infiammazioni, irritazioni… Sono tanti i problemi che possono creare disagio e ostacolare i rapporti sessuali a ogni età. Qui trovi le cure più efficaci, sicure e innovative

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Dovrebbe essere una delle parti del corpo con cui ogni donna ha più confidenza. In realtà, metà della popolazione femminile europea compresa tra i 26 e i 35 anni non sa individuarla su una tavola anatomica e il 65% tende a confondere la vagina con la vulva, l’area esterna dell’apparato genitale: è quanto emerge da un’indagine condotta da The Eve Appeal, fondazione inglese di prevenzione dei tumori ginecologici.

Eppure, la vagina è la grande alleata della vita sessuale di ogni donna, dove si cela anche il fatidico punto G che, insieme al clitoride, funziona da interruttore del piacere.

Vale dunque la pena di conoscerne meglio le caratteristiche, ma soprattutto di sapere quali sono i nemici che possono mandarne il tilt la salute.



Se perde elasticità

La vagina è un organo cavo, lungo 7-10 centimetri, più stretto all’ingresso e più largo verso il fondo.

«È molto elastica. Deve infatti permettere la penetrazione durante il rapporto sessuale e la discesa del bambino durante il parto, quando raggiunge un diametro di circa 12 centimetri. Con la maternità, comunque, l'organo aumenta inevitabilmente di diametro», spiega la professoressa Stefania Piloni, ginecologa e docente di fitoterapia all’Università di Milano.

Non solo: «Durante il travaglio, i muscoli del pavimento pelvico, che circondano la vagina e le fanno da piano d’appoggio, e i legamenti che la mantengono nella giusta posizione nel basso addome possono perdere tono, rendendola meno sensibile (con ripercussioni negative sul piacere), ma anche meno resistente alla forza di gravità e quindi più lassa», aggiunge il dottor Claudio Catalisano, specialista in ginecologia estetica e funzionale a Milano.

«Queste modificazioni interferiscono anche sulla corretta posizione degli altri organi del basso addome, determinando microspostamenti di vescica e uretra (il canale che convoglia le urine all’esterno), che aprono la strada all’incontinenza urinaria: basta starnutire, ridere o correre perché poche gocce di pipì fuoriescano da sole, senza che si possa far nulla per bloccarle. Questo disturbo peggiora ulteriormente dopo la menopausa quando, senza più la protezione degli estrogeni, i muscoli vaginali e perivaginali perdono proteine contrattili, massa e forza muscolare e aumentano così anche i rischi di prolassi di utero, vescica e retto».

Per evitare sorprese, è bene allenare il pavimento pelvico, con esercizi (detti di Kegel) che gli danno tono e forza, sin dall’inizio della gravidanza. «Se la prevenzione non basta, dopo il parto (ma anche in menopausa), si può ricorrere a esercizi di tonificazione da effettuare inizialmente con la supervisione di un fisioterapista e ripetere poi a casa», suggerisce il dottor Catalisano.

«Il training è fondamentale perché per contrarre i muscoli del perineo spesso si spinge erroneamente in fuori l’addome, si stringono le cosce, o si tendono i glutei. Può essere consigliata anche l’elettrostimolazione combinata con biofeedback: una ginnastica, sia passiva sia attiva, effettuata con una sonda vaginale collegata a un monitor che traduce le contrazioni volontarie in un segnale acustico o luminoso e indica se il movimento effettuato è quello giusto. In genere sono previsti cicli di 10- 12 sedute.

Oggi c’è anche una soluzione innovativa che permette di ottenere una tonificazione in tempi più rapidi grazie all’utilizzo di apparecchi a radiofrequenza. Le onde elettromagnetiche ad alta frequenza (del tutto innocue) sono emesse da una sonda vaginale, o addirittura da una apposita sedia su cui ci si siede senza neppure togliere gli slip, ed esercitano un riscaldamento “controllato”, in grado di rafforzare di ben l’80% muscoli e tessuto connettivo dei legamenti e della vagina. Una seduta, assolutamente indolore, dura, a seconda dell’apparecchio utilizzato, da 10 a 30 minuti e, per un ciclo di tonificazione, ne sono necessarie da 3 a 6».

Il trattamento è a carico del Ssn solo in alcune Regioni, mentre in privato una seduta costa 150 €.



Se compare un'infezione

La vagina è colonizzata da un miniesercito di batteri “buoni”, un microbioma ben equilibrato che la difende da germi, virus e funghi provenienti dall’esterno. Le sentinelle più agguerrite sono i lactobacilli, che regolano anche il pH vaginale. Il suo valore ottimale è 4-4,5, tipico delle donne sane in età fertile, mentre durante la pubertà e in menopausa, a causa della minore produzione di estrogeni, tende a essere un po' più alto (e quindi meno in grado di proteggere dalle infezioni), intorno a 6.

«Per mantenere in equilibrio la flora batterica (e di conseguenza anche il pH) occorre tenere ben regolato l’intestino con un’alimentazione ricca di fibre e povera di cibi raffinati e zuccheri ed evitare un’igiene esagerata delle parti intime. Basta lavarsi 1-2 volte al dì con detergenti delicati a base, per esempio, di calendula», suggerisce la professoressa Piloni.

