hero image

Fibroma uterino, come e perché ricorrere all’embolizzazione

“Tecnica mini invasiva, consente di salvare l’utero anche quando l’unica possibilità offerta alla paziente è la rimozione chirurgica”. Parola del dottor Tommaso Lupattelli

iStock



Il fibroma uterino è il più comune tumore benigno dell'utero. Colpisce circa il 25% delle donne in età fertile, anche se più del 50% delle donne affette non ha alcun disturbo legato alla patologia. Più fibromi possono colpire la stessa paziente (fibromatosi) e le loro dimensioni possono variare da quelle di un pisello fino a quelle di una massa che occupa l'intero addome.

Tra le tecniche utili a combattere il fibroma uterino, come valida alternativa terapeutica, c'è l'embolizzazione, metodo mininvasivo eseguito in anestesia locale o epidurale. Nel 2004 Condoleezza Rice, allora Segretario di Stato americano, ne fece ricorso. Conosciamo meglio questa tecnica ancora non molto praticata in Italia parlandone con il dottor Tommaso Lupattelli, direttore dell'Unità Radiologa Interventistica all'ICC di Roma, struttura GVM Care & Research

In cosa consiste l'embolizzazione del fibroma uterino?
28333"L'embolizzazione è una tecnica di radiologia interventistica che si applica dagli anni Settanta in molte patologie. Viene eseguita da un radiologo interventista, che pratica un piccolissimo foro all'inguine con un semplice ago e, molto importante, in anestesia locale.
28335Dall'inguine si inserisce nell'arteria femorale comune un piccolo catetere, delle dimensioni della punta di una matita, catetere che viene veicolato fino alle due arterie uterine (fig. 1).
Le arterie uterine vengono poi occluse attraverso l'iniezione dal catetere di particelle sferiche embolizzanti (fig. 2 e 3) in modo da creare una vera e propria occlusione della vascolarizzazione del fibroma. 28336Di conseguenza, impedendo l'afflusso di sangue alla formazione fibromatosa, questa in poco tempo comincerà a regredire di dimensioni con la conseguente cessazione di tutti i sintomi correlati ad essa, sanguinamenti in primis".


L'embolizzazione è una tecnica che può essere adatta a qualsiasi donna? Perché e a chi la consiglierebbe?
 
"In Italia vengono eseguite circa 60.000 isterectomie all'anno, il che significa che a questo grandissimo numero di donne viene asportato l'utero per problemi di fibroma uterino. Di queste, almeno il 97% potrebbe sottoporsi ad embolizzazione salvando quindi l'utero senza problemi. Ma anche chi non necessita dell'asportazione dell'utero, ma di un intervento in laparotomia (quindi intervento con un taglio in addome) o laparoscopia (intervento con i famosi tre fori sempre in addome) per la rimozione del solo fibroma lasciando l’utero in sede, potrebbe avvalersi dell'embolizzazione; evitando così sia tagli che il bisturi. In definitiva invece che asportare il fibroma chirurgicamente in molti casi si può ricorrere in alternativa anche all'embolizzazione, molto meno invasiva e rischiosa. Infine è fondamentale sottolineare che l'embolizzazione è importantissima e dà risultati veramente molto soddisfacenti nelle donne con fibromatosi diffusa (presenza di molti fibromi) che spesso presentano emorragie severe e che possono facilmente condurre in poco tempo ad anemie molto marcate. In queste pazienti, l'embolizzazione è in grado di bloccare i sanguinamenti (riportando quindi il ciclo mestruale alla normalità) curando inoltre anche i fibromi".

Che diffusione ha in Italia?
"In Italia la tecnica è molto meno diffusa che negli USA dove sta diventando in molti casi la tecnica di scelta. Questo perché, a mio modo di vedere, non si è ancora raggiunta quella collaborazione necessaria tra ginecologo e radiologo. Troppe pazienti vengono infatti ancora private del loro utero quando invece potrebbero salvarlo con un intervento veloce e sicuro". 


Quali sono gli eventuali vantaggi dell'embolizzazione o le possibili complicanze rispetto alle altre tecniche di intervento sui fibromi uterini? 

"Il vantaggio principale è che consente di salvare l'utero anche quando l’unica possibilità offerta alla paziente è la sua rimozione chirurgica. Inoltre, come già sottolineato, non richiede né tagli né bisturi essendo minimamente invasiva. Molti studi ormai attestano che non compromette la fertilità in comparazione alle tecniche chirurgiche. Non può essere eseguita nelle pazienti con allergia accertata al mezzo di contrasto, evento peraltro molto raro. A volte nel post operatorio possono comparire dolori addominali ma una buona terapia analgesica è in grado di mantenere il dolore sotto controllo. Per tutto questo l’embolizzazione del fibroma, della prostata, e di altrre neoplasie è considerata una delle più grandi rivoluzione in medicina del XXI secolo".

Leggi anche

Mammografia: indispensabile per la diagnosi precoce

Germogli di broccoli contro il cancro al seno