Dalla vita al palcoscenico. Storia di un'infezione al cervello che è diventata una pièce teatrale. Il 22 luglio 2020 debutta al teatro D'Annunzio di Pescara “Lo zingaro” , il monologo in cui l'attore Marco Bocci ripercorre il dramma di due anni fa quando, in seguito a un incidente in auto, fu ricoverato d'urgenza in ospedale e, nel corso degli accertamenti, gli fu diagnosticata un "herpes al cervello", un'encefalite da Herpes.
Sì, proprio quel “banale” virus che spesso, in estate, provoca la cosiddetta febbre alle labbra, un'eruzione di vescicole sierose accompagnate da gonfiore, bruciore e dolore. In alcuni casi, l'insidioso virus può migrare dall'area del volto seguendo vie di comunicazione nervose che arrivano fino al cervello. E se non viene diagnosticata e trattata per tempo, l'infezione ha un esito fatale in oltre il 70 per cento dei casi.
Ecco, dunque, la necessità di riconoscere i primi campanelli di allarme dell'encefalite, perché in linea teorica tutte le persone che hanno contratto un'infezione erpetica sono a rischio di complicanze, anche se poi fortunatamente si verificano di rado.
Perché l'Herpes Simplex di tipo 1 può essere pericoloso
«Quella degli Herpes è una numerosa famiglia di virus, ma i più frequenti nel genere umano sono due: l'Herpes simplex di tipo 1 e quello di tipo 2», premette il dottor Angelo Sghirlanzoni, già neurologo presso l'Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, autore di diversi volumi a carattere scientifico, tra cui "Prognosi delle malattie neurologiche” (Ed, Springer).
«Entrambi vengono contratti tramite il contatto pelle a pelle, specie se questa presenta delle aree non integre, come taglietti o piccole abrasioni attraverso le quali il virus penetra indisturbato. Il primo (HSV-1) è responsabile dell'Herpes labiale, mentre il secondo (HSV-2) dell'Herpes genitale, venendo principalmente trasmesso durante i rapporti sessuali, attraverso le mucose anali e genitali dove compaiono delle piccole lesioni vescicolari.
Le encefaliti più frequenti e gravi sono quelle dovute all'HSV-1, mentre quelle da HSV-2 provocano in genere delle meningiti meno pericolose che possono però recidivare, cioè ripresentarsi con nuovi episodi infettivi anche a distanza di anni». Ma come può un virus che si localizza a fior di labbra migrare fino a raggiungere gli oscuri meandri del cervello?
Come l'Herpes arriva al cervello
L'infezione si diffonde attraverso un lungo nervo che ha tre principali diramazioni chiamate branche: il nervo trigemino. «Tuttavia, non è detto che chi contrae il virus manifesti subito i segni dell'infezione», spiega il dottor Amgelo Sghirlanzoni.
«L'HVS-1 può restare asintomatico per lunghi periodi, rimanendo acquattato e silente nei gangli nervosi. Poi, in seguito a stress fisici (viaggi, traslochi, intensi periodo di lavoro o di sport), le difese immunitarie si abbassano e si manifesta un'infezione latente presa chissà quanto tempo prima. “Risvegliato” dal torpore, il virus diventa sintomatico, fiorisce sulle labbra e, in alcuni casi, imbocca direttamente la via del trigemino senza neppure dare l'infezione labiale. Dai gangli nervosi si propaga alla radice che le tre branche trigeminali hanno in comune e che arriva molto vicino al cervello. Da lì il passo è breve per scatenare una virulenta infezione che si localizza, in genere, a livello del lobo temporale, la parte mediale dell'encefalo».
I sintomi dell'infezione
Non sempre la febbre alta è il primo campanello di allarme di un'encefalite. A volte, non si ha nemmeno un rialzo della temperatura. Trattandosi di un'infezione neurologica, i sintomi più tipici sono: le convulsioni (simili a crisi epilettiche), l'insonnia, l'agitazione, le mutazioni del carattere e le repentine alterazioni del tono dell'umore, che possono sfociare in tratti di aggressività.
Altri disturbi sono la perdita del gusto, dell'olfatto e della memoria, dal momento che è proprio nel lobo temporale, la zona del cervello colpita dall'infezione, che vengono fissati i ricordi. Un tratto distintivo è, infine, l'afasia, cioè l'improvvisa comparsa di disturbi del linguaggio, come se non si riuscissero a trovare le parole. «Sono tutti segnali di un'encefalite che si manifesta con una psicosi acuta, e che a volte viene confusa con disturbi mentali di pertinenza psichiatrica quando la causa, in realtà, è organica perché di natura infettiva», sottolinea il neurologo Angelo Ghislanzoni.
«Nei rari casi in cui l'agente infettivo sia l'HSV-2, e non l'HSV-1, si manifesta invece una meningite, accompagnata da forte mal di testa, nausea, febbre (spesso, ma non sempre) e la classica rigidità nucale, che impedisce alla vittima di turno di flettere bene il capo. In questo caso, basta fargli compiere poche manovre, come appunto ruotare la testa o sollevare le gambe da supino, per insinuare nel neurologo il sospetto di una compromissione delle radici nervose causata da un'infezione erpetica».
Per un'accurata diagnosi, occorre comunque fare due esami: la RMN (risonanza magnetica nucleare) dell'encefalo e la puntura lombare, mirata a prelevare un piccolo campione di liquido cefalo-rachidiano. Analizzando in esso i segni dell'infezione, si ha la conferma dell'encefalite.
Come si cura l'encefalite da herpes
«Nel caso di encefalite causata da HSV-1 la diagnosi precoce è importantissima per riuscire a salvare vite umane», prosegue il neurologo. «Il paziente dev'essere immediatamente ricoverato e il trattamento antivirale va iniziato entro 3-4 giorni dalla comparsa dei sintomi, pena il rischio che l'infezioni si propaghi alle altre aree del cervello divenendo letale. La terapia consiste nella somministrazione, per via endovenosa, di antivirali ad alto dosaggio (aciclovir e famciclovir sono i più usati) che vanno assunti in modo continuativo per dieci-quindici giorni, in base alla risposta del paziente. In questo modo, si impedisce al virus di riprodursi e la carica virale diminuisce gradualmente fino ad azzerarsi. Va però precisato che nel 15 per cento dei casi il paziente non risponde alla terapia o l'infezione è a uno stadio così avanzato da causarne il decesso.
In caso di guarigione, invece, non si hanno conseguenze a livello neurologico e il paziente può riprendere la sua vita normale. Con il solo rischio, nel caso in cui l'agente infettivo sia stato l'HSV-2, che l'encefalite si ripresenti non appena il sistema immunitario abbassi la guardia». Per questa ragione, come sempre, la migliore prevenzione consiste nel cercare di condurre una vita sana e senza stress.
articolo pubblicato il 22 luglio 2020
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