«Occhio, poi, a qualsiasi segno che possa far sospettare un’infezione, spia che il pH ha perso la sua funzione di scudo e che qualche agente esterno ha aggredito la vagina: perdite maleodoranti (segno di un’infezione da gardnerella), dense e biancastre con un aspetto a ricotta (sintomo di una candida) o dense e giallastre, tipiche di una vaginosi indotta da germi come l’escherichia coli o dall’enterococcus. Una visita ginecologica è sufficiente a far chiarezza e poi le cure non mancano: antibiotici (locali o per bocca) per la gardnerella e per le vaginosi, antifungini per la candida, da assumere in coppia per evitare l’effetto ping-pong».

Attenzione, però, anche a infezioni più subdole che non provocano perdite sospette, ma che sono ugualmente a rischio per il benessere della vagina: «Tra le più diffuse ci sono quelle provocate dai papillomi virus (o Hpv) che hanno come bersaglio i genitali esterni, ma anche le pareti della vagina e il collo dell’utero. Si trasmettono durante rapporti sessuali non protetti e possono provocare la formazione di piccole escrescenze carnose simili a verruche, o con un apice appuntito: indolori, si localizzano su piccole labbra, zona perianale e ingresso della vagina (e quindi sono tastabili durante il bidet), ma possono crescere anche al suo interno.

«Basta una visita per scoprirlo e, se è così, sia i condilomi esterni sia interni vanno eliminati con la minichirurgia (laser, elettrobisturi, o crioterapia), dopo un’anestesia locale che rende il trattamento indolore», suggerisce il dottor Calisano. «Necessario effettuare subito anche un Hpv test: simile al tradizionale pap test, identifica precocemente se oltre ai papilloma virus responsabili dei condilomi (il 6 e l’11) sono entrati in azione anche Hpv ad alto rischio (come il 16 e il 18), all’origine di circa il 99% dei tumori del collo dell’utero. Se il test risulta positivo, nessun allarme: la loro presenza non è sinonimo di malattia. Basta solo effettuare pap test più ravvicinati: nel 90% dei casi, il sistema immunitario fa piazza pulita degli ospiti indesiderati, da solo».



Se non è ben idratata

Una buona lubrificazione delle pareti vaginali è fondamentale per mantenere sani i tessuti e assicurare il piacere sessuale durante la penetrazione. «È assicurata da un fluido che filtra dai capillari sanguigni delle pareti interne della vagina. La sua secrezione, regolata dagli estrogeni, va al top durante i preliminari amorosi. Grazie al neurotrasmettitore Vip (peptide intestinale vasoattivo) il desiderio si traduce in una lubrificazione alleata dell'amore e della fertilità. Oltre a facilitare la penetrazione, aiuta infatti la risalita degli spermatozoi, aumentando la possibilità di concepire un bambino», spiega la professoressa Piloni.

«Stress, piccole alterazioni ormonali, preliminari amorosi troppo frettolosi, l’uso di assorbenti intimi che irritano le pareti vaginali, o l'assunzione di farmaci come gli antidepressivi, possono mandare l'idratazione vaginale in tilt. Stesso rischio in menopausa, quando non c’è più l’alleanza degli estrogeni: l’assenza degli ormoni femminili rende atrofiche le pareti della vagina, che perdono collagene ed elastina e si disidratano. I suoi tessuti possono andare incontro a microfessurazioni spontanee che aumentano il senso di secchezza, ma anche il rischio di infezioni vaginali e cistiti. Il desiderio scende inoltre sotto i minimi storici perché il rapporto sessuale rischia di tradursi in una fonte di dolore».

La soluzione? «In età fertile conviene usare lubrificanti vaginali a base di aloe, acido ialuronico, vitamina A o E. In menopausa oltre ai gel a base di acido ialuronico, si può ricorrere ai prodotti locali a base di ormoni: estriolo, estrogeni di origine naturale (come quelli del trifoglio rosso), o Dhea ("genitore" di tutti gli ormoni sessuali)», suggerisce la professoressa Piloni. «In alternativa ci sono i farmaci per bocca a base di ospemifene, sostanza che agisce come "modulatore selettivo dei recettori estrogenici": fa aumentare la lubrificazione perché favorisce un miglior utilizzo degli ormoni sessuali prodotti dalla donna».

Oggi c’è anche una soluzione “dolce” molto efficace per contrastare la perdita di acqua da parte dei tessuti vaginali e la loro atrofia: «È la porazione, tecnologia completamente indolore che combina l'applicazione di acido ialuronico (ne viene steso un leggero velo in vagina) al trattamento con radiofrequenza (attraverso una sonda), in grado di aprire le membrane delle cellule della mucosa», spiega il dottor Catalisano.

«La molecola reidratante viene perciò assorbita totalmente rendendo i tessuti non solo più idratati, ma anche più resistenti e ben nutriti. In genere sono necessarie 10-12 sedute ( della durata di 10 minuti): 3-4 d’attacco, seguite da sedute di mantenimento da effettuare a distanza di un mese e mezzo l’una dall’altra». I costi: 100 € l’una.


