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Ciclo antibiotici: davvero è giusto interromperlo?

Una nuova ricerca inglese dice che non è necessario completare il ciclo di antibiotici. Ma la comunità scientifica invita alla cautela, contro il rischio di antibiotico resistenza

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La prima raccomandazione del medico quando ci prescrive un ciclo di antibiotici è di assumere il farmaco a orari regolari e di non interrompere la cura prima della scadenza, anche se ci si sente meglio.

Ma una nuova ricerca inglese della Brighton and Sussex Medical School pubblicata sul British Medical Journal, sottolinea che cicli brevi e su misura sono più efficaci rispetto a quelli prolungati. In alcuni casi, quindi, sarebbe possibile seguire cure più brevi. Vediamo di capire se è davvero così.


Il parere della comunità scientifica

La comunità scientifica internazionale ha espresso molti dubbi riguardo alle conclusioni di questa ricerca. Il pericolo più grande che si corre interrompendo una cura prima del tempo, secondo gli esperti, è di non riuscire a debellare completamente l’infezione, con il rischio di recidive.

Non solo, interrompere  l’assunzione di un antibiotico può favorire anche l’insorgere di una resistenza nei confronti del medicinale utilizzato. I batteri che non sono stati uccisi diventano più resistenti, provocano una ricaduta e per combatterli può essere necessaria una dose maggiore dell’antibiotico usato in precedenza.


Che cosa sostengono gli autori della nuova ricerca

Gli studiosi inglesi invitano a riconsiderare la raccomandazione di finire sempre il ciclo di antibiotici prescritto: la tradizionale durata delle prescrizioni sarebbe basata su ricerche datate e non ci sarebbero, secondo loro, abbastanza prove per sostenere che smettere di prendere i farmaci prima del termine del ciclo favorisca l'antibiotico-resistenza. Insomma, sono necessari più studi.

Il team inglese afferma che è importante rivedere le vecchie strategie per arrivare, grazie alla ricerca, a prescrizioni su misura per ogni infezione e per ciascun paziente.


Le raccomandazioni dei medici restano valide

Le infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici provocano almeno 25 mila decessi all’anno nell'Unione Europea, secondo l’ultimo rapporto curato dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) che ha elaborato i dati provenienti dai 27 stati membri per l’anno 2015.

In Italia, secondo i dati dell'European Surveillance of Antimicrobial Consumption Network, (Esac-Net), la resistenza agli antibiotici si mantiene purtroppo tra le più elevate in Europa: il nostro paese ha il più alto consumo di antibiotici a uso umano, con 27,5 DDD (Dose Definita Giornaliera ogni 1.000 abitanti) insieme a Belgio, Francia, Cipro, Romania e Grecia.

Ecco perché, per il momento, in attesa di nuovi studi e ulteriori conferme scientifiche, restano valide le raccomandazioni dei medici, ovvero seguire attentamente la prescrizione, non fare un uso eccessivo o inappropriato del farmaco ed evitare il fai-da-te.

31 luglio 2017


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