di Oscar Puntel
Lotta allo spreco alimentare per fronteggiare le situazioni di povertà nel nostro paese. È l'obiettivo di una proposta di legge – prima firmataria la deputata del Pd, Maria Chiara Gadda -, che il Parlamento voterà fra il 16 e il 17 marzo. Poi, il passaggio al Senato.
Si tratta di favorire il recupero degli alimenti non venduti e la donazione delle eccedenze da parte di aziende o ristoranti a enti caritatevoli che poi li forniranno ai cittadini bisognosi.
Lo stesso potrà accadere per i farmaci non utilizzati. Secondo l'ultima indagine del Politecnico di Milano, il cibo non venduto né consumato in Italia è pari a 5,6 milioni di tonnellate all'anno (in calo del 5%, rispetto a 4 anni fa). Sprechi soprattutto concentrati nella filiera di produzione. E che, secondo altri dati diffusi da Coldiretti, hanno un controvalore economico: valgono 12,5 miliardi di euro. Che cosa prevede il testo in esame alla Camera?
16 marzo 2016
TERMINE MINIMO DI CONSERVAZIONE E DATA DI SCADENZA
La prima novità riguarda la distinzione fra “termine minimo di conservazione” e “data di scadenza”. Il primo termine ci indica – si legge nel testo - “la data fino alla quale un prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione”. Dopo quel termine, gli alimenti possono essere comunque mangiati o ceduti, senza rischi per la salute, a patto che imballaggio e conservazioni siano integre.
Diversa è la “data di scadenza”, che si usa per “alimenti molto deperibili dal punto di vista microbiologico e che potrebbero costituire, dopo un breve periodo, un pericolo immediato per la salute umana. Successivamente a quella data un alimento è considerato a rischio e, quindi, non può essere trasferito né consumato”, si specifica nella proposta di legge.
SARÀ PIÙ FACILE DONARE LE ECCEDENZE
Aziende produttrici, spacci locali e grandi catene di supermercato, ristoranti possono cedere le loro “eccedenze alimentari” a enti no-profit e istituzioni pubbliche che hanno finalità socio-assistenziali. Dovranno farlo gratuitamente. E prioritaria sarà la destinazione di questo cibo alle persone. Se non idoneo, potrà essere fornito ad animali.
Oggi, chi vuole donare alimenti non venduti, deve presentare una dichiarazione preventiva delle sue intenzioni, cinque giorni prima. Domani basterà una dichiarazione finale, a cadenza mensile, dimostrando la tracciabilità di ciò che ha consegnato, attraverso i documenti di trasporto. Previsti incentivi fiscali per chi donerà.
SI POTRÀ OFFRIRE ANCHE IL PANE
Si potrenno donare anche le pagnotte e i prodotti della panificazione. A patto che non siano passate 24 ore dalla sfornata e che non necessiti di particolare trattamenti termici per la conservazione. Coinvolti: tanto la grande distribuzione organizzata, quanto il piccolo panettiere di provincia.
AL RISTORANTE TROVERAI LA FAMILY BAG
Dovrà cadere il tabù sulla richiesta al cameriere del “sacchetto” per gli avanzi, nei ristoranti. Oggi in molti preferiscono lasciare nel piatto la pietanza, piuttosto che portarsela a casa e mangiarla quando si è meno sazi. Ci si vergogna a chiedere un contenitore. Peccato che in altre parti del mondo questa sia ormai un'usanza consolidata.
Per incentivarla anche da noi, si punta sui ristoranti, che saranno chiamati a promuovere la diffusione delle scatoline di cartone (le “family bag”), per portarsi a casa gli avanzi del pasto. Stanziato un fondo da un milione di euro.
NOVITÀ ANCHE PER I FARMACI
Misure anti-spreco anche per le medicine. Oggi si possono già donare a specifiche organizzazioni (come il Banco Farmaceutico), pillole e pastiglie in eccedenza o non consumate, purché con almeno 8 mesi di validità e ben conservate nella loro confezione originale integra. Sono già esclusi i farmaci che richiedono una conservazione a temperatura controllata, quelli ospedalieri e le sostanze psicotrope e stupefacenti.
Le stesse indicazioni sono state inserite in questo nuovo testo in esame alla Camera. In più, alle Onlus e agli enti assistenziali che raccoglieranno questi medicinali, verrà consentita la distribuzione direttamente ai soggetti indigenti, a condizione che dispongano di personale sanitario.
Le risposte dei nostri esperti
Cara lettrice/caro lettore, le consiglio di rivolgersi ad un medico specialista in scienza dell'alimentazione o ad un servizio di dietetica di un ospedale della sua zona. In questo modo, dopo un'adeg...
Cerca tra le domande già inviate