In condizioni di normalità, il bolo (cioè il cibo ingerito) raggiunge lo stomaco e poi viene spinto nell’intestino da forti contrazioni muscolari. Può accadere che i muscoli dello stomaco agiscano in maniera rallentata, per cui il cibo stazioni nello stomaco più del dovuto: in questo caso si parla di gastroparesi, un disturbo della motilità gastrica che può ridurre drasticamente la qualità di vita per chi ne soffre.
«Lo stomaco è suddiviso in due parti principali: il fondo gastrico, cioè la porzione superiore, ha un’attività prevalentemente tonica che serve ad accogliere il cibo, come un “reservoir” adattabile, mentre la regione antro-pilorica, ovvero la parte finale, svolge un’attività contrattile che serve a sminuzzare gli alimenti, prima che questi passino nel duodeno attraverso il piloro», descrive il dottor Lucio Lombardo, specialista in Gastroenterologia a Torino. «Nella gastroparesi, è l’attività contrattile a essere disturbata, al punto che il cibo può restare fermo nello stomaco molto a lungo, addirittura per diversi giorni».
Quali sono i sintomi della gastroparesi
La gastroparesi è caratterizzata da una sintomatologia piuttosto tipica: senso di pienezza dopo i pasti, dolore nella parte superiore dell’addome, nausea, vomito, flatulenza e malessere generale.
«Logicamente tutto questo incide sulla salute generale, perché sentirsi “pieni” spinge a non introdurre altro cibo, per cui si può arrivare alla perdita di peso e a uno stato di malnutrizione più o meno severo», ammette l’esperto. «Sia i sintomi sia l’evoluzione del disturbo sono estremamente individuali, perché dipendono dalla condizione di base che lo determina».
Quali sono le cause della gastroparesi
Qualche volta la gastroparesi è idiopatica, ovvero senza causa apparente: significa che non è conseguenza di una patologia nota, per cui non è possibile identificarne l’origine.
«Più spesso, però, questa condizione è dovuta a un disturbo della tonaca muscolare, cioè dello strato di muscoli che contraendosi consentono il rimescolamento del cibo, oppure a un disturbo dell’innervazione della parete gastrica», spiega il dottor Lombardo. «Per esempio, qualunque disturbo a livello del sistema nervoso, sia funzionale sia organico, come per esempio la sclerosi multipla, può riflettersi sullo stomaco e alterarne lo svuotamento. Lo stesso vale per le malattie metaboliche come il diabete mellito, per malattie rare come la vasculopatia collagenosica, per i disturbi della funzionalità tiroidea oppure per gli esiti della radioterapia o dell’assunzione prolungata di alcuni farmaci, come la clonidina e altri ipertensivi: sono tutti potenziali fattori che possono condizionare l’efficienza motoria della muscolatura gastrica».
Ma la forma di gastroparesi più frequente è quella psicogena. «Lo stress può disturbare il sistema ormonale e quello neurovegetativo, alterando gli impulsi elettrici di cui lo stomaco ha bisogno per muoversi in modo corretto e coordinato», evidenzia l’esperto.
Come si arriva alla diagnosi di gastroparesi
La diagnosi della gastroparesi passa attraverso un’attenta anamnesi del gastroenterologo, che raccoglie e analizza la storia clinica del paziente, stabilendo di conseguenza anche le indagini più idonee per inquadrare il problema.
«Di solito si inizia dalla esofagogastrodueodenoscopia, che consente di esplorare le pareti dello stomaco, dell’esofago e del duodeno, individuando l’eventuale presenza di malattie o problematiche a carico dell’apparato digerente», riferisce il dottor Lombardo. «Questo esame permette di capire se il disturbo è dovuto a una causa organica, cioè se qualcosa “ostacola” lo svuotamento gastrico, oppure se è legato a una causa funzionale, come nel caso del pilorospasmo, una patologia che provoca una forte e persistente contrazione del piloro».
Talvolta si può ricorrere a esami di secondo livello, come la manometria gastrointestinale (che studia la motilità dell’intestino prima a digiuno e successivamente dopo l’assunzione di un pasto attraverso degli speciali sensori) oppure l’elettrogastrografia (una tecnica non invasiva che misura l’attività elettrica dello stomaco attraverso elettrodi posizionati sulla pelle dell’addome).
Può anche essere utile, in prima istanza, eseguire un semplice esame di sangue, il GastroPanel, che fornisce le stesse informazioni di una gastroscopia con biopsie ed esame istologico, ma questo solo nei pazienti giovani di età inferiore ai 40 anni senza sintomi d’allarme (calo ponderale, vomito incoercibile, malnutrizione). Questo esame può infatti diagnosticare una gastrite cronica atrofica, i cui sintomi possono mimare quelli della gastroparesi.
Come si cura la gastroparesi
Ci sono farmaci in grado di collaborare allo svuotamento gastrico, come la metoclopramide e il domperidone, ma solamente il trattamento della causa sottostante alla gastroparesi è in grado di risolvere definitivamente (o quanto meno migliorare) la sintomatologia.
Fondamentale è anche una modifica della dieta, privilegiando cibi morbidi, riducendo l’apporto dei grassi e facendo sei piccoli pasti durante la giornata anziché tre abbondanti.
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