Emorroidi: cosa sono, perché si infiammano, le terapie

Quando sono infiammate, le emorroidi possono provocare fastidiosi disturbi. Scegliere la soluzione più adeguata è fondamentale per trovare immediato sollievo ed evitare recidive



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L’infiammazione delle emorroidi rappresenta un disturbo molto comune, soprattutto con l’aumentare dell’età, al punto che il 50 per cento della popolazione con più di 50 anni ha dovuto farci i conti prima o poi.

«Trattandosi di un problema complesso, occorre un approccio personalizzato: ciò significa che il percorso terapeutico per le emorroidi va sempre “cucito” addosso al singolo paziente, senza fare generalizzazioni», commenta il dottor Mauro Pozzo, specialista in Chirurgia generale e colon-proctologo all’Ospedale di Biella.


Che cosa sono le emorroidi

Le emorroidi sono cuscinetti vascolari situati nella parte terminale del retto, vicino all’ano: contribuiscono per circa il 15-20 per cento alla pressione anale a riposo, assicurando la completa chiusura del canale anale e, quindi, un efficace meccanismo di continenza ai gas e alle feci.

«In alcuni casi, però, questi cuscinetti possono ammalarsi: quella emorroidaria è la patologia più comune in proctologia con un tasso di prevalenza stimato del 4,4 per cento, raramente sotto i 20 anni, più di frequente fra i 45 e i 65 anni, con pari incidenza fra uomini e donne», descrive il dottor Pozzo. «A quel punto, possono insorgere sintomi come dolore, sanguinamento, prurito e gonfiore. Talvolta, si può avere anche un prolasso, cioè le emorroidi fuoriescono dall’ano, e da qui deriva la storica classificazione di Goligher, utilizzata dal 1975, che tratteggia i quattro livelli della patologia». Nel primo grado, i sintomi sono lievi e non c’è prolasso, per cui le emorroidi sono solamente interne; nel secondo grado, le emorroidi prolassano durante lo sforzo defecatorio ma poi rientrano spontaneamente; nel terzo grado, prolassano durante l’evacuazione ma non rientrano spontaneamente, per cui vanno riposizionate con manovre manuali; nel quarto grado, infine, il prolasso è importante e non riducibile.


Emorroidi, quali sono le cause

Le cause della patologia emorroidaria sono molteplici e risiedono soprattutto in un cattivo stile di vita, a partire da una dieta povera di fibre vegetali che inficia la regolarità dell’alvo, causando o peggiorando la stitichezza. «Anche l’opposto, cioè episodi frequenti o cronici di diarrea, possono essere causa di emorroidi patologiche, perché il canale anale viene iper stimolato dalle feci acidificate», precisa il dottor Pozzo. «A queste condizioni si sommano altri fattori predisponenti, come l’abuso di spezie e in particolare del pepe, il consumo eccessivo di cioccolato, il fumo di sigaretta, l’uso di alcolici e superalcolici, la sedentarietà, l’utilizzo eccessivo di supposte o clisteri che stimolano l’evacuazione, le professioni che obbligano a posture fisse e prolungate, la diminuzione di collagene dovuta al fisiologico invecchiamento dell’organismo».

Ci sono anche particolari momenti della vita femminile a maggiore rischio, come la gravidanza e il post parto, ma ovviamente conta anche la predisposizione genetica, così come ci sono sport sconsigliati (per esempio equitazione e ciclismo) a favore invece di altri (attività in acqua, camminata veloce, ginnastica dolce e yoga).


Emorroidi, quando sono pericolose

Generalmente, nonostante il disagio, le emorroidi non sono pericolose per la salute. Tuttavia, possono insorgere delle complicanze legate all’eccessivo sanguinamento (come l’anemia) o la trombosi emorroidaria, senza contare l’interferenza con le normali attività quotidiane, dal semplice camminare all’andare in bicicletta.

«Non dimentichiamo, inoltre, che gli stessi sintomi della patologia emorroidaria possono celare altre malattie, talvolta oncologiche. Ecco perché è sempre bene richiedere un parere specialistico per stabilire con certezza l’origine del disturbo», tiene a sottolineare il dottor Pozzo.

 

Qual è la crema migliore da applicare per le emorroidi

In genere, chi sospetta di avere una patologia emorroidaria si rivolge al medico di base oppure direttamente al farmacista: «Di solito vengono consigliati dei trattamenti topici, sotto forma di creme o gel da applicare sulla zona anale e perianale. Attenzione, però, perché questi rimedi non sono tutti uguali: tra le creme più efficaci ci sono quelle a base di nifedipina con azione miorilassante e di corticosteroidi, spesso in associazione con anestetici locali come la lidocaina», racconta il dottor Pozzo.

