di Valeria Ghitti
Articolo pubblicato sul n.25 di Starbene in edicola dal 07/06/2016
di Valeria Ghitti
Secondo il Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, in Europa circa 145 mila casi di endometriosi e 60 mila di fibromi sono imputabili agli interferenti endocrini: «Si tratta di sostanze chimiche in grado di alterare l’equilibrio degli ormoni, bloccandone o potenziandone l’azione.
Un’esposizione prolungata e ripetuta agli interferenti (alcuni tendono ad accumularsi nell’organismo) può causare infertilità ed effetti negativi sulla salute in generale, aumentando il rischio di tumori, diabete, obesità e malattie tiroidee», spiega Alberto Mantovani, direttore del reparto di tossicologia alimentare e veterinaria dell’Istituto superiore di sanità.
I composti chimici che si comportano in questo modo sono numerosi, come alcuni contaminanti che persistono nell’ambiente (vedi le diossine) e i pesticidi, ma anche soluzioni usate nelle produzioni industriali e di uso comune (come alcuni ftalati), con cui rischi di entrare in contatto tutti i giorni. «Alcune sostanze sono già vietate, per altre sono previsti limiti di sicurezza, ma su diverse ci sono dubbi e incertezze circa la loro effettiva azione di interferenza», dice
l’esperto.
Proprio per questo l’Istituto superiore di sanità e il Ministero per l’ambiente hanno recentemente pubblicato un decalogo per i consumatori, si intitola Conosci, riduci, previeni gli interferenti endocrini e lo trovi su minambiente.it. Qui abbiamo selezionato, con l’aiuto del nostro esperto, le principali strategie che puoi mettere in atto subito per ridurre l’esposizione ai “nemici degli ormoni”.
ALIMENTI - occhio ai contaminanti ambientali
Alcuni interferenti endocrini persistenti nel suolo e nelle acque possono entrare nella catena alimentare e accumularsi nei cibi. «Come le diossine, che derivano dalla combustione di rifiuti e materiali plastici, o i policlorobifenili (PCB), usati in passato come additivi di lubrificanti e antigelo ma ancora presenti come scorie industriali: tendono a concentrarsi nei grassi, quindi possono finire nelle uova, nei latticini e nei tessuti grassi degli animali che si sono alimentati su suoli contaminati».
Per ridurre i rischi scegli alimenti da filiere tracciate e trasparenti (meglio se godono di certificazioni come DOP e IGP), evitando acquisti su bancarelle improvvisate. «Inoltre, non consumare troppo spesso uno stesso alimento, evita di acquistare sempre la solita marca di un prodotto e non eccedere con le quantità, così riduci ulteriormente il rischio di accumulo di contaminanti».
Quindi, limita i cibi affumicati e il consumo di quelli con parti carbonizzate o bruciate: sono fonti di idrocarburi policiclici
aromatici, anch’essi interferenti endocrini.
COSMETICI- sceglili senza parabeni
Anche i prodotti di bellezza non sono immuni dai rischi. Sotto accusa, in particolare, il propilparabene e il butilparabene, che servono per proteggerti da contaminazioni, sospettati di interferire con l’equilibrio ormonale. «La loro presenza è comunque ammessa nei prodotti, purché a basse concentrazioni», chiarisce Mantovani.
Se usi spesso dei cosmetici, puoi preferire quelli che ne sono privi (la loro presenza è sempre indicata n etichetta), soprattutto se si tratta di creme destinate a restare a lungo sulla pelle perché non si risciacquano. «A maggior ragione, se sono destinati a donne in gravidanza e ai più piccoli, che corrono maggiori rischi di interferenze endocrine», raccomanda l’esperto
ABBIGLIAMENTO- stai alla larga dai perfluorati dei capi tecnici
Nei capi tecnici, impermeabili e antimacchia, si usano composti perfluorurati (PFOS e PFOA), dal potere idrorepellente; nella pelle artificiale e nelle stampe in plastica applicate su maglie e felpe si impiegano gli ftalati; mentre calzini, scarpe e abiti sportivi “antiodore”, possono contenere composti organo-stannici.
