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Fluoro: è davvero utile per i denti?

Recenti studi scientifici negano il suo ruolo nella prevenzione della carie e ne evidenziano alcuni effetti negativi sulla salute. Scopri quali

credits: iStock



Dagli al fluoro! A metterlo sotto accusa sono state prima di tutto le associazioni di consumatori americani, che sono insorte contro la fluorizzazione dell’acqua degli acquedotti imposta da alcuni Stati, come il Montana e il Colorado, carenti di fluoro nel sottosuolo.

Anche in Italia alcune agguerrite associazioni a tutela dei cittadini, come il Codacons, hanno chiesto al Ministero della salute di fare chiarezza su questo oligoelemento addizionato a dentifrici, collutori, fili interdentali e chewing-gum al fine di rinforzare lo smalto dentale.

Ma serve veramente a prevenire le carie? «L’uso di prodotti fluorati per l’igiene dentale non solo è inutile ma anche dannoso», dichiara il dottor Salvatore Bardaro, presidente dell’Amnco (Associazione medicine non convenzionali in odontoiatria). 

«Già alla fine degli anni ‘30 il biologo americano Gary Withford notò che, in alcune aree del Texas. le acque del suolo particolarmente fluorate portavano alla cosiddetta fluorosi dentale: macchie marroni sui denti, che appaiono screziati, puntinati o addirittura bucherellati. Ma i rischi non sono soltanto d’ordine estetico. Ingerito a microdosi ogni volta che si ci lava i denti, il fluoro viene assorbito dall’organismo. E poiché è un alogeno (cioé una sostanza molto reattiva, capace di legarsi ad altri elementi formando sali) si trasforma subito nella sua frazione attiva, il fluoruro, che si deposita su tutti i tessuti: ghiandolari, muscolari o nervosi». Fissandosi sugli organi in modo indelebile, può combinare guai.

Diversi studi hanno messo in relazione l’eccesso di fluoro (assorbito anche dall’acqua, dai farmaci, dalle lattine e dalle padelle antiaderenti) con l’aumento di tiroiditi, malattie autoimmuni o neurodegenerative (Alzheimer e Parkinson) nonché disturbi al cuore. Il fluoro, infatti, è cardiotossico. «Fissandosi sullo smalto dentale, trasforma l’idrossiapatite di calcio, di cui sono formati i denti e le ossa, in fluoropatite di calcio», prosegue Bardaro. «Un composto solo in apparenza più resistente. Perdendo la tipica elasticità dell’idrossiapatite, i denti diventano in realtà più fragili, spezzandosi facilmente».

E LA FLUOROPROFILASSI NEI PICCOLI?

>CONTRORDINE «Le linee guida dell’American Academy of Pediatrics, emanate nel settembre 2014 e da noi recepite nel 2015, non raccomandano più le compressine di fluoro alle gestanti e ai bambini fino ai 6 mesi», dice Agostino Nocerino, pediatra presso l’ospedale di Udine.

«Perché non è dimostrato che venga inglobato dai denti in via di sviluppo, rinforzandoli. Eppure molti pediatri continuano a prescriverlo in modo automatico, anche se i neonati non hanno bisogno di alcuna integrazione».

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Articolo pubblicato sul n.36 di Starbene in ediclola dal 23/06/2016

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