È ufficiale. L’osteopatia diventa una professione sanitaria. Il riconoscimento è arrivato al termine di un lunghissimo iter, partito nel marzo 2018 con il Disegno di legge Lorenzin sulla riforma degli Ordini professionali e le sperimentazioni cliniche. Di fronte a questa novità, è ancora più importante imparare a distinguere l’osteopatia dalla fisioterapia, due professioni estremamente lontane eppure spesso confuse.
Cos’è (e cosa non è) l’osteopatia
L’osteopatia è una disciplina olistica, cioè ha una visione globale e non “settoriale” dell’uomo. Lo stato di salute viene inteso come un equilibrio del benessere fisico, mentale, sociale, morale e spirituale, mentre la malattia è considerata il frutto di un disequilibrio generale che va corretto, sfruttando le risorse di auto-guarigione insite nell’individuo. Le principali caratteristiche:
- Formazione A breve, servirà un corso di laurea per poter praticare la professione di osteopata. «Si tratterà di un ciclo di studi triennale, certamente a numero chiuso, ma ancora da definire sono il percorso formativo e l’iter per ottenere l’equipollenza del titolo per chi già pratica la professione», spiega Carlo Broggini, presidente dell’Associazione professionale degli osteopati. Questo si tradurrà in una maggiore garanzia di serietà per i pazienti, che potranno rivolgersi a professionisti qualificati e scovare facilmente l’eventuale abusivo, ma anche nella possibilità di portare in detrazione le spese sostenute nella propria dichiarazione dei redditi, come già avviene per le altre professioni sanitarie;
- Ambiti di intervento dell'osteopata L’osteopatia tratta le cosiddette disfunzioni somatiche, ovvero quelle condizioni dolorose che non sono dovute a una patologia specifica, ma a una zona del corpo che si “muove” male. Pensiamo a lombalgie, cervicalgie, formicolii, blocchi articolari, periartriti scapolo omerali. In compenso, non fa riabilitazione e dunque non si occupa di recuperare le abilità compromesse da incidenti, traumi, infarti, ictus, interventi o lungodegenze.
- Metodo di lavoro dell'osteopata L'osteopata non può fare diagnosi medica, prescrivere esami diagnostici o farmaci, né intervenire chirurgicamente, ma può stabilire in piena autonomia il trattamento più idoneo per il singolo paziente. L’unico mezzo usato sono le mani: a seconda della persona e della sua condizione, l’osteopata può scegliere fra massaggi, stiramenti, tocchi leggeri o pressioni delicate, talvolta integrati con esercizi da fare sia in studio sia a casa e consigli riguardo a postura, dieta e più in generale allo stile di vita;
- Durata del trattamento Mediamente servono almeno 3-4 sedute, ma i tempi sono variabili
- Luogo di lavoro Lettino
Cos’è (e cosa non è) la fisioterapia
Nella visione moderna, la fisioterapia prevede un approccio bio-psico-sociale, ovvero considera non solo i fattori biologici (come un danno o una disfunzione), ma anche quelli psicologici e sociali, come il vissuto del paziente, il contesto di vita, le aspettative e così via. Qui le caratteristiche sono:
- Formazione del fisioterapista È necessario seguire un corso di laurea triennale.
- Ambiti di intervento Il fisoterapista si occupa di prevenzione, cura e riabilitazione di problematiche funzionali di vario tipo, come ortopedico-traumatologiche, neurologiche, respiratorie, cardiovascolari o urologiche nonché di disfunzioni del movimento come lombalgie, cervicalgie e più in generale di dolore muscolo-scheletrico, specifico o aspecifico. «Si arriva dal fisioterapista dopo la diagnosi di un medico che ha rilevato una specifica patologia oppure perché la persona sente la necessità di una consulenza», commenta Simone Cecchetto, presidente dell’Associazione italiana di fisioterapia.
- Metodo di lavoro Il fisioterapista non può fare diagnosi medica, prescrivere esami diagnostici o farmaci, né intervenire chirurgicamente, ma può stabilire un piano di intervento condiviso con la persona. Non utilizza solamente le mani come l’osteopata, perché può ricorrere ad altri importanti strumenti, come l’esercizio terapeutico, i mezzi fisici (come laser, ultrasuoni o elettroterapie), ausili e tecnologie per aumentare l’autonomia, oltre all’educazione terapeutica, intesa come una vera e propria “formazione” alla salute e all’autogestione della propria problematica.
- Durata del trattamento La rieducazione che segue un evento acuto non ha una durata prestabilita: molto dipende dai processi biologici di guarigione, perché in questi casi la fisioterapia mira a potenziare i meccanismi di recupero funzionale, cioè a far recuperare di più, meglio e più in fretta. Nelle malattie degenerative o persistenti invece, come Parkinson, sclerosi multipla o BPCO, lo scopo diventa quello di rallentare il declino funzionale, aiutando il paziente a gestire al meglio la propria condizione: in questo caso il percorso diventa long-term, perché deve accompagnare l’intera evoluzione della patologia e migliorare quanto più possibile la qualità di vita con uno sguardo ampio al contesto di vita, alla famiglia, alla comunità.
- Luoghi di lavoro Lettino, palestra, piscina, campo sportivo.
luglio 2021
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