Ogni giorno ci difende dai virus, certamente, ma anche da ogni altro tipo di microrganismo pericoloso col quale veniamo a contatto. E, molto spesso, vince tutte le battaglie da solo: un raffreddore che passa, un herpes labiale che se ne va, un’influenza “fatta fuori” in qualche giorno, ferite che si rimarginano anche in poche ore (soprattutto se siamo giovani). A volte neanche ce ne accorgiamo del suo incessante lavoro, altre sì perché ci sono i sintomi, fastidiosi, dolorosi, ma che in molti casi diventano persino suoi alleati, come la febbre.
Quindi fa tutto lui e noi non dobbiamo fare nulla? No, dobbiamo fare manutenzione, fargli il tagliando, come ogni macchina che si rispetti. Soprattutto prima dell’inverno, il suo grande nemico. Come? Curando che non sia sprovvisto di carburante, come le vitamine e una giusta alimentazione. Aiutandolo a mantenere i giri giusti combattendo lo stress prima che oltrepassi i livelli di guardia. Chiamando a raccolta eserciti amici che lo affianchino durante la “guerra fredda”. Facendo attività fisica su misura per lui (non tutti gli sport lo attivano), un vero elisir per il nostro antivirus bio. E, infine, dormendo.
Perché, come dice l’ultimo in ordine di pagine dei nostri superesperti, la Natura sa che riposando diventiamo più efficienti, ed è per questo che diminuisce le ore di luce e ci fa dormire un po’ di più: facciamo allora come gli orsi, che con il letargo (a noi bastano molte meno ore) sfruttano questa protezione donataci dai cicli della Terra.
La ricerca affina le sue strategie
«Stiamo facendo tante scoperte, dal Covid in poi, che insieme ad altre contribuiscono a fare luce sulle dinamiche di questo universo biologico che è il sistema immunitario, e che non finisce mai di stupirci», commenta il professor Lorenzo Dagna, primario dell’Unità di immunologia, reumatologia, allergologia e malattie rare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. Sapevamo già per esempio che il timo (vedi il riquadro in basso) è un “baby pensionato” «perché la sua involuzione inizia già a 16 anni e raggiunge il culmine attorno ai 25: adesso si aggiungono interessanti informazioni su questi meccanismi. La lotta al cancro, poi, passa sicuramente attraverso le nostre difese immunitarie, ma anche noi come persone, anche con il nostro stile di vita, possiamo dare un contributo».
La medicina non può fare tutto, anzi, a volte si deve fermare. «Al momento non esistono farmaci chiaramente in grado di attivare il sistema immunitario senza dare problemi», racconta il nostro esperto. «Intervenendo con i farmaci e le sostanze in grado di attivare il sistema immunitario senza essere selettivi rischiamo di indurre malattie anche gravi. Adesso, per esempio, nella terapia di alcuni tumori, abbiamo migliorato la selettività, e andiamo a interferire solo su quei meccanismi che alcune cellule maligne utilizzano per ingannare il sistema immunitario. Infine, il vero potenziamento delle difese lo facciamo con i vaccini, che salvano milioni di vite tutti i giorni per moltissime malattie solo fino a ieri ritenute invincibili».
Il dialogo con il cervello
I due sistemi più evoluti nella specie umana, quello immunitario e quello nervoso, si parlano in continuazione, influenzandosi a vicenda. «E lo fanno chimicamente», spiega il professor Dagna. «Prendiamo il cortisolo, un ormone che viene rilasciato in situazioni di stress: sappiamo che non solo può servire a combattere lo stress stesso, ma è potenzialmente anche in grado di ridurre l’efficienza delle difese; la riattivazione di un herpes labiale è uno dei segni inconfondibili di questo processo. Abbiamo poi scoperto che alcune malattie psichiatriche sono influenzate da alcune sostanze infiammatorie che arrivano dal sistema immunitario, non da quello nervoso: spegniamo l’infiammazione, il disturbo mentale migliorerà significativamente. Succede ad esempio nei pazienti con disturbo bipolare, dove sono stati dimostrati chiari segni di infiammazione».
Doma l’incendio e ci sarà un miglioramento netto. Insomma, la connessione fra cervello e scudo biologico umano è così profonda che si tocca con mano, soprattutto quando si dorme, come vedremo nell’ultima pagina. «Il problema è che se lo stress può peggiorare le difese immunitarie ed è associato ad un maggior rischio di ammalarsi, ancora una volta combatterlo per prevenire le malattie non è una strategia facile», spiega Dagna. «Intanto perché lo stress è un nemico di tutti i giorni e variabile per ognuno di noi nel modo in cui lo affrontiamo». Ci sono i superansiosi e gli impassibili.
Il ruolo cruciale di alcune vitamine eminerali
Cosa quindi possiamo, dobbiamo fare per aiutare la nostra fortezza anti-patogeni? «La prima cosa è stare attenti a non andare in carenza di quelle vitamine che rappresentano il carburante necessario a far muovere i nostri mezzi di difesa», sottolinea l’immunologo. «Deficit di selenio, di vitamina B12, C, D ed E e di altri oligoelementi creano delle alterazioni che possono di fatto impedire al nostro sistema immunitario di funzionare a dovere quando è chiamato a combattere. Ma ho detto carenza, accertata con degli esami del sangue prescritti dal medico. Perché la supplementazione fai da te non è mirata ed efficiente: intendiamoci, abitualmente non fa danno, ma è inutile assumere grossi quantitativi di vitamina C se il nostro organismo ne assume già a sufficienza con l’alimentazione. È inutile prenderne di più e in anticipo “perché così non mi ammalerò”».
