Figli di un Dio minore: è così che venivano ritenuti i fisioterapisti. Perché svolgevano una professione sanitaria riconosciuta, certo, ma priva di Albo e Ordine. Ora non più. A permettere la svolta è stata la legge 3-2018, un traguardo atteso da 30 anni. Adesso, i circa 65mila fisioterapisti devono iscriversi a un Albo.
Requisiti indispensabili? La laurea in fisioterapia a partire dal 2002 e, per quanto riguarda i più “anziani”, un titolo equivalente al titolo di laurea riconosciuto dal Ministero della salute. Massima apertura anche a chi ha un diploma di laurea straniero: una commissione ministeriale farà le verifiche e rilascerà il nulla osta.
STOP AGLI ABUSIVI
Insomma, un bel passo avanti, e un ko per gli abusivi. «Era uno dei problemi della nostra professione», dice Mauro Tavarnelli, presidente Aifi, l’associazione che riunisce i fisioterapisti italiani. «Fin da ora l’Aifi, riconosciuta dal Ministero della salute, è in grado di aiutare il cittadino che abbia dubbi sull’esperto prescelto».
L’esistenza di un Albo rappresenta per i fisioterapisti una conquista anche perché, d’ora in poi, i loro rappresentanti potranno partecipare direttamente ai tavoli istituzionali dove si prendono decisioni importanti per la categoria e per i pazienti. «Le questioni da dibattere sono tante, in primis quelle legate all’invecchiamento della popolazione», sottolinea Tavarnelli. «Servono percorsi appropriati per la gestione delle malattie croniche».
IL PROFESSIONISTA DI COMUNITÀ
Un esempio è il fisioterapista di comunità, progetto che sta sviluppando la Toscana. L’idea è quella di avere dei team di esperti che seguono l’anziano con problemi di salute, in modo da riservare l’ospedalizzazione solo a certi casi. Ma il lavoro è complesso, innanzitutto per la copertura economica. «Perché la fisioterapia è sempre a carico del Servizio sanitario nazionale se avviene in ospedale o in una struttura privata accreditata nell’ambito di un ricovero. Ma il discorso cambia radicalmente in caso di necessità di terapie ambulatoriali o domiciliari», spiega Tavarnelli.
Può accadere allora che a seconda della Regione ci sia o meno la possibilità di beneficiare di un piano terapeutico a carico del Ssn, oppure che in una grande città, a seconda della Asl di appartenenza, ci siano procedure diverse per l’accesso alla fisioterapia.
COMPETENZE OGNI GIORNO PIÙ AMPIE
Un discorso a parte merita la riabilitazione dopo incidenti o traumi gravi. Qui il problema sono le migrazioni dal Sud al Nord. La ragione? Nelle Regioni meridionali esistono poche strutture in grado di assistere questo tipo di pazienti. Un vero peccato, anche perché i fisioterapisti non mancano. E hanno un livello di preparazione tra i più elevati in Europa.
«Il corso di laurea è di 3 anni, ma ormai questo percorso è diventato riduttivo per la complessità che il professionista deve affrontare, per cui sosteniamo da tempo la necessità del prolungamento degli studi a 5 anni», continua Tavernelli. «Detto questo, dai master universitari post laurea escono già fisioterapisti specialisti in ambito neurologico, per esempio, oppure muscolo-scheletrico, pediatrico, geriatrico o sportivo, per citarne solo alcuni».
Insomma, cade in errore chi pensa al fisioterapista come a chi esegue semplicemente massaggi e movimenti riabilitativi passivi. È tutto cambiato, ma senza dimenticare il passato.
L’USO DELLE NUOVE TECNOLOGIE
Il fisioterapista oggi deve anche interagire con le tecnologie più avanzate, che non lo hanno sostituito, ma gli danno una marcia in più.
Un esempio? «Abbiamo condotto uno studio su pazienti operati di protesi di ginocchio, per valutare due tipi diversi di riabilitazione», spiega Davide Zai Tornese, fisiatra responsabile della riabilitazione sportiva del Galeazzi di Milano. «Un gruppo ha seguito quella tradizionale con il fisioterapista, l’altro ha effettuato gli esercizi utilizzando l’apparecchio di realtà virtuale con la supervisione del fisioterapista. Sono stati proposti esercizi attivi simili nei due gruppi. La realtà virtuale ha rappresentato un vantaggio per l’apprendimento e la precisione del movimento, ma è stata lamentata la mancanza di contatto umano e la possibilità di graduare manualmente il lavoro. Conclusione? L’integrazione delle due metodiche rappresenta il metodo ottimale».
L’UOMO VINCE SUL ROBOT
Il lavoro dell’uomo resta centrale in tutti i progetti più tecnologicamente avanzati. «Per esempio, sta per iniziare presso l’Istituto Galeazzi un secondo studio su chi subisce un intervento di protesi d’anca. Dopo un periodo iniziale di riabilitazione intraospedaliera i pazienti verranno dimessi forniti di un apparecchio tipo tablet con un programma di esercizi da eseguire quotidianamente. La connessione internet permetterà al fisioterapista di monitorare in remoto la progressione del lavoro», dice il dottor Zai Tornese.
Stesso discorso per l’uso della robotica e di tecnologie avanzate nel caso delle malattie neuromuscolari come la sclerosi laterale amiotrofica e le distrofie muscolari. Al Centro clinico NeMO di Milano stanno portando avanti un progetto per migliorare la qualità della vita dei malati. Come gli occhiali smartglass, che permettono alla persona di guidare la propria carrozzina oppure far muovere il letto col movimento degli occhi.
Oppure il fisioterapista-robot, com’è stato soprannominato. Consiste in una piattaforma su cui è posizionata una seduta mobile che ha di fronte un corrimano e uno schermo touch screen. L’apparecchiatura è in grado di registrare tutta una serie di parametri, dalla postura alla capacità di movimento, e di aiutare il paziente a svolgere gli esercizi in modo corretto. Ma attenzione. Neppure in questo caso la macchina sostituisce il fisioterapista, ma al contrario fornisce dati utili al fine di orientare.
C’È ANCHE LA GIORNATA MONDIALE
In occasione della giornata mondiale della fisioterapia che si svolgerà l’8 settembre, l’Associazione italiana fisioterapisti lancia una campagna di sensibilizzazione dedicata ai cittadini. Per una settimana, fino al 15 settembre, gli esperti saranno presenti nelle farmacie che aderiscono all’iniziativa per distribuire poster, opuscoli e brochure ma anche per offrire consulenze e valutazioni gratuite. L’elenco delle farmacie che ospitano i fisioterapisti si trova sul sito dell’Associazione: aifi.net
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Articolo pubblicato sul n. 38 di Starbene in edicola dal 4/9/2018