L’ultimo bollettino dell’Oms ha rivelato che ogni giorno nel mondo si registra un milione di nuovi casi di infezioni sessualmente trasmesse (Ist).
Stilata anche la classifica delle infezioni con la maggior incidenza: primo posto all’infezione da clamidia (i cui casi in italia sono raddoppiati nel giro di 6 anni), seguita a ruota da quella da gonococco, trichomonas e, insospettabilmente, dalla sifilide.
Già, perché il “mal francese”, che sino al 2010 era in costante diminuzione, ha ripreso a diffondersi a macchia d’olio: secondo i dati raccolti dallo European centre for disease prevention and control (Ecdc) nel giro di 10 anni le diagnosi sono cresciute del 70% nei Paesi dell’Unione europea, Italia compresa, tanto che all’inizio del 2017 per la prima volta l’incidenza della sifilide ha battuto quella delle infezioni da Hiv, che peraltro non mostra flessioni.
Un trend allarmante, dunque, con un’unica eccezione: i casi di condilomi genitali, il cui numero, grazie all’introduzione del vaccino anti Hpv, sta iniziando a calare. Occorre quindi proteggersi, raccomandazione valida per tutte le persone sessualmente attive che non hanno un unico partner fisso.
Perché sono in crescita
L’aumento delle Ist è legato ai cambiamenti delle abitudini sessuali degli italiani.
«Oggi c’è una minor paura delle infezioni da Hiv: l’Aids è considerata ormai una patologia archiviata, anche se in Italia si registrano ogni anno 4 mila nuove diagnosi e la fascia d’età più colpita è quella tra i 25 e i 29 anni», sottolinea la dottoressa Teresa Bini, infettivologa dell’Ospedale San Paolo di Milano.
«In causa anche la diffusione degli appuntamenti al buio, favoriti da chat e social e l’utilizzo di droghe, che mandano in fumo ogni inibizione e prudenza, per aumentare il desiderio sessuale nei party a luci rosse in voga soprattutto tra i cosiddetti msm (maschi che hanno rapporti con maschi, indipendentemente dall’orientamento sessuale)», aggiunge il dottor Marco Cusini, dermatologo e responsabile del Centro malattie sessualmente trasmesse del Policlinico Fondazione Ca Granda di Milano.
E poi c’è la scarsa informazione sulle modalità di trasmissione, problema che coinvolge soprattutto i più giovani.
Anche gli adulti sono poco informati
Tra batteri, virus, funghi e parassiti, sono più di trenta gli agenti patogeni che possono trasformare ogni rapporto non protetto in un attentato alla salute, rischio che va al top tra gli under 15.
«I giovanissimi, per una immaturità biologica, se fanno sesso non protetto e lo fanno con più partner, hanno maggiori probabilità di contrarre un’infezione», precisa il dottor Cusini.
Anche tra gli adulti, però, spesso regna la disinformazione e la poca consapevolezza dei rischi: uno studio di un gruppo di ricercatori dell’Ecdc, pubblicato su The Lancet, ha rilevato che negli ultimi anni un’infezione su 6 da Hiv riguarda gli over 50.
Non solo: «Le donne, anche se sono consapevoli della sieropositività del partner (o ne hanno il sospetto), per paura di perdere il compagno continuano ad avere rapporti non protetti. Sono poche, inoltre, quelle che decidono di sottoporsi a uno screening preventivo», aggiunge la dottoressa Bini. E così le infezioni hanno via libera.
Parola d’ordine: proteggersi
L’imperativo, invece, è non abbassare la guardia, mettendo in campo l’abc della prevenzione: chi vuole una vita sessuale libera ma serena, deve usare il preservativo, anche se si tratta di un solo rapporto.
«Non ne occorrono molti per essere contagiati: il rischio medio di infettarsi con la gonorrea è di un rapporto su due con una persona infetta, e con la sifilide di uno su tre», sottolinea il dottor Cusini.
