Infertilità, il bimbo non arriva? Fatti aiutare dagli ormoni del piacere

Se la gravidanza si fa desiderare non scivolare in un circolo vizioso di ansia e senso di inadeguatezza. Grazie alla Pnei (psico-neuro-immunologia), puoi ricreare le condizioni ideali per il concepimento



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Sarà colpa dello stress. È così che pensano molte donne quando il sospirato bebè non arriva e tutti gli esami sono a posto. Hanno ragione? In parte sì. Perché la tensione per il lavoro, il mutuo, il menage familiare, le preoccupazioni per i propri cari e l’ansia stessa di non riuscire a concepire possono ridurre il tasso di fertilità, che comincia a “traballare” già dopo i 35 anni.

Lo conferma il dottor Paolo Lissoni, specialista in oncologia, endocrinologia, medicina interna ed esperto di Pnei, la branca della medicina (Pnei sta per psiconeuroendocrinoimmunologia) che getta nuova luce sulle infertilità “inspiegabili”.

Nel suo ultimo libro, intitolato Dalla medicina dei profeti alla Pnei (Verdechiaro Edizioni, 16,50 €) Lissoni indaga sulle origini della psiconeuroendocrinologia, soffermandosi anche sulle influenze della psiche nella funzione procreativa. La mente infatti gioco un ruolo importante, soprattutto quando non viene individuato un ostacolo al concepimento, come l’endometriosi, l’occlusione tubarica, l’ovaio policistico o la carenza di spermatozoi vitali: la donna comincia a sentirsi inadeguata e a pensare che tra lei e il compagno qualcosa non funzioni.


L’infertilità può essere causata da un’incompatibilità con il partner?
«A volte sì. All’interno della coppia può esserci un’ottima intesa sessuale e sentimentale, ma tra i partner può esistere una forma di incompatibilità immunologica che si concretizza con la produzione di anticorpi antispermatozoi, diretti contro il seme maschile. Quel seme, e non un altro. Tant’è che alcune donne restano incinte quando cambiano partner. Più raramente, si riscontrano anticorpi antiovaie che aggrediscono i follicoli impedendo loro di maturare per secernere l’ovocita: in questo caso è la donna stessa a produrre sostanze che ostacolano il concepimento. Ma mentre l’analisi degli anticorpi antispermatozoi, in un centro anti-infertilità, viene fatta di routine, quella degli anticorpi antiovaio, sul siero e sul muco vaginale, non viene eseguita di default. Così la mancata gravidanza resta un interrogativo e l’ansia aumenta».


In che modo lo stress ostacola il concepimento?
«Lo stress è un acerrimo nemico della fertilità. Un recente studio dell’Università di Birmingham, pubblicato su Fertility e Sterility, conferma la relazione esistente tra una condizione di tensione psicofisica cronica, l’alterazione del quadro neuroendocrino e una ridotta capacità riproduttiva. Questa situazione, che può protrarsi per anni, può causare sia sterilità momentanea sia aborti spontanei ripetuti».


Misurare la prolattina nel sangue permette di capire se si è tese?
«Sicuramente, ma è un ormone che fluttua in continuazione in base allo stato emotivo. Può darsi che al momento del prelievo si registrino valori nella norma ma non è detto che non si alzino due giorni dopo. E sappiamo che alti livelli di prolattina, causati da ansia, depressione, carenza di sonno, sovraccarico di lavoro e sforzi fisici (traslochi, voli aerei, allenamenti intensivi), formano una causa frequente di infertilità perché alterano la funzionalità ovarica. La donna si ritrova con cicli senza ovulazione, anche se ha le mestruazioni regolari».


Quanto conta l’intesa sessuale?
«Tantissimo. Si dice che il piacere sessuale produce endorfine. Ma è un luogo comune che non ha riscontro scientifico. Le endorfine subentrano dopo l’amore, a siglare uno stato di relax. Gli ormoni del desiderio sono altri: l’ossitocina, responsabile delle contrazioni orgasmiche (che facilitano l’ aspirazione degli spermatozoi nell’utero) e i cannabinoidi prodotti dai circuiti cerebrali. È questa la firma del piacere. Quante volte abbiamo sentito dire: «Sono rimasta incinta proprio quella sera che ho fatto l’amore con trasporto!». Perché gli ormoni si sono alleati a favore del concepimento. Viceversa, tutto ciò che preoccupa, compreso il fatto di non restare incinta, crea un quadro neuroendocrino poco propizio al concepimento. L’ideale sarebbe non pensarci e lasciarsi andare, anche se è comprensibile che la donna sia preoccupata».


Che aiuto può dare la medicina?
«La sfida della Pnei è aiutare la donna a coronare il sogno di diventare mamma. Già oggi gli esperti di medicina della riproduzione prescrivono un mix di ossitocina (il neurormone che modula la sfera sessuale) e di melatonina. Che non regola solo il ciclo sonno-veglia, ma ha un effetto ansiolitico e amplifica il desiderio attraverso un meccanismo preciso: aumenta i livelli cerebrali di cannabinoidi bloccando l’enzima Faah che li distrugge. Così si ottimizza la percezione del piacere e si crea il substrato ideale al concepimento».



L’infertilità senza causa

Secondo recenti dati Sifes (Società italiana di fertilità e medicina della riproduzione) sono il 2% i casi di infertilità di coppia che non hanno una causa organica. Ed è soprattutto in questi casi che entrano in gioco psiche e neuro-trasmettitori.



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Articolo pubblicato nel n° 27 di Starbene in edicola dal 18 giugno 2019


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