di Margherita Monfroni
La fibromialgia, conosciuta anche come sindrome fibromialgica, è una condizione cronica che provoca dolori in tutto il corpo, con sofferenza localizzata a livello di muscoli e articolazioni, ed altre manifestazioni quali affaticamento costante, ansia e depressione, mal di testa cronici, disturbi del sonno, rigidità muscolare.
La malattia è più frequente nelle donne, colpisce dal 2 al 5% della popolazione con un picco fra 35-55 anni, ma tutte le età possono essere interessate.
Presentando una significativa varietà di sintomi, la fibromialgia prevede un corrispettivo trattamento basato su una vasta gamma di cure tradizionali e complementari, che hanno dimostrato essere efficaci nel loro insieme: il programma di trattamento, quindi, può prevedere una combinazione di farmaci, esercizio fisico e terapie comportamentali.
Abbiamo chiesto un consulto alla dottoressa Laura Bazzichi, reumatologa della Casa di Cura San Rossore di Pisa, per approfondire alcun aspetti legati alla fibromialgia.
Ecco cosa ci ha risposto.
Che cos’è la fibromialgia?
La fibromialgia è una malattia reumatica classificata come sindrome dolorosa cronica ad eziologia sconosciuta, caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso, dalla presenza di precisi punti dolorosi detti Tender Points e da una varietà di sintomi di accompagnamento.
Quali sono i sintomi con cui si manifesta?
La fibromialgia è una sindrome, pertanto una malattia caratterizzata da una costellazione di sintomi. Il dolore è diffuso a tutto il corpo e si ha la sensazione di avere un corpo dolente, come se fosse pieno di lividi.
Astenia, alterazioni del sonno e facilità all'affaticamento fanno compagnia al dolore. Il sonno non è ristoratore, è un sonno inadeguato, spesso associato a difficoltà ad addormentarsi, intervallato da risvegli notturni.
Un'altra caratteristica della malattia è la rigidità muscolare, con la sensazione di avere la muscolatura come dopo una corsa, cioè piena di acido lattico. Vi è scarsa capacità di concentrazione e difficoltà di memoria, con un fenomeno sottostimato ma lamentato spesso dai pazienti consistente in uno stato di nebbia mentale, con il timore di non essere più capace di svolgere la propria attività lavorativa.
Si associano crampi, cefalea, disturbi digestivi, gonfiore, dismenorrea, sindrome dell’intestino irritabile, disturbo temporo-mandibolare, vescica dolorosa, disfunzioni della sfera sessuale, ansia e depressione.
Come avviene la diagnosi della fibromialgia?
La fibromialgia è una sindrome dove la diagnosi è di esclusione, soprattutto con molte patologie reumatiche come la polimialgia reumatica, la polimiosite, le spondiloartriti, le miopatie, la miastenia, disturbi somatoformi, la sclerosi multipla, virosi. Quindi lo specialista di riferimento è il reumatologo.
Ricordo inoltre che è frequente la comorbidità con le altre malattie reumatiche come le connettiviti, la sindrome di sjogren, il lupus eritematoso sistemico, le artriti, l’artrosi che può essere associata in oltre il 40% dei casi.
I sintomi indicativi della patologia sono, a parte quelli sopra elencati, fattori come l’età, la storia nel tempo (dismenorrea da adolescente, difficoltà di digestione, cefalea e poi colon irritabile fino alla fibromialgia), essere di sesso femminile, soffrire di una riacutizzazione dei sintomi in occasione del ciclo mestruale o di eventi stressanti, la difficoltà di sopportare un carico di lavoro continuativo; viceversa si ha un miglioramento con il caldo ed il riposo.
Nella storia personale ci può essere un evento stressante sia di tipo fisico (incidente stradale, colpo di frusta, torcicolli congeniti, sindromi miofasciali), ma anche di tipo psichico (perdite, abbandoni, violenze, abusi, intolleranza agli sbalzi di temperatura, quindi anche ambienti lavorativi non idonei). Gli esami strumentali ed ematochimici di base in genere sono normali, in contrasto allo stato di malessere lamentato dai pazienti.
Esiste inoltre un profilo caratteriale tipico: incapacità di regolazione delle energie, tendenza al perfezionismo, eccesivo spirito di sacrificio, eccessiva sensibilità alle terapie e agli agenti esterni. Sono tutti fattori che ci fanno fortemente sospettare di essere in presenza di un paziente dove nulla funziona bene.
Quali sono i trattamenti disponibili?
Attualmente non ci sono farmaci con indicazione fibromialgia in Italia. Tutti i farmaci vanno iniziati con un dosaggio molto basso che viene molto lentamente corretto e funzionano anche in associazione. Viceversa la FDA [ndr. la Food and Drug Administration, ovvero l’ente governativo statunitense deputato alla regolamentazione di prodotti alimentari e farmaceutici] ha approvato con indicazione per la fibromialgia il milnacipran, duloxetina e pregabalin.
Nella pratica clinica sono utili farmaci come miorilassanti centrali, che contrastano la rigidità, preferibilmente da somministrare la sera, ipnotici per migliore il sonno, antidepressivi come gli inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina e i triciclici, pregabalin, gabapentin.
È importante cercare la dose minima efficace: frequentemente, l’effetto sui sintomi della malattia compare a dosaggi più bassi rispetto alla funzione antidepressiva, inoltre è importante spiegare bene al paziente come funziona il farmaco e perché viene somministrato.
Utili anche gli antidolorifici come tramadolo, tanpentadolo, paracetamolo e la loro associazione.
Gli antinfiammatori e i cortisonici che sono scarsamente efficaci nella fibromialgia possono esser utili per il trattamento di patologie associate come un’artrosi che può alimentare la malattia.
Gli oppiacei nella fibromialgia sono scarsamente efficaci e frequentemente generano eventi avversi. In casi selezionati può essere molto utile il decotto o l’olio di Cannabis Flos bedrocan o FM2, che migliora il sonno e attenua il dolore.
Ma le terapie più efficaci nella fibromialgia non sono quelle farmacologiche, che aiutano a trattare il paziente perché possa poi intraprendere un cambiamento nello stile di vita. Un sonno adeguato e un’attività fisica adattata associata ad una terapia psicologica cognitivo comportamentale permette al paziente di gestire la malattia e prevenire le ricadute. Ginnastiche specifiche come il gyrotonic, il tai-chi, il pilates con le macchine, lo yoga (non tutte le tipologie) sono utilissime, ma in mani esperte.
Anche la fangobalneoterapia, l’agopuntura, la mindfulness, la stessa preghiera, il massaggio da sfioramento sono curativi in casi selezionati. La malattia è poliedrica con diversi sottotipi e anche nello stesso paziente, nel corso del tempo, assume manifestazioni diverse.
È fondamentale effettuare un’attenta anamnesi per individuare i fattori scatenanti su cui intervenire, individuare i sintomi predominanti, valutare le comorbidità, diminuire il dolore ma anche la stanchezza. Anche l’alimentazione merita attenzione, essere normopeso, ridurre gli additivi ed i cibi più infiammatori può essere vantaggioso.
Di importanza strategica è l’istruzione del paziente e della sua famiglia e la condivisone delle terapie.
Il trattamento pertanto è multimodale e il reumatologo deve istituire una strategia terapeutica che può coinvolgere psicologi, psichiatri, fisioterapisti, nutrizionisti, trainer.
Seguire la regola delle 4 C: conoscere, condividere, curare e controllare, ricordandoci che il 70% del successo terapeutico è in mano al paziente se istruito adeguatamente dal reumatologo sulla sua malattia.