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Colite infettiva, ischemica o ulcerosa? Sintomi, cause e cure

Quando l’intestino si infiamma sono dolori e corse in bagno. Qui trovi le strategie da adottare per ritrovare il benessere

Foto: iStock



"Mi fa male la pancia, il mio intestino non è per niente regolare… Sarà colpa della colite”. Quante volte sentiamo qualcuno autodiagnosticarsi questo problema che, in tre sillabe, nasconde un vero e proprio mondo scientifico? «Colite è il termine che identifica un’infiammazione del colon, problema che può avere origini diverse tra cui infezioni, ischemia, disturbi autoimmuni o effetti collaterali da farmaci», afferma la dottoressa Cristina Bezzio, medico gastroenterologo presso l’Istituto Clinico Humanitas a Milano.

Ma soprattutto, attenzione: «La colite è spesso nominata in modo improprio, nel linguaggio comune, e talvolta confusa con la sindrome dell’intestino irritabile, un disturbo funzionale caratterizzato da sintomi come dolore addominale, gonfiore e alterazioni dell’alvo, senza però alcuna infiammazione o danno organico rilevabile», chiarisce l’esperta. Che ci parla delle forme più comuni e di come vanno affrontate.


Colite infettiva: sintomi, diagnosi, prevenzione

«La più diffusa è la colite infettiva, che può essere causata da virus, batteri o parassiti», spiega la dottoressa Bezzio. «Tra i virus responsabili, i più comuni sono gli adenovirus e i norovirus».

Questi, noti principalmente per causare gastroenteriti, si manifestano con sintomi che insorgono in maniera improvvisa e spesso violenta ma che, fortunatamente, tendono ad autoeliminarsi in pochi giorni. Anche i batteri possono essere causa di colite infettiva, in particolare quelli tipici delle tossinfezioni alimentari come Salmonella, Shigella e Campylobacter; il Clostridyum difficile, invece, è soprattutto pericoloso per le persone anziane, ricoverate e sottoposte a terapie antibiotiche prolungate.

Attenzione, quindi, pure ai parassiti: spesso possono provocare colite attraverso l’assunzione di acqua contaminata, un rischio comune in zone con condizioni igienico-sanitarie carenti.

«I sintomi principali della colite infettiva includono diarrea (frequentemente con tracce di sangue), febbre, gonfiore addominale e vomito.

La diagnosi si basa sul quadro clinico che si autolimita o sull’analisi delle feci, che consente di individuare il patogeno responsabile e scegliere un trattamento specifico. In generale, quello per le coliti infettive prevede una corretta idratazione del paziente per compensare la perdita di liquidi causata dalla diarrea e, se necessario, l’uso di antipiretici e analgesici per alleviare i sintomi», continua la gastroenterologa.

E per giocare d’anticipo? Occorre seguire le classiche buone abitudini d’igiene, come lavarsi le mani frequentemente, consumare cibi ben cotti ed evitare di bere acqua non sicura, soprattutto nelle aree più a rischio. «La colite infettiva, se gestita tempestivamente, non rappresenta un problema grave nei soggetti giovani e sani, e solo raramente può risultare pericolosa per gli anziani, i bambini e le persone già debilitate da altre patologie», tranquillizza l’esperta.


Colite ischemica: sintomi, cause, soluzioni

Tra le forme di colite quella ischemica è particolarmente comune nelle persone anziane: «Si verifica quando il flusso di sangue al colon viene ridotto, spesso a causa di un’ostruzione o altri problemi vascolari», afferma la dottoressa Cristina Bezzio. «Anche se colpisce principalmente gli anziani, può manifestarsi a qualsiasi età in presenza di condizioni predisponenti».

Si presenta in modo acuto, con sintomi simili a quelli della colite infettiva come dolore addominale e diarrea con sangue. Inoltre, la riduzione dell’apporto di sangue priva il colon di nutrienti essenziali, come l’ossigeno, ed è in grado di provocare una necrosi, solitamente reversibile.

Le cause più frequenti della colite ischemica includono arteriosclerosi, ipotensione, trombi oppure emboli e interventi recenti di chirurgia addominale o cardiaca, ma anche anche alcuni farmaci possono contribuire al problema: «Tra questi ci sono i vasocostrittori e gli antipertensivi che, pur non essendo controindicati in generale, possono ridurre il flusso sanguigno al colon, predisponendo il paziente a questo tipo di colite», sottolinea la gastroenterologa. «Dato che i sintomi sono simili a quelli della colite infettiva è necessaria una diagnosi differenziale».

Dopo una prima valutazione, che include la reidratazione del paziente tramite flebo e, se necessario, una terapia antibiotica, vengono eseguiti ulteriori esami: «Analisi del sangue, colonscopia, TAC addominale con mezzo di contrasto e angiografia sono utili per identificare il punto di ostruzione dell’arteria e valutare l’entità del danno», specifica la dottoressa Bezzio.

È fondamentale anche monitorare eventuali farmaci che potrebbero aver contribuito al problema e gestire i fattori di rischio vascolare. Per prevenire la colite ischemica, invece, è essenziale mantenere sotto controllo i principali fattori di rischio cardiovascolare: pressione arteriosa, colesterolo e glicemia, oltre a evitare il fumo, una delle abitudini più dannose per la circolazione.


Colite ischemica, quando serve l'intervento

«Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, la colite ischemica si risolve spontaneamente nel giro di poche settimane», rassicura l’esperta. Durante questo periodo, il paziente viene solitamente ricoverato in ospedale per ricevere un monitoraggio continuo e un’adeguata reidratazione.

Tuttavia, nei casi più gravi, può essere necessario un intervento chirurgico d’urgenza. «Si tratta però di situazioni rare: nella maggioranza dei casi, bastano idratazione e osservazione per risolvere il problema senza ricorrere alla sala operatoria», conclude la gastroenterologa.


Colite ulcerosa: puoi conviverci

La colite può anche essere di natura autoimmune: in questo caso, la più comune è la colite ulcerosa. «Caratterizzata da un’infiammazione dell’intestino, purtroppo non si guarisce e l’obiettivo delle terapie è prolungare il più possibile le fasi di remissione, ovvero quei periodi in cui l’infiammazione si attenua e i disturbi si riducono significativamente. La malattia esordisce con una diarrea cronica e associata alla presenza di sangue nelle feci. È importante, perciò, fare una corretta diagnosi e che il paziente sia indirizzato a un centro per la cura di queste malattie», spiega la dottoressa Cristina Bezzio.

Le cause precise non sono ancora del tutto note, ma si ritiene che alla base ci sia una combinazione di predisposizione genetica e fattori ambientali legati allo stile di vita occidentale, che insieme scatenano la malattia. I sintomi principali includono diarrea con sangue, urgenza frequente di evacuare e il tenesmo rettale, quella fastidiosa sensazione di non riuscire a svuotare completamente l’intestino.

«Oggi, grazie ai farmaci immunomodulanti e alle nuove terapie disponibili, è possibile gestire la malattia in modo efficace e migliorare la qualità di vita dei pazienti», continua l’esperta. Spesso però i sintomi possono causare un forte senso di imbarazzo che può limitare i rapporti personali. Per superare questo ostacolo e incoraggiare un dialogo aperto, è nata la campagna di sensibilizzazione “Voci di pancia”, promossa da Lilly con il patrocinio di AMICI Italia, IG-IBD ed EFCCA. L’iniziativa fornisce strumenti pratici per aiutare i pazienti a comunicare in modo più sereno con il proprio medico, con i familiari e anche sul luogo di lavoro, rompendo il muro di silenzio che spesso accompagna la colite ulcerosa.


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