Nel 20% dei casi colpisce i bambini. Ma quando si manifesta negli adulti, e accade nel 3% della popolazione over 30, provoca conseguenze molto serie dal punto di vista fisico e anche psicologico. È la dermatite atopica, una malattia cronica infiammatoria della pelle che negli ultimi anni ha fatto registrare un incremento di casi.
Per fortuna sono arrivate nuove cure molto efficaci. Ne parliamo con Antonio Cristaudo, direttore del servizio di dermatologia allergologica dell’Istituto San Gallicano di Roma.
L’esordio e i sintomi
«La dermatite atopica compare quasi sempre nei primi mesi di vita. Nella maggior parte dei casi tende a regredire spontaneamente poco prima dell’adolescenza. Può accadere però che si manifesti per la prima volta in età adulta», sottolinea Cristaudo.
I sintomi sono precisi: «La presenza di eczemi, cioè di lesioni cutanee accompagnate da rossore, vescicole e un prurito molto forte e continuo. I segni si manifestano in prevalenza sul volto, sulle mani, nell’incavo dietro le ginocchia e sui gomiti. La pelle diventa più secca e tende a indurirsi, soprattutto in conseguenza del grattamento. E più si cerca di placare il prurito, più si creano lesioni sulla pelle, in un circolo vizioso che incide profondamente sulla qualità della vita del paziente».
Chi soffre di dermatite atopica non riesce a dormire di notte per la continua necessità di grattarsi, e questo finisce per ripercuotersi sul lavoro. Non solo: nonostante la malattia non sia contagiosa, un paziente su tre evita il contatto con altre persone e uno su due si sente escluso dal contesto sociale attorno a lui (secondo un’indagine dell’Efa, l’Associazione europea che riunisce le associazioni di pazienti con allergia e malattie respiratorie). Infine vanno aggiunti i costi diretti e indiretti per il paziente: i prodotti specifici per mantenere correttamente idratata e pulita la pelle non sono rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, così come le giornate lavorative perse.
I progressi degli ultimi anni
Diventa quindi fondamentale avere a disposizione terapie realmente efficaci: «Negli ultimi anni si sono fatti progressi notevoli. Oggi possiamo contare su farmaci che consentono al paziente di tenere agevolmente sotto controllo la malattia», rassicura Cristaudo.
«Per le forme lievi o moderate della dermatite atopica, oltre a un’idratazione continua con creme emollienti e detergenti specifici, si possono usare creme cortisoniche o a base di immunomodulatori. Per le forme moderate o severe, si possono utilizzare gli immunosoppressori come la ciclosporina e la fototerapia, cioè l’esposizione alla luce emessa da speciali apparecchiature».
Quando però queste cure si rivelano inefficaci, il dermatologo ha a sua disposizione un’arma in più. «Da circa un anno è sul mercato un farmaco biologico, il dupilumab, che agisce bloccando alcune molecole responsabili del meccanismo dell’infiammazione alla base della malattia. Si fanno delle iniezioni una volta ogni 15 giorni. I risultati sono molto positivi, la qualità della vita del paziente e la dermatite può essere gestita bene e a lungo».
I principi attivi presto sul mercato
Ma non è tutto: «Ci sono almeno altri tre principi attivi in dirittura d’arrivo per l’approvazione definitiva. Tutti gli studi in corso hanno dimostrato che questi nuovi farmaci biologici sono in grado sia di controllare l’infiammazione sia di diminuire notevolmente il numero di recidive, una caratteristica tipica della dermatite atopica», precisa Cristaudo.
«Alcuni di questi saranno disponibili nella formulazione in compresse ma, soprattutto, avere a disposizione più farmaci darà al dermatologo la possibilità di individuare la terapia più adatta al singolo paziente». Il primo dei nuovi farmaci biologici dovrebbe arrivare già il prossimo anno. Dal 2021 in poi, potrebbero essere disponibili tutti gli altri.
Per saperne di più
Quanti ne soffrono. Secondo un’indagine di Sanofi Genzyme-Stethos, i pazienti adulti con dermatite atopica in cura presso i centri specialistici di dermatologia sono oltre 35.500, di cui 7.721 presentano la malattia nella sua forma grave.
Le cause. «Di recente si è cominciato a parlare di un possibile ruolo di fattori ambientali nell’insorgenza della malattia, ma non esistono studi specifici che diano certezze», osserva il dottor Antonio Cristaudo, dermatologo dell’Istituto San Gallicano di Roma. «Di sicuro sappiamo che la dermatite atopica è più frequente nei Paesi industrializzati e migliora nei luoghi secchi, arieggiati e soleggiati. Non a caso alcuni pazienti trovano grande beneficio dall’esposizione al sole e la stessa fototerapia viene molto utilizzata per alleviare i sintomi».
Le buone abitudini. L’abbigliamento richiede un’attenzione particolare: «Meglio evitare i tessuti sintetici, via libera a quelli naturali come seta, lino e cotone non grezzo, ma non alla lana», spiega lo specialista.
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Articolo pubblicato sul n. 49 di Starbene in edicola dal 19 novembre 2019