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Menopausa: novità antisecchezza

Alcuni disturbi minano la vita intima in post-menopausa. Scopri i trattamenti soft

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Secchezza vaginale, bruciori, rapporti dolorosi e prurito minano la vita intima in post-menopausa. Finora l’unica soluzione era la terapia ormonale sostitutiva, per bocca o per via vaginale. Ora, però, ci sono due alternative altrettanto efficaci.

 

Il farmaco in compresse

 

Dal 19 ottobre è disponibile un nuovo medicinale a base di ospemifene, una molecola di nuova concezione che vanta un’azione “hormone-like”. «Non è un estrogeno, ma si comporta come tale, ingannando i recettori delle mucose vaginali», spiega Rossella Nappi, docente di ostetricia e ginecologia all’università di Pavia.


«Captato dai recettori, l’ospemifene viene metabolizzato come un ormone, idratando e e ispessendo le pareti interne, con sensibile riduzione della dispareunia, il dolore durante i rapporti». Venduto con la prescrizione medica, assicura buoni risultati in tre mesi ma nulla vieta di proseguire la terapia in caso di secchezza intensa. Ideale per le donne che non vogliono prendere estrogeni o a cui sono vietati perché a rischio di tumore al seno o all’endometrio.


 

Le infiltrazioni di piastrine

 

L’altra grande novità per combattere in modo naturale ed efficace l’atrofia del tratto urogenitale è la PRP (Plasma Rich Platelet), caposaldo della medicina rigenerativa. «Il nostro plasma sanguigno è ricco di fattori di crescita, trasportati dalle piastrine, che riparano i tessuti in tempi brevi», spiega il professor Giuseppe Sito, specialista in urologia e chirurgia plastica a Napoli, Torino e Milano. «Da un piccolo prelievo di sangue, grazie a una speciale centrifuga certificata dai centri trasfusionali, si ricavano cinque centimetri cubi di plasma ricco di piastrine e fattori riparativi.


Viene iniettato, con un ago sottilissimo nella zona vulvare. Da qui, si diffonde rivitalizzando non solo l’apparato genitale ma anche quello urinario. Dopo i 52-55 anni, infatti, l’uretra (il canalino che trasporta la pipì) diventa sclerotica, perdendo la sua contrattilità e diventando più vulnerabile all’attacco dei batteri. Fatto che predispone a cistiti ricorrenti. Oltre a rigenerare l’epitelio delle mucose vaginali, la PRP “tonifica” l’uretra che riacquista l’elasticità perduta. Così si difende meglio dai germi». Il costo di una seduta va da 400 a 500 €: ne bastano due, seguite da un “richiamo” annuale.

 

 

PRP: ok anche contro il lichen

 

Il lichen sclerosuss vulvare è una malattia autoimmune che colpisce la cute e le mucose delle grandi e piccole labbra, del clitoride e della zona perineale. Uno studio condotto da tre ginecologi italiani, pubblicato sulla rivista Colposcopia in Italia, ha dimostrato che bastano 4 sedute di PRP a cadenza mensile per migliorare la qualità di vita delle pazienti affette da lichen. I fattori di crescita tissutali del plasma, infatti, riducono bruciori, dolore e atrofia.



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Articolo pubblicato sul n.45 di Starbene in edicola dal 28/10/2015


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