Un milione e 200mila italiani soffrono di glaucoma, la malattia caratterizzata dalla progressiva riduzione della vista causata dall’aumento della pressione interna dell’occhio. Se ne è parlato in questi giorni, in occasione della Settimana mondiale della prevenzione del glaucoma appena trascorsa. Per l’occasione, gli esperti di tutto il mondo si sono riuniti a Roma per il Congresso internazionale organizzato dall’Associazione italiana Studio Glaucoma, dove si è fatto il punto sulle cure e non solo.
I sintomi
«Il glaucoma è una malattia subdola, perché nella gran parte dei casi il paziente non avverte alcun sintomo se non quando le alterazioni visive sono già avanzate. La pressione intraoculare tipica di questa patologia provoca infatti una sofferenza delle fibre nervose che convergono nel nervo ottico, e quindi una riduzione della capacità visiva che inizialmente interessa le parti periferiche del campo visivo, e poi progressivamente le altre», spiega il dottor Lucio Buratto, direttore del Camo, Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano.
Cosa fare per prevenire
«Diventa quindi fondamentale la prevenzione sia sulla popolazione in generale (almeno dopo i 40 anni), sia sulle categorie a rischio per familiarità o presenza di fattori predisponenti: una visita oculistica che comprenda la misura della pressione oculare (tonometria) con un apparecchio ad applanazione (o a soffio in casi particolari) può già dare delle importanti indicazioni sulla presenza o meno di un aumento della pressione oculare».
Come si cura
La terapia medica del glaucoma è il primo passo, e prevede principalmente l’uso di colliri farmacologici, ma non solo.
«Non abbiamo nuove molecole ma nuove vie di somministrazione», ha sottolineato al Congresso AISG Luciano Quaranta, direttore del Centro Oculistico Italiano di Brescia. «Farmaci che possono essere iniettati all’interno dell’occhio con effetto ipotensivo a lungo termine, in maniera tale da affrancare il paziente dall’autosomministrazione. Sono piccoli stick, caricati di farmaco, che vengono iniettati all’interno dell’occhio e permettono un rilascio programmato del farmaco nel tempo».
«Quando la terapia medica è sufficiente a ridurre il tono oculare a valori normali la si continua fino a quando la situazione dell’occhio rimane sotto controllo», commenta il dottor Buratto. «Quando non è più sufficiente a compensare il glaucoma si ricorre, in alcuni casi, al trattamento laser. Quando nemmeno questo è sufficiente si utilizza la chirurgia».
Le novità nelle cure
«Stiamo studiando, garantendo elevata possibilità di successo, nuove procedure chirurgiche che migliorino la qualità di vita del paziente», ha dichiarato Stefano Miglior, direttore della clinica oculistica Policlinico di Monza, Università Milano Bicocca e Presidente dell’Associazione italiana Studio Glaucoma. «Le pratiche chirurgiche sono diventate sempre meno invasive e più promettenti. La terapia laser può essere consigliata come primo trattamento, e ha il vantaggio di essere ripetuta e ben tollerata dal paziente quando la terapia medica sta perdendo la sua efficacia».
«Il laser nel glaucoma ha lo scopo di modificare il sistema oculare di deflusso per ottenere che l’umore acqueo esca dall’occhio più facilmente», conclude Buratto. «La laserterapia comprende numerose tecniche che hanno in comune la peculiarità di poter essere attuate in modo ambulatoriale, incruento e con una semplice anestesia mediante collirio. E sono per lo più indolori».
L’importante dunque, con il glaucoma, è non perdere tempo aspettando di vederci male prima di andare dall’oculista; meglio programmare una visita al più presto, soprattutto se qualcuno in famiglia ha già avuto il problema.
marzo 2022
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