«Le donne peraltro sono le più esposte: il liquido seminale eventualmente infetto rimane a contatto 3 giorni con le mucose della vagina e del collo dell’utero, già di per sé naturalmente recettive alle infezioni. Se si analizzano i dati divisi per sesso, il rischio di una donna di essere contagiata da un partner malato è del 60-80% per singolo rapporto, mentre per il maschio questo rischio si “riduce” al 20-30%».
Il profilattico è quindi un prezioso alleato, ma perché sia efficace va utilizzato seguendo alcune regole: «Va usato sin dall’inizio del rapporto, non pensando che i preliminari siano una fase “sicura” e che magari se non ci si spinge oltre non si rischi nulla», sottolinea la dottoressa Bini.
«Alcune infezioni, come quelle da papilloma virus, da herpes virus o la sifilide, passano dall’uno all’altro partner con il solo contatto delle zone intime. Rischio di contagio da Hiv, invece, se il partner emette microgocce di liquido seminale, come può capitare con il solo petting, e sulla pelle della partner ci sono lesioni, anche minime, che fanno da via d’entrata al virus».
«Il preservativo è indispensabile anche nei rapporti anali: ci si può infettare con germi come clamidia, papilloma, gonococco, treponema pallidum (responsabile della sifilide), ma anche con l’Hiv e l’herpes simplex, più di quel che succede con un rapporto vaginale», aggiunge la dottoressa Bini.
«La membrana anale è soggetta a microtraumi e microlesioni, possibile via d’entrata per microrganismi indesiderati».
Un’avvertenza importante: il condom non va associato a creme a base di vaselina o a baby oil: riducono la resistenza del lattice anche del 90%, mandandone in fumo la protezione. Nessun rischio, invece, se associato ai lubrificanti idrosolubili. Il profilattico, infine, va cambiato se dopo un primo rapporto se ne ha quasi subito un secondo: è un “farmaco monouso” e va utilizzato attenendosi sempre a questa modalità.
Anche il sesso orale è a rischio
Secondo l’ultimo rapporto Censis-Bayer sui nuovi comportamenti amorosi di coppie e single, il sesso orale è praticato dall’80,7% degli italiani, ma con un partner occasionale non è più sicuro di un rapporto tradizionale, come molti credono.
Al contrario: «È una via di trasmissione per la sifilide, può innescare una faringite da clamidia o da gonorrea, quest’ultima particolarmente difficile da curare», spiega il dottor Cusini. Occorre ricorrere al preservativo o al dental dam, un foglietto di lattice da usare sulla bocca a mo’ di barriera: ne esistono di aromatizzati, creati proprio per questi momenti di intimità.
I controlli periodici
Prevenzione vuol dire anche mettere in nota controlli mirati, ma non bisogna aspettare che compaiano sintomi sospetti per mettersi in moto: «Molte malattie a trasmissione sessuale hanno un andamento silente, soprattutto nel gentil sesso», sottolinea Cusini.
«L’infezione da clamidia, 6 volte più frequente nelle donne, non dà sintomi, ma nel tempo mina la fertilità. Altrettanto subdole la gonorrea e la sifilide: la prima nell’uomo si evidenzia con una secrezione dal pene giallastra e abbondante, mentre nella donna dà perdite così scarse che rischiano di essere sottovalutate. Se non trattata, la gonorrea può causare sterilità in entrambi i sessi. La sifilide nel 50% dei casi è asintomatica, oppure si manifesta con un piccolo nodulo nelle zone intime che nelle donne passa facilmente inosservato. Ma, se non si cura, può causare danni agli organi interni e/o al sistema nervoso centrale».
Non va inoltre dimenticato che ogni malattia a trasmissione sessuale ha tempi di incubazione diversi e i primi campanelli d’allarme, quando ci sono, possono manifestarsi anche a mesi di distanza da un rapporto occasionale non protetto.
«Chi è sessualmente attivo e ha (o ha avuto) più partner, dovrebbe mettere in nota uno screening preventivo rivolgendosi al proprio ginecologo, a un consultorio, a un centro per le malattie infettive o a uno di riferimento per le malattie a trasmissione sessuale, attivi nelle maggiori città italiane», consiglia la dottoressa Bini.
