di Valentino Maimone
La notizia ha fatto il giro del web: l’Australia ha raggiunto, in anticipo, uno degli obiettivi fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità per il 2020. Nel 90% delle persone con Hiv in terapia, il virus è a livelli così bassi da non risultare quasi più contagioso.
E, durante la Conferenza globale contro l’Aids che si è chiusa il 22 luglio a Durban, è stato annunciato che entro la fine del 2016, in Repubblica Sudafricana sarà testato un vaccino contro il virus dell’Hiv. Siamo davvero a una svolta nella lotta alla malattia?
«Complimenti agli australiani, ma vanno fatte alcune precisazioni», puntualizza la dottoressa Barbara Suligoi, direttore del Centro operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità.
«L’Oms ha infatti fissato 3 obiettivi fondamentali per arrivare a controllare definitivamente l’infezione: è la regola del 90-90-90, secondo cui almeno il 90% delle persone con Hiv sia stato diagnosticato, il 90% di queste sia trattato con farmaci anti retrovirali e il 90% dei pazienti in cura faccia registrare un livello di virus così basso da non essere quasi più contagioso (ed è questo il successo ottenuto in Oceania).
L’Australia ha raggiunto uno solo di questi parametri, impresa in parte facilitata da un numero di infetti molto inferiore a quello del nostro Paese». Laggiù, infatti, le nuove infezioni crescono al ritmo di 1200 l’anno, tre volte meno che da noi.
I risultati sono ottimi, anche in Italia: «Abbiamo già raggiunto l’obiettivo del 90% dei pazienti diagnosticati e siamo molto vicini agli altri due parametri, che riusciremo a raggiungere anche prima del 2020», prevede Suligoi. «Nell’Unione europea, solo la Danimarca ha già realizzato il tris, ma nel suo caso conta moltissimo il numero degli infetti, visto che i sieropositivi danesi sono circa 5000, mentre quelli italiani sono intorno ai 130 mila», specifica Suligoi.
Quanto manca alla definitiva sconfitta dell’Aids? «Oggi, una persona infetta vive più a lungo e con una qualità della vita di gran lunga migliore. Ma il virus Hiv non è certo sparito e resta ancora letale: una volta contratto, va diagnosticato il prima possibile. E l’unico modo per farlo è sottoporsi al test (vedi qui di seguito), mentre sotto il punto di vista della prevenzione l’arma più importante rimane il preservativo. Soprattutto oggi che, rispetto agli anni 90 quando la causa principale di contagio erano gli aghi infetti, circa l’85% delle trasmissioni del virus avviene per via sessuale».
TEST E INFO: SI PREVIENE COSÌ
Il 10% delle persone infette non sa di esserlo: «Ecco perché l’importanza del test per individuare l’Hiv è decisiva», sottolinea la dottoressa Barbara Suligoi. «Se in passato dominavano il timore di un risultato positivo e il pudore di esporsi su un tema così intimo, oggi gli italiani sembrano finalmente aver capito che questo esame offre tutte le garanzie possibili: è anomimo, gratuito, non richiede prescrizione e può essere eseguito in circa 500 strutture in tutta Italia» (li trovi su uniticontrolaids.it).
Per qualsiasi dubbio o informazion c’è il Telefono Verde dell’Istituto superiore di sanità: 800.861.061 (dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 18), con esperti che rispondono anche in inglese e francese, un consulente legale (il lunedì e il giovedì, dalle 14 alle 18) e un contatto Skype (Uniticontrolaids, il lunedì e il giovedì, dalle 14 alle 17).
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Articolo pubblicato sul n.32 di Starbene in ediclola dal 26/07/2016