Il surplus finirà nel wc con la nostra urina anche perché la maggior parte di queste sostanze non sono in genere tossiche alle dosi tipiche degli integratori da farmacia e, se la funzionalità renale è efficiente, le quantità in eccesso vengono eliminate. «Altro discorso vale per le persone, ad esempio i vegani, o chi segue restrizioni dietetiche importanti o per chi ha malattie che comportano il malassorbimento di alcuni nutrienti, tutti casi che a maggior ragione vanno gestiti dal medico. Per esempio, chi è intollerante al lattosio mangia pochi latticini: in questi casi è bene misurare nel sangue le dosi di vitamina D, altra sostanza preziosa per il sistema immunitario, perché potrebbe esserci una carenza».
E poi, quanti di noi si “specializzano” in certi alimenti? C’è chi mangia solo la pasta o la evita come la peste. Chi punta sulle proteine, o solo sui vegetali. Ma non è solo questione di manie: mangiamo cereali raffinati, pochi legumi, tanta carne e salumi, e poi c’è il tema delle distanze e del vero chilometro zero, della conservazione dei cibi. Dunque una carenza può essere data anche da tutto ciò. E vale la pena, non solo per il sistema immunitario, pensarci bene e fare un check del nostro stile di vita alimentare con uno specialista del campo.
I farmaci che aiutano il sistema
A parte certi farmaci, anche molto efficaci (per esempio quelli per l’herpes) che possono essere utilizzati nel prevenire la riattivazioni di alcuni virus, l’indiscusso re assoluto della farmacologia preventiva rimane il vaccino, in tutte le sue declinazioni, da quelle ormai storiche che hanno fatto sparire dalla faccia della Terra malattie gravissime a quelle più moderne, Covid in testa.
«Quando il nostro sistema immunitario incontra un antigene, cioè un “estraneo” con il quale deve interagire, le nostre cellule lo riconoscono producendo subito delle sostanze che si chiamano citochine, proteine che sono messaggeri chimici in grado di modulare e regolare la risposta immunitaria e l’infiammazione che serve a contrastare le infezioni e a riparare i tessuti danneggiati. Il vaccino quindi presenta al nostro sistema una sostanza nemica (ma attenuata o inerte) che aiuterà il soggetto nel futuro a rispondere a un vero attacco, come se avesse già incontrato il germe in questione».
Ma, ancora una volta, si tratta di terapie molto specifiche». Non esiste l’asso piglia tutto, però grazie a loro possiamo prevenire le singole malattie, quelle che la storia clinica del paziente e l’epidemiologia ci dicono che rischia di più. Però non è vero che facendo più vaccini si crei un super sistema d’allerta.
Z10, superfarmaco antitumorale
Se il timo va in pensione gli anticorpi non conoscono età. I guerrieri del sistema immunitario non finiscono di stupirci e aiutarci a difendere l’organismo: una recente scoperta nel campo è il nuovo anticorpo Z10, che sarebbe in grado di interferire con le astuzie che le cellule tumorali mettono in campo per distrarre i macrofagi, destinati a mangiarle, annullandone l’effetto e rendendoli vulnerabili; un po’ come se i sistemi anticontraerea dei jet da guerra in fase di decollo diventassero inutili.
Il timo invecchia
Anche il sistema immunitario invecchia con noi. I ricercatori, sul tema, hanno pubblicato su Nature Immunology una nuova scoperta: una causa importante di questo processo si nasconde nel timo, la ghiandola che produce gli agguerriti soldati linfociti T. Situata dietro lo sterno e davanti al cuore, col tempo si restringe e perde di funzionalità.
Difese immunitarie a tavolta
Il sistema immunitario ha delle preferenze in campo alimentare: «Ama il pesce, la carne bianca, la pasta integrale e i cibi non raffinati, la frutta e la verdura», sottolinea la professoressa Daniela Lucini. «Non ama invece gli zuccheri, i carboidrati raffinati e che hanno una lunga fermentazione a livello intestinale, favorendo i batteri cattivi. E poi soffre gli abusi, cioè l’esagerare con quantità e singole tipologie di alimenti». Ma ecco altre 3 regole d’oro a tavola.
Limitare la carne. Va bene ogni tanto, ma per le difese d’inverno è meglio puntare sulle versioni bianche e sulle proteine “green”, per esempio i legumi.
Vitamine giuste. Quelle che aiutano di più il sistema difensivo sono il gruppo B12, la C, la E e la D. Si trovano in molta frutta e verdura invernali.
Occhio al sale. «La salsa di soia, i cibi in scatola salati e l’eccesso di sale alzano la frequenza cardiaca e attivano il sistema nervoso simpatico, tenendo svegli. E se non si dorme abbastanza le difese si “stancano” e calano», spiega il professor Luigi Ferini Strambi.
Mascherine? Sì ma non troppo
Che cosa possiamo fare ancora di semplice per proteggerci dai malanni? La cosa più elementare ed efficace è usare le mascherine. Lo abbiamo imparato col Covid e funziona. Indossiamole nei luoghi affollati, perché ha senso non portarle sempre (tranne emergenze e pazienti specifici). Esponendoci a virus e batteri per certi versi prepariamo, educhiamo il sistema immunitario a riconoscere virus simili. Ecco perché finita la pandemia, quando abbiamo tolto tutte le protezioni, è aumentato il numero di casi di virosi respiratorie stagionali, perché non avevamo incontrato per mesi e mesi virus simili. E non dimentichiamoci di lavare le mani tornati a casa.
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