LE CAUSE DELL’ACIDITÀ
Molti processi metabolici, trasformando gli alimenti e l’ossigeno in energia, producono scorie acide che vengono smaltite, grazie al drenaggio linfatico, dai nostri organi emuntori: fegato, reni, pelle e polmoni. Quando le scorie diventano troppe, si accumulano nell’organismo provocando la cosiddetta acidosi tissutale, di cui il pH urinario è la spia», spiega Paola Eid, ginecologo omeopata, direttore scientifico del centro Meid di Milano.
Ma le urine troppo acide sono anche il segnale di un ecosistema intestinale alterato, che favorisce le vaginiti e le cistiti recidivanti. «Molte donne, che hanno continui attacchi di cistite o di Candida albicans si curano con cicli di antimicotici e antibiotici per bocca», prosegue la Eid. «Così, però, distruggono anche la flora batterica “buona”, antagonista della candida. Di conseguenza questo lievito, che si replica in un ambiente acido (pH 4-4,5), ricco di zuccheri, continua a proliferare indisturbato colonizzando dapprima la mucosa intestinale poi quella vaginale. Continuamente “bombardato” da antimicotici per bocca, si chiude su se stesso formando delle spore impenetrabili, resistenti ai comuni trattamenti. Lo stesso discorso vale per i germi della cistite: più si usano gli antibiotici, più diventano resistenti, in un circolo vizioso senza fine. Per debellare le infezioni intime, quindi, occorre cambiare strategia: bisogna fare il test del pH urinario e, se risulta inferiore a 5,5, intervenire per riequilibrarlo con una serie di misure dietetiche e alcuni integratori». In questo modo ci si potrà liberare anche di altri disturbi spesso associati all’acidosi, come stanchezza, cefalea, alito pesante.