Viva il freddo: tutti i benefici terapeutici della crioterapia

C’è chi fa la doccia gelata, chi si immerge in vasche di ghiaccio, chi entra nella criosauna. Per stare meglio fisicamente e “non invecchiare”. È solo una moda? No, la scienza conferma l’efficacia delle cure sottozero



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Metti subito del ghiaccio su quella botta! Che il freddo possa essere terapeutico lo impariamo fin da bambini. Ma, a parte le applicazioni da consiglio della nonna, può aumentare le difese immunitarie, stimolare il buon sonno o la concentrazione e, persino, combattere ansia e depressione? Secondo gli entusiasti del brivido salutare non ci sono dubbi. Fra loro si annoverano influencer come Gianluca Vacchi, che si immerge in vasche ricolme di ghiaccio in diretta su Instagram, fino a sportivi come Filippo Magnini, campione mondiale di nuoto, che frequenta stanze del freddo e criosaune.

Esiste persino un metodo, quello dell’olandese Wim Hof, meglio noto come Iceman e detentore di più record di permanenza in acqua a basse temperature, un personaggio molto seguito che è salito sull’Everest indossando solo i pantaloncini e le scarpe. Estremisti da non emulare o veri pionieri del benessere antiage?


I benefici del freddo: cosa dice la ricerca

In realtà la “moda del freddo” viene da lontano (pare sia stata inventata dai Vichinghi): diffusa in Paesi dove le basse temperature sono la regola e fare il bagno in mare anche d’inverno è routine è un elisir di lunga vita, dicono gli amanti del brivido. Le teorie sui benefici del ghiaccio si sprecano, ma cosa dice la scienza?

«L’utilizzo del freddo a scopo terapeutico è una realtà da tempo, soprattutto in medicina dello sport», commenta il professor Valerio Sansone, responsabile dell’ortopedia clinicizzata dell’Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio, ed esperto di crioterapia.

«Innanzitutto ha effetti analgesici profondi, che arrivano ai circuiti nervosi e alle centraline del dolore. Il vero salto di qualità in queste tecniche è avvenuto però con il passaggio da metodiche semplici (il bagno nel ghiaccio appunto) a quelle più controllabili dal medico e praticabili ovunque. La tecnologia ha così creato delle piccole cabine dette criosaune, oppure vere e proprie stanze del freddo, le criostanze, dove si raggiungono temperature sotto lo zero. Poi la medicina ha standardizzato i tempi dell’esposizione al gelo, per renderli efficaci e non pericolosi per l’uomo. La letteratura scientifica in questo campo, poi, è passata negli ultimi anni da qualche decina di articoli a più di 100, a riprova di un estremo interesse da parte di molti esperti, tanto che da 5 anni esiste una Società internazionale di studio della crioterapia».


Tre minuti a meno 100 °C

Sembra impossibile ma chi si sottopone alla crioterapia deve affrontare temperature anche sotto i 100 °C, le sole a essere considerate davvero terapeutiche.

«È una scienza giovane, quindi i parametri del “quanto freddo per quanto tempo” sono oggetto di continuo dibattito», precisa il professor Sansone. «Per esempio, sul tempo di esposizione c’è chi dice che, per avere l’effetto voluto, occorra solo un minuto, altri sostengono che tre minuti siano il termine ideale, e io sono d’accordo. Ovviamente si procede per gradi in modo da vedere le reazioni del paziente e tarare livello del freddo e tempi di permanenza, oltre che fare un check medico approfondito preliminare per l’idoneità alla terapia. Ma assicuro che quasi tutti riescono a stare nella criosauna a -100 °C (a volte anche di più) per tre minuti, e non si tratta di superuomini».

Altro che vasca piena di ghiaccio dunque: grazie alle tecnologie possiamo diventare tutti un po’ dei Wim Hof, ma sotto stretto controllo medico, e non occorre recarsi nei Paesi del Nord, perché i criocentri si stanno diffondendo.


Freddo, ideale per chi fa attività fisica

Ma perché mai dovremmo esporci periodicamente alla riproduzione clinica del freddo dell’Artico? Per i dolori sembra valerne la pena, acuti e cronici. E poi? «I malati che soffrono da tempo di vari tipi di infiammazioni anche sistemiche ne beneficiano, ma la scoperta recente è che anche le persone “normali”, cioè non affette da malattie, possono godere di quella che definiamo “criostimolazione”», racconta l’esperto.