Sempre per uso topico, sono disponibili altri prodotti che svolgono un’azione antinfiammatoria, per esempio a base di mesalazina. Tra le novità più efficaci ci sono le creme a base di sucralfato, in grado di creare una barriera protettiva su epidermide e mucosa durante gli episodi di flogosi, inducendo un’azione emolliente, cicatrizzante e antinfiammatoria. «La scelta va fatta sempre su misura, soprattutto quando la sintomatologia non migliora nell’arco di 10-15 giorni. A quel punto, è bene sottoporsi a una visita proctologica: grazie all’esplorazione digitale dell’ano e all’anoscopia, lo specialista può confermare la diagnosi di patologia emorroidaria ed escludere altre malattie proctologiche, anche di natura neoplastica. Nei casi sospetti, inoltre, può ricorrere a ulteriori accertamenti, come rettoscopia, colonscopia o indagini radiologiche di vario tipo, dall’ecografia trans ano-rettale alla risonanza magnetica pelvica, fino alla Tac», elenca l’esperto.


Emorroidi, quali trattamenti possiamo usare

«Sia in fase di prevenzione che di trattamento, è importante contrastare la stitichezza con un adeguato apporto di fibre», consiglia l’esperto. «Oltre a consumare regolarmente frutta e verdura, possiamo aiutarci con degli integratori alimentari a base di fibre, avendo però l’accortezza di accompagnarli durante il giorno con abbondanti quantità di acqua per evitare di ottenere l’effetto opposto».

Quando i sintomi si fanno particolarmente intensi, si può ricorrere anche all’impiego di medicinali a base di flavonoidi, derivati dalla fitoterapia, la principale arma farmacologica contro le emorroidi infiammate: «Tra i principi attivi più efficaci ci sono la diosmina e l’esperidina, molecole in grado di ridurre l’infiammazione e favorire la protezione dei piccoli vasi venosi. Le formulazioni più efficaci in commercio contengono questi flavonoidi in forma purificata e micronizzata, cioè più piccola, consentendo di aumentare di circa 20 volte la superfice di contatto con la parete intestinale e migliorando l’assorbimento e la rapidità di azione».


Emorroidi, quando serve la chirurgia

Non sempre l’approccio conservativo è sufficiente per risolvere il problema e, a quel punto, si può valutare la chirurgia, ambulatoriale o non. «La prima viene riservata alla malattia non troppo avanzata e consiste in legature elastiche delle emorroidi oppure nella scleroterapia, una tecnica indolore che consiste nell’iniezione di una particolare schiuma all’interno dei cuscinetti emorroidari con lo scopo di chiudere i piccoli vasi sanguigni, riducendo quindi il sanguinamento», tratteggia il dottor Pozzo. «Quando invece la patologia si trova a uno stadio più avanzato, la chirurgia deve spostarsi in sala operatoria. Anche in questo caso, la scelta è piuttosto ampia: esistono tecniche escissionali, dove le emorroidi vengono asportate del tutto, oppure altre che riducono solo l’afflusso di sangue arterioso che le “nutre” con delle legature selettive».

Talvolta, a queste ultime viene abbinata una mucoprolassectomia, una sorta di lifting del prolasso mucoso che spesso è associato al processo infiammatorio. «Il secondo tipo di chirurgia è certamente meno invasivo, ma il tasso di recidiva è dell’8-15 per cento rispetto al 3 per cento delle tecniche escissionali».

Un’ulteriore possibilità è intervenire con delle suturatrici meccaniche, che tagliano e cuciono la mucosa per ridurre il prolasso e l’apporto sanguigno ai cuscinetti emorroidari: «Negli ultimi anni, in molti centri, non si tratta più di una tecnica chirurgica di prima scelta perché gravata da un alto tasso di recidive e da alcune complicanze difficili da gestire, per cui viene prevalentemente riservata a forme di prolasso che danno origine ad altre patologie, come la sindrome da defecazione ostruita, una forma di stipsi cronica caratterizzata dall’impossibilità di defecare in modo naturale e da una sensazione di evacuazione incompleta».


A volte servono più approcci

In alcuni casi, si possono unire più approcci. «La colon-proctologia moderna associa il canale anale all’immagine di un orologio, definendolo “anal clock”: per ciascuna zona del quadrante possono essere applicate tecniche chirurgiche differenti, in modo da ottenere un risultato ottimale. Oggi, il colon-proctologo è un vero specialista, formatosi con corsi e aggiornamenti scientifici supportati da società chirurgiche dedicate, come la Società italianadi chirurgia colo-rettale».  


Come “sgonfiare” velocemente le emorroidi

Esistono rimedi naturali o fai-da-te per trovare immediato sollievo alle emorroidi in fase acuta? «Si commette spesso l’errore di praticare semicupi freddi, immergendo la zona ano-rettale in acqua a cui viene aggiunto del ghiaccio. Se è vero che il freddo regala un apparente beneficio per il suo effetto anestetico, subito dopo determina uno spasmo degli sfinteri e, quindi, peggiora la sintomatologia nelle ore successive», conclude il dottor Pozzo. «Molto meglio utilizzare dell’acqua tiepida con detergenti adeguati e lenitivi, sviluppati per dare sollievo in caso di infiammazione e prolasso».


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