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Ictus e pillola anticoncezionale, quale legame

L’utilizzo dei contraccettivi orali sembra aumentare il rischio di trombosi venosa cerebrale, soprattutto se è correlato al fumo di sigaretta e a una storia di emicrania. Ma oggi esistono formulazioni più sicure di altre

credits: iStock



La pillola anticoncezionale aumenta di 1,9 volte il rischio di ictus, soprattutto se le donne che la assumono hanno anche la pressione alta o una storia di emicrania.

«In particolare, sale l’incidenza di trombosi venosa cerebrale, una patologia causata da un’occlusione delle vene che trasportano il sangue dal cervello al cuore», spiega la professoressa Valeria Caso, neurologa presso la Stroke Unit dell’Ospedale di Perugia e past president dell’European Stroke Organization.

Nello specifico, cosa accade? Immaginiamo un comune lavandino da cucina, che si sta otturando per colpa di un ingorgo. L’acqua continua a defluire con fatica nel tubo di scarico, fino a quando il blocco diventa totale. «Lo stesso può accadere nel cervello, dove un trombo blocca il flusso di sangue, lo fa fuoriuscire dalle vene e poi lo costringe a trasbordare all’interno del parenchima cerebrale», descrive l’esperta. «Sembra che la pillola anticoncezionale interferisca con i meccanismi della coagulazione del sangue e aumenti il rischio di “ingorgo”, cioè di trombi».

Ictus e contraccettivi: cosa dice la scienza

La prima associazione tra ictus e contraccettivi orali risale al 1962, ma all’epoca si riferiva alle prime versioni della pillola che contenevano alte dosi di estrogeno sintetico, fino a 150 microgrammi, mentre la maggior parte delle pillole moderne ne contengono appena tra i 20 e i 35 microgrammi e, in ogni caso, non possono superare i 50 microgrammi.

«Quelle moderne sono formulazioni più sicure, anche se la comunità scientifica va sensibilizzata sulla possibile associazione con l’ictus in modo da limitarne il rischio con considerazioni personalizzate, tagliate e cucite sulle singole pazienti», commenta la professoressa Caso.

Il rischio femminile

Si calcola che 1 donna su 5 avrà un ictus nell’arco della sua vita (per gli uomini 1 su 6) e, considerando che le donne vivono più a lungo degli uomini, sale la probabilità di averne uno.

Dopo gli 80 anni, le donne colpite da ictus sono il 20% in più rispetto agli uomini, ma alcune specifiche condizioni rendono il rischio molto più elevato anche nelle fasce di età più giovani. In modo particolare, per le donne che soffrono di emicrania con aura, che utilizzano contraccettivi orali e che hanno il vizio del fumo, si registra un rischio 30 volte maggiore.

«Come sempre, però, conta la predisposizione individuale, perché alcune varianti genetiche sono associate a un aumentato rischio di trombosi, al di là della pillola anticoncezionale», ammette la professoressa Caso.

Cosa fare

Soprattutto in caso di familiarità per malattie cardiovascolari, è bene che le donne intenzionate ad assumente la pillola anticoncezionale chiedano consiglio al ginecologo – ed eventualmente all’endocrinologo di riferimento – per valutare il corretto dosaggio ormonale adatto al loro profilo.

«Oggi sappiamo che le formulazioni più sicure sono quelle maggiormente ricche di progestinici», tiene a precisare la professoressa Caso. «Ma non scordiamo comunque che 8 ictus su 10 possono essere evitati seguendo alcune regole comportamentali e alimentari adeguate».

Accanto all’attività fisica, l’ictus cerebrale si può prevenire evitando il fumo di sigaretta, mangiando in maniera equilibrata e curando il riposo notturno. Soprattutto il sonno viene spesso sottovalutato, mentre la sua cattiva qualità espone maggiormente al rischio di malattie vascolari.

Insonnia, russamento, sindrome delle apnee ostruttive, bruxismo, sonnambulismo, narcolessia e qualunque altro disturbo che “destrutturi” il sonno, cioè lo interrompa spesso, impedisce al sistema cardiocircolatorio di mettersi adeguatamente “a riposo”: ciò significa che i vasi sanguigni sono sottoposti a continuo stress e possono addirittura modificare la loro struttura, lavorando senza sosta con un regime pressorio elevato.

La giornata dedicata all'ictus

Di questa patologia si torna a parlare nell’edizione 2024 della Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale che, come ogni anno, si celebra il 29 ottobre e di cui si fa promotrice, in Italia, A.L.I.Ce. Italia Odv, l’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale.

Quest’anno, l’attenzione è puntata sull’importanza del lavoro di squadra, che può fare la differenza. La famiglia della persona colpita da ictus diventa una risorsa indispensabile nel processo di cura ma, spesso, non ha le competenze sufficienti per assistere la persona al proprio domicilio. Per questo motivo, durante la degenza, l’infermiere comunica con il caregiver e la famiglia, educandoli sulla prevenzione delle complicanze e sull’assistenza alla persona, in base al grado di autonomia.

Altro ruolo fondamentale è quello degli specialisti che si occupano del post ictus, perché il trattamento neuroriabilitativo è in grado di restituire alla persona la maggiore indipendenza possibile. 


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