Durante il 2014 L’agenzia italiana per il farmaco (AIFA) ha lanciato la campagna di informazione “Farmaci in gravidanza”: si è reso evidente come nella popolazione generale sia ancora profondamente radicata la convinzione che durante la gestazione i farmaci non possono essere assolutamente assunti, perché teratogeni ovvero in grado di produrre malformazioni nel feto.
Durante la gravidanza la donna e il bambino costituiscono un tutt’uno e quindi, una cattiva salute della mamma, si ripercuote molto negativamente sul feto. Per questo motivo una condizione di salute precaria, sia fisica che mentale della futura mamma, va affrontata e curata. Come sottolinea il professor Carlo Gastaldi – Responsabile ginecologia dell’Istituto Clinico Città di Brescia (Gruppo Ospedaliero San Donato): «L’utilizzo dei farmaci in gravidanza e la possibilità che questi causino un danno sul feto dipende da vari fattori, il primo dei quali è il periodo di utilizzo. In generale il primo trimestre di gravidanza è considerato il periodo della organogenesi (durante il quale si formano gli organi) e quindi alcuni farmaci somministrati nelle prime settimane di gestazione possono avere un effetto teratogenico. Quando si forma la placenta, poi, è bene tener presente che alcuni farmaci sono in grado di bypassare il filtro placentare e arrivare, quindi, direttamente al feto che per via del suo metabolismo epatico e renale non ancora del tutto sviluppato, può non metabolizzare correttamente il farmaco che quindi, in definitiva, è tossico per il feto.Nonostante tali premesse molti farmaci possono essere ugualmente utilizzati in gravidanza in assoluta sicurezza in quanto il loro effetto sul feto è stato ampiamente studiato.È sempre importante la consultazione del proprio medico curante, assolutamente da evitare, invece, il fai da te!»
Dati statistici alla mano circa il 15% delle gestanti americane, ma in Italia le stime non sono molto diverse, soffrono di disturbi dell’umore: queste problematiche al pari di un qualunque altro disturbo, non vanno assolutamente sottovalutate, lasciate al caso e non bisogna mai pensare che sono situazioni passeggere destinate a risolversi con il trascorrere del tempo.
La gestione dei disturbi dell’umore in gravidanza è un processo estremamente complesso che richiede l’attenzione e l’intervento di più figure specialistiche dal ginecologo, allo psichiatra, al teratologo, al genetista, al pediatra: la condizione non affrontata e non gestita correttamente in gravidanza, può preludere alla depressione post parto.
Il comitato scientifico che ha reso possibile la realizzazione del progetto ha lavorato alla revisione bibliografica di 270 principi attivi e alla realizzazione di 140 schede per patologie per gli operatori sanitari e per le mamme. Dalla revisione è emerso che per quanto riguarda la depressione, è auspicabile che la ricerca possa trovare nuovi antidepressivi da usare in maniera specifica ed esclusiva durante la gravidanza.
Tale possibilità non esclude, oggi, l’uso di antidepressivi in gravidanza se necessari: la campagna di informazione, infatti, insiste sul concetto che molto spesso non è la cura a nuocere al feto, ma proprio la mancanza di un’adeguata terapia.