Fumo e fumatori incalliti: perché le alternative per ridurre il rischio possono (e devono) coesistere con prevenzione e cessazione

Sostenuti da studi scientifici, alcuni oncologi stanno portando avanti il concetto di “riduzione del rischio” di tumore al polmone. Perché i dispositivi non a combustione, oggi messi a disposizione dalle moderne tecnologie, possono essere utili per i fumatori incalliti



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A 20 anni dalla legge Sirchia l’Italia registra ancora oltre 10 milioni di fumatori, stabili da circa 10 anni. E gran parte di loro ha difficoltà a smettere. Bisogna considerare che ci sono persone con una dipendenza molto forte e che non vanno abbandonate a se stesse. Cosa si può fare per loro?

Alcuni oncologi stanno portando avanti il concetto di riduzione del rischio, sostenuti da studi scientifici autorevoli e dall’esempio di altri Paesi dove l’uso di strumenti alternativi alla sigaretta, come i prodotti elettronici, sta dando risultati incoraggianti per ridurre i tassi di fumo tradizionale. «In altri campi della medicina il concetto di riduzione del rischio è contemplato, come nei danni da alcol, nell'alimentazione, in oncologia e nelle malattie infettive. Nel fumo il medesimo principio stenta ad essere accettato e applicato». Così Claudio Zanon, oncologo e direttore scientifico di Motore sanità, che nel suo intervento alle audizioni informali svolte alla Commissione Affari sociali sul Piano europeo di lotta contro il cancro ha chiarito, senza pregiudizi idologici, come vada valutato un diverso approccio al tema della dipendenza dalle sigarette.


A quali alternative si riferisce?

«La tecnologia ha messo a punto dei dispositivi, non a combustione, che possono essere utilizzati nella riduzione del rischio nei fumatori incalliti, come recentemente dimostrato da studi scientifici indipendenti. I dati a disposizione sul fumo indicano la necessità di un confronto serio sulla possibile riduzione del rischio e dell'impatto sul Servizio sanitario nazionale. Tutti siamo d’accordo che la cosa migliore da fare è non fumare ma per alcuni smettere, è molto difficile. E allora cosa facciamo? Non possiamo abbandonarli a sé stessi. Oggi scienza e tecnologia hanno permesso lo sviluppo di prodotti alternativi privi di combustione che usano tabacco o che usano liquidi con presenza di nicotina. Vorrei ricordare che la nicotina si riscontra anche nei pomodori, nelle melanzane e nei peperoni. Come dire che è il catrame generato dalla combustione ciò che fa più male».

Gli effetti di tali prodotti alternativi sono stati misurati?

«È troppo presto, si vedranno tra 15-20 anni, ma se è vero che la principale causa delle malattie fumo correlate è nella combustione, è ragionevole pensare che in assenza di combustione i rischi diminuiscano. Ormai sono numerosi gli studi scientifici, comparsi su riviste prestigiose, favorevoli a tali alternative. La conferma viene anche da quei Paesi che li hanno adottati in modo più diffuso, senza preconcetti, e hanno un numero di fumatori inferiore all’Italia. È il caso dell’Uk e della Svezia. In questo Paese si usa lo Snus, cioè del tabacco in un sacchetto che viene posizionato tra la gengiva e la guancia. La Svezia ha la più bassa incidenza di tumori al polmone in Europa. La Nuova Zelanda fa una politica favorevole alle e-cig e ai riscaldatori di tabacco e negli Usa la FDA riconosce il potenziale dei prodotti senza combustione. In Giappone, dove sono in vigore leggi severe sulle sigarette, la maggior parte dei fumatori usa il tabacco riscaldato».

Quindi secondo lei non andrebbero demonizzati questi dispositivi?

«Se in altri Paesi si sta seguendo questa strada, mettiamo attorno a un tavolo tutti gli operatori del settore, discutiamo su dati scientifici, senza tifoserie o pregiudizi ideologici. E se emerge che ci possono essere alternative alla tradizionale sigaretta, come forma per evitare rischi di salute gravi a chi ha una forte dipendenza, esaminiamo questa opzione».

Ma che fine fa la prevenzione contro il fumo?

«Non sono due cose che si escludono a vicenda. La prevenzione è fondamentale, soprattutto tra i giovani per i quali la sigaretta crea una dipendenza psicologica, gestuale, e ha un significato di appartenenza a un gruppo. È evidente che il fumo è un nemico da sconfiggere ma se c’è chi non ne può fare a meno, almeno si utilizzino alternative meno dannose».

luglio 2023



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