«Sono tutti potenziali interferenti endocrini che potrebbero venire rilasciati dai tessuti sulla pelle, passare il filtro della cute ed entrare nel nostro organismo», spiega Mantovani. Per alcuni composti, nell’Unione europea ci sono regole restrittive: quelli organo-stannici, per esempio, non devono essere presenti in percentuali superiori allo 0,1% e alcuni perfluorurati, come lo PFOS,sono completamente vietati.
Però, se acquisti capi di provenienza extracomunitaria c’è il rischio che tali sostanze siano presenti, anche in quantità elevate. Soprattutto per vestire i bambini, preferisci tessuti a contatto con la pelle in fibra naturale non trattata, meglio se certificata Oeko-tex, che garantisce regole più restrittive rispetto ai limiti consentiti.
Ci sono aziende che hanno scelto di eliminare del tutto le sostanze potenzialmente nocive dalle loro produzioni, anche se ammesse dalla legge, aderendo alla campagna Detox di Greenpeace (le trovi su greenpeace.org). Infine, lava i capi nuovi prima di indossarli, per ridurre il livello di sostanze che possono entrare a contatto con la pelle.
CONTENITORI DA CIBO, BIBERON - attenzione a bisfenolo A e PC7
L’interno delle lattine usate per i cibi in scatola è rivestito da una resina che contiene bisfenolo A (BPA), presente anche
nelle plastiche in policarbonato impiegate per i recipienti di uso alimentare e stoviglie. «Piccole quantità possono migrare negli alimenti e interferire con il sistema endocrino, imitando l’effetto degli ormoni femminili, ma non è ancora chiaro se questo possa verificarsi anche alle basse dosi cui viene esposta la maggioranza della popolazione», spiega Mantovani.
«Nei bambini il problema esiste, per questo l’Unione europea ha vietato da qualche anno i biberon in policarbonato contenenti BPA. Negli altri prodotti è ammesso purché non venga rilasciato nel cibo in quantità superiore agli 0,6 mg per kg di alimenti (limite che potrebbe essere a breve ulteriormente abbassato)».
Evita stoviglie e contenitori in policarbonato (lo riconosci per la scritta PC7), non riutilizzarli se sono monouso o usurati e limita il consumo di cibi in scatola. «Inoltre, sostituisci subito le pentole antiaderenti se il rivestimento è rovinato (può rilasciare sostanze nel cibo), tanto più se le hai in casa da anni: fino al 2010, infatti, potevano contenere un composto perfluorurato (PFOA), che, accumulandosi nell’organismo, agisce come interferente endocrino», ricorda Mantovani.
Il rischio però rimane nelle pentole di provenienza extraeuropea, soprattutto se prive del marchio CE, per cui non comprarle.
POLTRONE E MATERASSI - proteggiti dai “ritardanti di fiamma”
Arredi domestici, materassi e sedili con imbottiture in schiuma di lattice e cotone possono essere trattati con i polibromodifenileteri (PBDE): «Sono ritardanti di fiamma che, rilasciati nell’ambiente, possono contaminare anche la polvere. Tendono ad accumularsi nell’organismo e a interferire soprattutto con la funzionalità della tiroide».
Per limitare i rischi, tieni sotto controllo gli oggetti imbottiti con schiume: l’involucro che li avvolge deve essere integro, altrimenti va sostituito. Evita il ristagno di polvere in casa con un’adeguata pulizia degli ambienti e una corretta manutenzione degli aspirapolvere.
GIOCATTOLI DI PVC MORBIDO? MEGLIO DI NO
I bambini sono più esposti ai rischi di un’esposizione cronica e prolungata con gli interferenti endocrini. «Anche per questo l’UE ha previsto che un tipo di ftalato (il DEHP) usato principalmente per rendere morbido il PVC, dal 2009 non possa più essere usato in concentrazioni superiori allo 0,1% proprio nei prodotti destinati alla prima infanzia, come giocattoli e oggetti di puericultura (per esempio i sonagli per la dentizione)» dice il dottor Mantovani.
Lo puoi ancora trovare, però nei prodotti per i bambini più grandi: quindi, per andare sul sicuro evita giocattoli in plastica senza il marchio CE, dalla consistenza particolarmente morbida e flessibile, preferendo quelli in materiali naturali (come il legno) o in bioplastica.
Articolo pubblicato sul n.25 di Starbene in edicola dal 07/06/2016
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