Se si infiamma e fa male

Nessuna perdita sospetta ma solo dolore: capita con alcuni disturbi che possono affliggere la vagina. Tra i più frequenti c’è la vestibolite vulvare, infiammazione della mucosa dei tessuti posti all'entrata della vagina che si manifesta con arrossamento, bruciore e dolore, soprattutto durante rapporti. Se non curata per tempo, tende a cronicizzarsi (si parla di vulvodinia) e il dolore è costante, anche in assenza di rapporti.

«Numerosi i fattori che possono dare il via a questa patologia: infezioni vaginali ripetute, soprattutto da candida, oppure microlesioni della mucosa, più facili se c’è una secchezza vaginale, o un ipertono del muscolo elevatore dell’ano, uno dei muscoli del pavimento pelvico che, se si contrae eccessivamente, fa da scudo alla penetrazione», spiega la professoressa Piloni.

«Questi fattori innescano un’iperattivazione dei mastociti, cellule responsabili di uno stato infiammatorio, ma anche di una moltiplicazione delle terminazioni nervose che mantengono sempre acceso il sistema del dolore. Le cure non mancano: oltre a prevenire le recidive di candida e altre infezioni, utilizzando per esempio probiotici orali e vaginali specifici, si possono applicare gel (a base per esempio di aliamidi, lipidi naturali che riducono l’azione dei mastociti) sui tessuti all'ingresso della vagina, con un leggero massaggio, due-tre volte al giorno».

«Importante, se c’è un ipertono del muscolo elevatore dell’ano, agire anche sulla contrattura: con un automassaggio ed esercizi di stretching che la donna impara con la consulenza di un’ostetrica e che poi può fare da sola; con una fisioterapia mirata effettuata con biofeedback; con sedute di onde elettromagnetiche ad alta frequenza che aiutano a rilassare il muscolo», aggiunge il dottor Catalisano.

«Se il dolore è molto intenso, tra le terapie più efficaci c’è la stimolazione elettrica transcutanea (Tens): viene effettuata con una sonda vaginale che emette onde vibrazionali in grado di “bloccare” la trasmissione del dolore e di indurre la produzione da parte dell’organismo di sostanze antalgiche», aggiunge la professoressa Piloni.

«In genere si hanno i primi effetti dopo 10-15 sedute della durata di circa 20 minuti l’una. Se necessario, si può ricorrere anche all’uso di modulatori del dolore (come l’amitriptilina) da assumere per bocca. La cura va sempre personalizzata e occorre rivolgersi a centri specializzati per la vulvodinia, dove le terapie sono a carico del Ssn».



Il nuovo punto G

Nella vagina si cela il punto G: «Non è, come si credeva in passato, un bottone erogeno ben localizzato, ma una regione che coinvolge uretra, clitoride interno (questo "pene femminile" fuoriesce solo per pochi centimetri) e parete anteriore della vagina (posta dietro l’osso pubico), il cosiddetto complesso clito-uretro-vaginale, o zona Cuv», spiega Emmanuele Jannini, ordinario di sessuologia medica dell’Università Tor Vergata di Roma.

«Questa zona è sensibile agli ormoni femminili e, proprio per questo è più reattiva nella fase ovulatoria, meno dopo la menopausa. Ma il suo funzionamento dipende anche della costituzione individuale della donna. Inutile cercare di rendere più sensibile il punto G con iniezioni di acido ialuronico: il Cuv non è un palloncino che si gonfia, ma una struttura ben più complessa».


Il vaccino è per tutti

Oggi è possibile proteggersi dal papilloma virus (responsabile di infezioni e tumori) grazie al vaccino. Sul mercato ne esistono diversi tipi: il bivalente (Cervarix), che agisce contro il genotipo 16 e 18, ormai soppiantato dal quadrivalente (Gardasil) che offre una protezione aggiuntiva contro gli Hpv 6 e 11, responsabili dei condilomi.

Da un paio d’anni è inoltre in commercio il Nonavalente (Gardasil-9) capace di proteggere anche dai ceppi 31, 33, 45, 52 e 58. Il vaccino è offerto gratuitamente alle ragazze e il nonavalente anche ai ragazzi nel 12esimo anno di età perché, effettuato in questa fascia, garantisce il massimo beneficio.

«La somministrazione del vaccino prima dell'inizio dei rapporti sessuali, infatti, è particolarmente vantaggiosa perché induce un\'efficace protezione prima di un eventuale contagio con i virus Hpv, che si acquisisce di norma subito dopo l'inizio dell'attività sessuale», spiega la professoressa Piloni. «Lo si può utilizzare anche in età adulta (il vaccino però è leggermente meno efficace) e anche se si è già contratto il virus perché alza le difese immunitarie». In questo caso, lo si può effettuare negli ambulatori delle Asl, ma a proprie spese.



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Articolo pubblicato nel n° 8 di Starbene in edicola dal 5 febbraio 2019

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