Fibrosi cistica: cos’è, cause, sintomi, terapie

È una malattia genetica rara, ereditaria, cronica ed evolutiva. Non esiste ancora una cura definitiva, ma i nuovi farmaci hanno migliorato significativamente la vita della maggior parte dei pazienti



296824

È una malattia genetica rara, anche se i numeri sembrano contraddirne la sporadicità fra la popolazione: in Italia interessa circa 6.200 pazienti, ma una persona su trenta è portatrice di una mutazione per la fibrosi cistica detta “in eterozigosi”. Significa che in questi individui (privi di ogni sintomo) è presente una sola copia del gene alterato: se un uomo e una donna con questa mutazione si incontrano e formano una coppia, hanno una probabilità su quattro di avere un figlio malato e due probabilità su quattro di avere un figlio a sua volta portatore in eterozigosi.

«La fibrosi cistica è la malattia più frequente tra le patologie genetiche causate dalla mutazione di un singolo gene», riferisce il professor Francesco Blasi, direttore della Pneumologia e fibrosi cistica all’Ospedale Policlinico di Milano. «Ad oggi sono note circa 2.000 mutazioni che possono causare la malattia: la più frequente, chiamata ΔF508, è presente nel 30 per cento della popolazione turca, nel 70 per cento della popolazione italiana e nel 90 per cento della popolazione americana e inglese».

Quali sono le cause della fibrosi cistica 

La fibrosi cistica è causata da mutazioni a carico del gene CFTR, presente sul cromosoma 7, che codifica una proteina utile per trasportare il cloro e il bicarbonato al di fuori delle cellule epiteliali. «Questo porta a un riassorbimento di acqua e sodio, che rende il sudore molto ricco di sali e le secrezioni più dense e viscose del normale, come nel caso di muco, saliva, sperma e secreti intestinali», spiega il professor Blasi.

«I problemi più gravi sono a carico dei polmoni, dove il muco estremamente denso può causare disturbi respiratori e infezioni». Chi nasce malato ha ereditato una copia del gene mutato sia dal padre sia dalla madre, che quasi sempre sono portatori sani della malattia senza saperlo.


Quali sono i sintomi della fibrosi cistica

La sintomatologia della fibrosi cistica è quella di una malattia sistemica, che colpisce più organi, in particolare i seni paranasali, i polmoni, il pancreas, il fegato, l’intestino e le ghiandole sudoripare. «Nel Medioevo si diceva che “morirà presto il bambino la cui fronte sa di sale se baciata”, riferendosi al tipico sapore salato della pelle di chi ha la fibrosi cistica», riferisce il professor Blasi.

«Gli altri sintomi caratteristici sono la tosse insistente, le frequenti infezioni respiratorie, il wheezing o respiro sibilante, la dispnea, la scarsa crescita corporea, le feci grasse e di difficile eliminazione». A seconda delle mutazioni che causano la malattia, i sintomi possono comparire più o meno precocemente: «Alla nascita, il sintomo più comune può essere l’ileo da meconio, un’occlusione intestinale che si verifica quando il meconio (le prime feci di un neonato) è così denso e colloso che il bambino non riesce a evacuarlo», tratteggia l’esperto. «Seguono poi le frequenti infezioni polmonari, lo scarso accrescimento e l’altro corteo di sintomi».

Come si diagnostica la fibrosi cistica

Oggi, attraverso un test genetico prenatale, è possibile eseguire sul liquido amniotico o sui villi coriali la ricerca delle mutazioni più frequenti che causano la fibrosi cistica, che nel complesso permette di identificare circa l’85% dei casi di malattia nella popolazione.

In Italia, si esegue di routine il test neonatale, basato sul dosaggio della tripsina (un particolare enzima pancreatico) ed effettuato su una goccia di sangue prelevata dal tallone del neonato entro le prime 72 ore di vita e confermata poi con un test del sudore.

«Dunque, la diagnosi può essere fatta nel “pancione della mamma” o immediatamente dopo la nascita, per cui la famiglia viene immediatamente indirizzata verso il centro di riferimento regionale per la fibrosi cistica: il paziente viene trattato sempre più precocemente con un approccio multidisciplinare», indica Blasi. «Sono pochissimi i casi di bambini che sfuggono allo screening e che arrivano tardivamente, anche da adulti, all’osservazione dello specialista, magari per indagare le cause di infertilità maschile o della presenza di bronchiectasie, caratterizzate da dilatazioni permanenti e irreversibili della parete dei bronchi. Qualora accadesse, la diagnosi più tardiva si basa su test genetici e sul test del sudore, che dosa il contenuto cloro».

Come si cura la fibrosi cistica

Da pochi anni sono entrati in commercio nuovi farmaci efficaci per chi presenta almeno una mutazione ΔF508: sono i cosiddetti modulatori della proteina CFTR, principale responsabile dei sintomi della malattia, ossia molecole capaci di correggere parzialmente il difetto di base della fibrosi cistica, agendo su specifici difetti della proteina. Sono efficaci nel migliorare la funzionalità dell’apparato respiratorio e gastrointestinale, offrendo una migliore qualità di vita e una più facile gestione della malattia nei suoi diversi aspetti.

«Può giovarsene il 70 per cento dei malati in Italia, ma è importante trovare soluzioni terapeutiche per il restante 30 per cento», evidenzia il professor Blasi. «Per loro sono disponibili terapie standard che nel tempo hanno consentito un miglioramento dell’aspettativa di vita, che oggi è superiore ai 50 anni, rispetto ai 12 anni di qualche decennio fa».

Esistono protocolli terapeutici condivisi a livello internazionale, che vengono adattati all’età, ai sintomi del singolo malato e che in linea generale prevedono una dieta ipercalorica, la somministrazione di vitamine ed enzimi pancreatici, una fisioterapia respiratoria (che ha lo scopo di rendere più facile la respirazione attraverso varie tecniche), farmaci mucoattivi (per fluidificare il muco nelle vie aeree rendendolo più sottile e meno appiccicoso), antibiotici per le infezioni polmonari, fino al trapianto polmonare per i pazienti con insufficienza respiratoria irreversibile.

Le nuove frontiere

«Fino a qualche anno fa, il 10% dei trapianti polmonari annui coinvolgeva pazienti con la fibrosi cistica, mentre con l’arrivo dei nuovi farmaci la percentuale è scesa al 2-3%. Riduzione confermata anche nell’esperienza del nostro centro trapianti polmone», riferisce il professor Blasi.

Attualmente, poi, sono decine le nuove molecole oggetto di studio, per cui si attendono nuove terapie valide per tutti i pazienti, al di là delle mutazioni. «In questa direzione sta andando la terapia genica, grazie alla scoperta di tecnologie di correzione del DNA che puntano a correggere il difetto genetico oppure con RNA messaggero che consente di costruire una proteina CFTR funzionante all’interno delle cellule: molto probabilmente, tutto questo porterà a scenari promettenti nel prossimo decennio per dare finalmente scacco matto alla fibrosi cistica», conclude l’esperto.


Fai la tua domanda ai nostri esperti


Leggi anche

125 Miglia per un Respiro, in kayak contro la fibrosi cistica

Come curare polmoni e sistema respiratorio alle terme

Polmoni: 3 consigli efficaci per proteggerli