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Insufficienza renale cronica: “Mia madre mi ha donato un rene”

Il 25 settembre 2012, a 27 anni, Giusy è nata per la seconda volta. Grazie a sua madre, che le ha donato un rene. Ecco il suo racconto

Foto: iStock



«Tutto è cominciato sei anni fa: alzandomi dal letto non sono più riuscita a infilarmi le scarpe perché avevo le caviglie gonfie. Ho pensato che forse avevo esagerato con l’allenamento in palestra o ero stata troppo a lungo in piedi. Un po’ di riposo, mi dico, e le cose si metteranno a posto. Ma non accade: ho un’infezione renale, una nefrite di cui non è chiara la causa, che ha mandato in tilt l’equilibrio idrico del mio organismo. Mio padre, che è medico, decide di farmi ricoverare agli Ospedali Riuniti di Bergamo, dove c’è un centro d’eccellenza di nefrologia.


HO DUE NEMICI DA COMBATTERE

Faccio poca pipì e aumento di peso a vista d’occhio: 12 chili nel giro di un mese. La situazione purtroppo non migliora: ho un’insufficienza renale cronica e mi mettono in dialisi. Così, dall’oggi al domani, mi ritrovo con due tubicini che mi spuntano dal petto e con il mio sangue che circola in una macchina per essere filtrato. I guai, però, non sono finiti. Dopo vari accertamenti per capire le cause della nefrite, una nuova sentenza: ho un tumore intestinale che ha alterato la funzionalità dei miei reni. I medici mi rassicurano. Io invece mi sento annientata: devo combattere contro due nemici e ho tanta paura di non farcela.


CON MIA MAMMA, IN SALA OPERATORIA

E invece, grazie alla chemioterapia, il tumore viene messo alle corde e il medico propone un trapianto. La scelta cade su mia madre: c’è compatibilità e lei è subito pronta a “ridarmi” la vita. A differenza di quel che credevo, l’idea dell’intervento non mi fa paura perché è la fine di un incubo. E così entriamo insieme in sala operatoria. Da allora sono passati 3 anni: sto bene, il legame con mia madre è ancora più forte perché mi porto dentro il suo grande dono d’amore. Ho incontrato un uomo meraviglioso e a dicembre finalmente prenderò la laurea in lettere. Ma soprattutto mi sento felice per le cose più semplici: una giornata di sole, una passeggiata, il sorriso di un bambino, una pizza con un amico. La malattia e il sostegno incondizionato della mia famiglia mi hanno reso più forte. Un traguardo che ho potuto raggiungere anche per merito di tutta l’équipe medica e infermieristica del reparto di nefrologia e dialisi in cui sono stata ricoverata: un grazie a tutti!»

Giusy Casertano, 30 anni
testimonianza raccolta da Ida Macchi


TRAPIANTI: SONO ANCORA POCHI

> Meno di 3000
Secondo i dati del Ministero della Salute nel 2014 sono stati eseguiti 2985 trapianti (261 da vivente). Ma le persone ancora in lista d’attesa sono ben 9395 (puoi controllare i numeri che vengono aggiornati ogni giorno su trapianti.sanita.it).

> Mancano i donatori
«Il problema è che l’Italia ne ha appena 21 ogni milione di abitanti (siamo fra gli ultimi in Europa), contro i 35 della Spagna (che è prima in classifica)», spiega il professor Giuseppe Remuzzi, direttore del reparto di nefrologia e dialisi degli Ospedali Riuniti di Bergamo. «A ostacolare le donazioni non è la legge, ma sono i familiari che spesso negano il consenso all’espianto degli organi».


Articolo pubblicato sul n° 50 di Starbene del 7 dicembre 2015


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