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Differenze tra ovaio policistico e micropolicistico

In comune c’è la presenza, in una o entrambe le ovaie, di un elevato numero di follicoli inattivi e di piccole dimensioni. Ma tante altre sono le differenze

Foto: iStock



Policistico e micropolicistico sono due aggettivi che vengono erroneamente utilizzati come sinonimi per indicare differenti condizioni ginecologiche a carico dell’ovaio. In comune c’è la presenza di un elevato numero di follicoli inattivi e di piccole dimensioni (simili a micro-cisti) in una o in entrambe le ovaie, che presentano delle dimensioni maggiori rispetto alle ovaie normali. Ma tante altre sono le differenze.


L’ovaio micropolicistico

Ogni donna nasce con una precisa “dotazione” di follicoli nelle ovaie, circa un milione: si tratta di microscopiche sacche piene di liquido contenenti ciascuna un ovulo, necessario al concepimento. Ogni mese, grazie alla fisiologica azione degli ormoni, alcuni follicoli iniziano a crescere, ma solo uno (definito “dominante”) riesce a raggiungere i 20 millimetri di diametro e l’adeguata maturità: a quel punto si apre e rilascia il suo ovocita, necessario all’ovulazione e all’eventuale fecondazione da parte dello spermatozoo.

Il cosiddetto ovaio micropolicistico si può riscontrare fisiologicamente nell’età adolescenziale: «Durante la pubertà, è piuttosto frequente riscontrare delle ovaie che presentano più follicoli immaturi e inferiori a un centimetro», descrive la dottoressa Francesca Frizzi, specialista in Ostetricia e Ginecologia. Si tratta di una condizione fisiologica, che generalmente si auto-risolve nel tempo e non causa particolari problemi di salute. «Tuttavia, non avvenendo regolarmente la fase ovulatoria, possono verificarsi una mancata mestruazione oppure dei cicli irregolari che, normalmente, si regolarizzano dopo i primi due anni dal menarca, cioè dalla prima mestruazione», precisa l’esperta.


L’ovaio policistico

Tutt’altro capitolo è rappresentato dall’ovaio policistico, che riguarda anche le donne adulte (per cui non fa parte di un normale percorso di crescita). «Anche in questo caso nell’ovaio crescono più follicoli, inferiori a un centimetro, ma questi si dispongono tipicamente a corona di rosario, cioè lungo il perimetro dell’organo», evidenzia la dottoressa Frizzi.

Attenzione: avere l’ovaio policistico non significa necessariamente soffrire della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). «Questa deve essere diagnosticata sulla base di criteri ben precisi, come la presenza di almeno due fra questi elementi: assenza o irregolarità delle mestruazioni, ovaie policistiche ed elevati livelli di androgeni». Peraltro, se è vero che le cause dell’ovaio policistico vanno ricercate anche in una predisposizione genetica, si può fare molto per evitare che questa naturale “inclinazione” evolva nella vera e propria sindrome e, quindi, in una malattia accompagnata da disturbi di natura endocrina, metabolica e riproduttiva.


Cosa fare

In caso di sindrome dell’ovaio policistico, le prime misure da attuare sono l’incremento dell’attività fisica, una dieta povera di zuccheri raffinati e la perdita di peso in eccesso (basta un 10 per cento di calo ponderale per vedere già i primi segni di miglioramento clinico, primo fra tutti il ciclo che torna a essere regolare).

«È poi importante aggiungere dei consigli personalizzati, perché questa malattia si può presentare con fenotipi diversi. Significa che due donne con questa diagnosi potrebbero soffrire di problematiche completamente differenti, anche se simili», illustra l’esperta.

Per esempio, ci sono fenotipi insulino-resistenti: «Tipicamente, queste donne hanno sempre voglia di zuccheri, avvertono una fame costante, faticano a dimagrire, hanno una familiarità per il diabete e presentavano un peso superiore ai 4 chili al momento della nascita», tratteggia la dottoressa Frizzi. «A queste pazienti potrebbero giovare una dieta a basso contenuto di carboidrati e una supplementazione di berberina e cromo, che aumentano la sensibilità degli organi periferici all’insulina e aiutano a contrastare i picchi glicemici. Un altro alimento molto utile, se diluito in poca acqua da bere prima di pranzo e cena oppure se utilizzato come condimento di una ciotola di insalata da consumare sempre prima dei pasti, è l’aceto di mele. Attenzione, però, se si soffre di gastrite o emorroidi: in tal caso, è bene consultare il proprio medico prima di assumerlo con questa modalità».


Gli altri consigli

Chi presenta evidenti segni di iperandrogenismo (come alopecia, irsutismo e acne) deve agire sulle ghiandole surrenali, quelle che producono androgeni, e soprattutto sulla qualità del sonno per diminuire la secrezione di cortisolo, il noto ormone dello stress che – per vari meccanismi fisiologici – riduce, a sua volta, i livelli degli ormoni che favoriscono l’ovulazione. «Questo si ottiene praticando yoga, meditazione o coltivando un hobby gradito», suggerisce la dottoressa Frizzi. «Fare qualcosa che “piace” permette all’organismo di secernere le giuste quantità di cortisolo solo quando serve, per esempio al mattino, mentre la sera potremo disporre di maggiori quantità di melatonina, che favorisce un sonno ristoratore». A cascata, questo innescherà una serie di eventi positivi: migliora la fertilità, diminuisce l’acne, si risveglia la tiroide, si velocizza il metabolismo e aumenta il desiderio sessuale.


Via l’infiammazione

Non scordiamo che spesso l’ovaio policistico è “figlio” di un’infiammazione cronica di basso grado, per cui diventa fondamentale agire anche sul microbiota intestinale, mantenendone una biodiversità elevata: «Per farlo, bisogna variare spesso i vegetali in modo da consumare tutti e cinque i colori: bianco, verde, rosso, giallo/arancio, viola/blu. Altrettanto utile è aggiungere delle spezie ai piatti, così come portare regolarmente in tavola dei cibi fermentati, come il kefir. Tutto questo aiuta l’intestino a funzionare meglio e ad abbassare i livelli di infiammazione generale, evitando che l’ovaio policistico si accompagni a patologie autoimmuni come la tiroidite di Hashimoto», conclude l’esperta.


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