L'attore Hugh Jackman è l’ultimo vip conquistato dalla crioterapia sistemica. Ma, prima di lui, sono stati i campioni dello sport a portare alla ribalta questo particolare trattamento, che consiste nell’esporre tutto il corpo per non più di tre minuti a temperature estreme, comprese tra 120 e 160 °C sotto zero: lo utilizzano diverse squadre di calcio, tra cui Juventus, Milan e Lazio. Scopriamo perché.
Per il recupero dopo un infortunio
È proprio in ambito sportivo, professionistico e non, che più si usa la crioterapia: «Dopo gli allenamenti, per recuperare in tempi brevi dagli sforzi intensi e potenziare la preparazione, ma anche dopo infortuni muscolari e infiammazioni acute, per accelerare il recupero», spiega Cristiano Fusi, fisiatra, responsabile della riabilitazione agli Istituti clinici Zucchi di Monza e medico sociale del Milan.
«Il freddo intenso, infatti, stimola la produzione di sostanze antidolorifiche e antinfiammatorie (come endorfine e citochine), rilassa i muscoli e riattiva la circolazione favorendo l’eliminazione delle tossine e la riduzione dei gonfiori».
Per il recupero post-allenamento basta una seduta, negli altri casi i benefici si vedono già dopo 3-4 sessioni, e si consolidano dopo una decina, fatte nell’arco di una-due settimane, al costo indicativo di 50 € l’una (compresa visita medica iniziale e mezz’ora di palestra dopo ogni seduta).
Per contrastare la fibromialgia
La terapia del freddo si sta dimostrando efficace anche contro malattie croniche, come la fibromialgia. «Blocca momentaneamente i recettori periferici del dolore e rallenta la trasmissione della sensazione dolorosa al cervello.
Inoltre, stimola la produzione di betaendorfine, antidolorifici naturali che migliorano anche l’umore», rivela Felice Giulio Bonomi, cardiologo all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo e coordinatore del Poliambulatorio e centro crioterapico Bongi di Orzinuovi (BS).
«Uno studio - che abbiamo condotto con l’ospedale di Manerbio (BS) e l’università di Milano su 100 fibromialgici sottoposti a 15 sedute di crioterapia in aggiunta alle normali cure farmacologiche - ha fatto registrare, nel 70% dei casi, una remissione dei sintomi dolorosi per 7 mesi-1 anno». Un ciclo di 15 sedute, con visita medica iniziale e finale, costa circa 750 €. Da ripetere due volte l’anno.
In caso di Parkinson e sclerosi multipla
La terapia del freddo offre anche un supporto alla riabilitazione necessaria, in condizioni neurodegenerative come il Parkinson o la sclerosi multipla, per mantenere il più a lungo possibile le funzioni motorie.
«L’analgesia e il rilassamento muscolare conferiti dalle bassissime temperature aiutano ad avere movimenti più fluidi e quindi a eseguirein modo più efficace gli esercizi riabilitativi », chiarisce Bonomi. In questi casi si consigliano cicli di 10 sedute, da ripetere tre volte l’anno (circa 600 € a ciclo, comprese visite e riabilitazione post-sessione).
In cabina o in camera
La crioterapia sistemica si fa in ambienti raffreddati da vapori secchi di azoto liquido, che raggiungno temperature tra -120 °C e -160 °C, per un tempo variabile (a seconda della seduta e delle necessità), ma mai superiore ai tre minuti. Due le modalità:
1) Criosauna: è una cabina circolare in cui si entra da soli, lasciando fuori la testa;
2) Criocamera: è una stanza che può accogliere fino a sei persone, preceduta da un’anticamera a -60 °C, dove acclimatarsi per 30 secondi.
«Hanno pressoché le stesse indicazioni, anche se gli studi che valutano i benefici sono svolti per lo più nelle criocamere»,avverte Bonomi. La scelta dipende da ciò che fa sentire più a proprio agio, oltre che dalla disponibilità del centro cui ci si rivolge (non tutti sono dotati di criocamere).
Valgono per entrambi gli ambienti le controindicazioni alla crioterapia tra cui: malattie cardiovascolari acute o croniche gravi, tumori in corso, infezioni in atto, malattia di Raynaud, orticaria da freddo, insufficienze respiratorie gravi.
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Articolo pubblicato sul n. 46 di Starbene in edicola dal 31/10/2017