QUANDO È UTILE IL FARMACO
La molecola che ha rivoluzionato il trattamento dei fibromi uterini si chiama Ulipistral acetato. «Agisce provocando la morte delle cellule cresciute in eccesso», spiega Fiammetta Trallo, ginecologa a Bologna.
«Si inizia a prendere dal primo giorno del ciclo per bloccare il flusso ed evitare le emorragie prolungate. Dal mese successivo si entra in amenorrea (assenza di ciclo) e si continua ad assumere il farmaco per tre mesi complessivi. Dopo un periodo di sospensione, si inizia un secondo ciclo, al termine del quale si assiste a una riduzione del fibroma pari al 50-70% del volume iniziale».
Ben tollerato e privo di effetti collaterali di rilievo, l’Ulipistral acetato viene prescritto soprattutto in questi tre casi.
1. Se si è vicine alla menopausa e si hanno fastidiosi sanguinamenti. Precisa la dottoressa Trallo: «Lo scopo è di accompagnare dolcemente la donna alla fine dell’età fertile, quando il suo fibroma (o i suoi fibromi) si ridurranno automaticamente di volume per il crollo degli ormoni sessuali femminili»
2. «In età fertile, se si soffe di anemia per la perdita di ferro dovuta alle continue emorragie: il farmaco permette di fare una pausa di sospensione e di far risalire i livelli di emoglobina», spiega la dottoressa Trallo. E se si cerca un bambino? Durante il ciclo terapeutico non si può restare in dolce attesa.
Dopo, si può cercare una gravidanza beneficiando dell’effetto-riduzione. «Va però detto che, a sei mesi, un anno di distanza dal termine della cura, sotto la spinta ormonale i fibromi uterini possono ricominciare a crescere», avverte Fiammetta Trallo. «E in questo caso spetta al ginecologo valutare se candidare o meno all’intervento la paziente, soppesando anche le sue esigenze».
3. Per ridurre di dimensioni il fibroma prima dell’intervento chirurgico, che diventa quindi meno invasivo: un conto è rimuovere una formazione di sette centimetri, un altro è asportarne una di tre.