«Quindi, per esempio, in chi fa sport non pensiamo solo a traumi e conseguenti postumi, ma anche a migliorare la performance grazie al freddo. Che funziona molto bene prima della gara, ma anche dopo l’esercizio fisico, agonistico e non: chi non ha provato in questo periodo a ricominciare a fare attività per ritrovarsi poi indolenzito? Perché è lo stesso esercizio che libera delle sostanze infiammatorie come le citochine: la crioterapia serve quindi e innanzitutto a velocizzare il superamento dell’infiammazione, ma anche a smaltire le tossine che si creano con lo sforzo fisico, consentendo allenamenti più frequenti e intensi senza effetti collaterali».


I vantaggi del freddo: dalla fibromialgia all’artrite

L’azione antinfiammatoria generale del freddo ha portato i medici a iniziare a estendere la terapia a certe malattie, per esempio quelle autoimmuni e reumatiche.

«Otteniamo dei buoni risultati sulla fibromialgia (che provoca sofferenza a livello di muscoli e tendini) per esempio, perché migliora la condizione muscolare, la circolazione, la perfusione dei liquidi nei tessuti e quindi il dolore; ma anche nell’artrite reumatoide (colpisce le articolazioni) e nella spondilite anchilosante (la malattia reumatica che rende rigida la colonna vertebrale)», dice il professor Sansone.

«Nei traumi la crioterapia contrasta l’abbassamento della soglia del dolore, il danneggiamento dei tessuti e della circolazione locale. La nuova frontiera è poi quella del post-operatorio, dove il freddo può accelerare la ripresa e la guarigione».


La crioterapia agisce sul metabolismo

Non pochi si rivolgono alla crioterapia per evitare di mettere su peso.

«In effetti il freddo agisce anche sul metabolismo dei grassi e degli zuccheri, ma anche sulla microcircolazione», spiega Sansone. «Di sicuro sappiamo oggi che la sindrome metabolica, quella condizione che somma l’ipercolesterolemia al grasso viscerale e alla resistenza insulinica, ed è una sorta di pre-diabete pericoloso anche per il cuore, con un percorso di crioterapia parallelo all’uso dei farmaci e alla dieta, porta a un miglioramento di tutti i parametri metabolici, colesterolo e trigliceridi compresi. Inoltre, questi pazienti iniziano a smaltire meglio gli zuccheri, prevenendo così l’obesità. A livello muscolare la crioterapia mima l’attività fisica, altro fattore fondamentale per il metabolismo».

Ma le endorfine scatenate da questo “risveglio” dell’organismo, simile a una corsa, come visto in vari studi migliorano anche il tono dell’umore. Insomma, anche sulla depressione i vari “Wim Hof” non ci erano andati troppo lontani.


Inizia a provare con la doccia fredda

Puoi iniziare a provare con la doccia fredda. «Questo fai da te va bene come stimolazione della circolazione venosa periferica», spiega il professor Valerio Sansone. «Inutile farla su tutto il corpo: concentriamoci su braccia e gambe, dove funziona».

Prima fase: acqua tiepida

Per cominciare, si inizia a indurre una vasodilatazione con acqua tiepida e, dopo pochi minuti, si abbassa gradualmente la temperatura. Si resta così sotto il getto, per 2 minuti, bagnando solo braccia e gambe.

Seconda fase: e poi fredda

Dopo i primi 2 minuti di trattamento con acqua tiepido-fresca si gira il rubinetto sul freddo. Di solito questo momento deve durare per qualche minuto.

Terza fase: adattamento

Quando passi l’acqua fredda su braccia e gambe monitora bene le tue sensazioni. Come stai? Puoi resistere o fare delle passate veloci per il tempo totale di un minuto? Vorrà dire che le prossime volte potrai aumentare il tempo di esposizione. Sii prudente: segnala al tuo medico eventuali giramenti di testa o altre anomalie prima di proseguire.

Quarta fase: riscaldamento

Ora devi riscaldarti bene, ma non con una doccia bollente (vietati ulteriori sbalzi di temperatura). Meglio asciugarsi con cura, bere una bevanda calda e zuccherata, fare una camminata. Alterna questa pratica del freddo un giorno sì e uno no.


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