Sono 13 milioni gli italiani affetti da miopia. Tra questi, circa il 5 per cento presenta una miopia elevata, cioè superiore alle 10 diottrie, con difficoltà a mettere a fuoco volti e oggetti che si trovano a una distanza superiore a un metro e mezzo. Un difetto refrattivo invalidante, che impatta negativamente sulla qualità della vita e che, per di più, non si manifesta in età puberale, come le altre forme di miopia, ma verso i 3 anni.
La miopia elevata è una disfunzione ereditaria, legata all’anatomia dell’occhio che appare più lungo della media. Di conseguenza l’immagine non cade sulla retina ma davanti a essa. Fortunatamente oggi, esistono diverse soluzioni. «Da qualche anno è possibile montare sugli occhiali le lenti asferiche, che non deformano l’occhio», spiega il professor Luigi Marino, oculista e docente di chirurgia refrattiva all’Università di Milano.
Per i più giovani lenti a contatto
«Gia verso i 6-7 anni, se il bambino è collaborativo, è possibile passare alle lenti a contatto, più pratiche perché consentono di correre e fare sport senza problemi», assicura l’oculista. «Va però detto che la miopia elevata va spesso a braccetto con l’astigmatismo, un altro vizio di refrazione che mina la qualità della visione, portando il bambino a confondere le lettere dell’alfabeto: la p viene scambiata con la f, la r con la o.
In questo caso, è difficile avere degli occhiali o delle lenti a contatto che correggano perfettamente entrambi i difetti. Già in età scolare è quindi possibile eliminare l’astigmatismo elevato con una piccolo intervento di fotoablazione laser (PRK): mira a modificare la curvatura della cornea agendo sulla sua superficie. Un’operazione sicura e indolore che dura pochi minuti». Invece, per la correzione chirurgica della miopia, non è possibile intervenire presto: bisogna aspettare che il difetto si sia stabilizzato e programmare l’intervento non prima dei 18 anni.
Il laser che risparmia la cornea
Buone notizie per i grandi miopi che sono sempre stati tentati dall’idea di sottoporsi all’intervento. Mentre fino a pochi anni fa, venivano esclusi tutti coloro che avevano una cornea troppo sottile, i laser a eccimeri di quinta generazione consentono una precisione mai raggiunta finora. E perciò “accettano” come candidati anche coloro che prima non avevano i requisiti per farsi operare.
«La nuova tecnologia “tissue saving” contempla dei software che guidano il laser al massimo risparmio di tessuto corneale», precisa Marino. «Poiché l’intervento consiste nel creare un piccolo “cratere” al centro della cornea, così da appiattirla e far cadere l’immagine nel punto giusto, i precedenti laser assottigliavano troppo la cornea con il rischio di lederla, causando un cheratocono iatrogeno (la cornea che “cede” e si sfianca in avanti).
I nuovi laser, invece, realizzano un’ablazione che permette di correggere anche miopie elevate senza assottigliare troppo l’epitelio. L’importante è fare un’accurata valutazione iniziale: in questo modo è possibile programmare un intervento-laser personalizzato, assolutamente indolore e che dà grandi soddisfazioni per la rapidità dei risultati: il giorno dopo l’operazione la visione è già molto buona, e nel giro di 4- 5 giorni si stabilizza in maniera definitiva».
Se la cornea lo consente, è possibile operare pazienti anche con 15-20 diottrie di miopia; nel 90% dei casi si ottiene un recupero visivo del 100% fin da subito, mentre nel restante 10% può rendersi necessaria un’ulteriore correzione.
Che cosa sono le lenti fachiche
Se la cornea è troppo sottile (inferiore ai 500 micron) e il laser è off limits perché “scaverebbe” troppo nell’epitelio, c’è un’altra valida alternativa agli occhiali: l’applicazione delle cosiddette lenti fachiche.
«Si tratta di minuscole lenti in materiale morbido che vengono inserite tra l’iride e la parte posteriore della cornea, o tra l’iride e il cristallino (la nostra lente naturale). Sono fatte di un materiale biocompatibile perfettamente tollerato, chiamato collamero perché composto da un polimero di collagene, associato a un filtro di raggi ultravioletti », conclude il professor Marino.
Le lenti fachiche vengono inserite in anestesia locale, dopo aver instillato un collirio, attraverso un’incisione di 3 mm. L’intervento dura 15 minuti per entrambi gli occhi e assicura risultati permanenti, perché le lentine intraoculari durano tutta la vita e non necessitano di essere sostituite. Grazie a esse, anche chi ha un deficit visivo di 25 diottrie può dire addio agli occhiali “da talpa” e festeggiare il ritorno alla vita normale.
Over 45: arriva la presbiopia
Per i grandi miopi la vita si complica quando, verso i 45 anni subentra la presbiopia, ovvero la difficoltà a leggere perché si vede poco bene da vicino. «La soluzione migliore, per chi non ha molta confidenza con le lenti progressive, è sostituire il cristallino con una lente trifocale», suggerisce l’oculista.
«Non solo permette di vedere bene a tutte le distanze, assicurando un’ottima visione lontana, vicina e intermedia, ma scongiura il rischio della cataratta, l’opacizzazione del cristallino che si instaura dopo i 60 anni. In questo modo, si ottiene la correzione in un colpo solo di tutti i difetti di refrazione (miopia, presbiopia e ipermetropia) e, grazie a una lente artificiale che si mantiene trasparente per tutta la vita, si risolve con grande anticipo l’annoso problema della cataratta».
Fai la tua domanda ai nostri esperti
Articolo pubblicato sul n. 17 di Starbene, in edicola e nella app dal 21 aprile 2020