In molte Regioni, nei centri pubblici, tutti gli esami necessari sono a carico del Ssn e, ovviamente, sono coperti dalla privacy. Quelli da mettere in nota: «Tampone vaginale per le donne (uretrale o test sulle urine per i maschi), in grado di identificare gonorrea, clamidia e papilloma virus, ed esami del sangue per valutare se si sono contratte infezioni da clamidia, herpes genitale, treponema pallidum, Hiv, ma anche virus dell’epatite B (se non si è fatto il vaccino) e quello della C, malattie che al pari delle altre si trasmettono anche attraverso rapporti sessuali non protetti», spiega la dottoressa Bini.
I controlli, se si hanno rapporti con più partner, andrebbero ripetuti ogni sei mesi. «Esistono inoltre test rapidi “fai da te” per l’Hiv che si possono fare da soli, prelevando una piccola goccia di sangue da un dito: anche se efficaci, possono però dare dei falsi positivi. Prima di mettersi in allarme è quindi consigliabile effettuare un test di conferma in un laboratorio d’analisi con la prescrizione del medico».
Le armi utili
Per proteggersi ok anche ai vaccini. Quelli a disposizione sono: l’anti-epatite B, previsto per legge per tutti i neonati dopo il 1985, e quello contro il papilloma virus, offerto gratuitamente al 12mo anno di età, ma acquistabile a proprie spese e utilizzabile anche in età adulta, se non lo si è già fatto da adolescenti.
«Oggi è a disposizione il vaccino nonavalente che, oltre a proteggere dai virus oncogeni responsabili del tumore del collo dell’utero, offre una maggior protezione anche nei confronti di quelli responsabili dei condilomi», spiega il dottor Cusini.
Per chi ha difficoltà a usare il preservativo esiste anche una nuovissima arma per proteggersi dall’Hiv: «È la profilassi pre-esposizione (PrEp)», spiega la dottoressa Bini. «Consiste nel prendere, secondo uno schema ben preciso e prima di un rapporto a rischio, un farmaco in pillole, ognuna delle quali contiene una combinazione di due farmaci anti-Hiv (tenofovir disoproxil ed emtricitabina). Va prescritto da un infettivologo, che ne suggerisce anche le modalità d’uso, e il costo di una confezione da 30 compresse è di circa 70 €. Per poterlo assumere occorre però essere sieronegativi, non dimenticando che, anche se efficace, non protegge dalle tante altre infezioni che possono approfittare dei momenti di intimità per passare da un partner all’altro».
Checkpoint a Milano e Bologna
Avere informazioni ed effettuare test rapidi per la prevenzione e diagnosi delle malattie a trasmissione sessuale: a Milano è possibile farlo nel primo checkpoint comunale nato grazie all’impegno di diverse associazioni e aperto da pochi mesi alla Casa dei Diritti, in via De Amicis 10 (pagina Facebook Milano Check Point).
Gestito da psicologi e medici volontari, offre uno sportello dedicato ai test Hiv rapidi (ad accesso libero e gratuito), alla profilassi pre-esposizione (PrEP) al virus dell’Aids, e a screening sistematici di gonococco, clamidia, Hcv (il virus dell’epatite C) e sifilide, effettuati con la costante presenza di un’attività di counseling. In caso di diagnosi positiva, si viene indirizzati in uno dei Centri di malattie infettive, dove viene fatto un test di conferma e si avviano le terapie.
Iniziativa analoga anche a Bologna, al Blq checkpoint (blqcheckpoint.it), gestito da Plus onlus.
Quanto usiamo il preservativo
Il profilattico è la protezione più efficace nei confronti delle Ist, ma il suo utilizzo, secondo uno studio della Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss), non è molto diffuso. Ecco alcuni dati.
- 56,61%
Gli italiani che lo usano “abitualmente”, mentre il 20% lo boccia con un secco “mai”. - 9,29%
Lo usa “talvolta, a seconda delle situazioni”. - 42%
Le ragazze sotto i 25 anni che, secondo un’indagine della Società italiana di ginecologia e ostetricia, non hanno usato alcun contraccettivo durante la prima esperienza sessuale.
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Articolo pubblicato sul n. 48 di Starbene in edicola dal 12 novembre 2019