L’ha anticipato a Verissimo il marito, l’attore Claudio Amendola: “mia moglie sta malissimo”. Ma poi Francesca Neri, attrice di fama internazionale, è uscita allo scoperto dichiarando di soffrire di cistite interstiziale. Un calvario che dura da anni e che racconta nel suo nuovo libro Come carne viva (edizioni Titivillus), destinato a suscitare un’ondata di curiosità sulle caratteristiche di questa malattia ancora un po’ misconosciuta.
Perché la cistite interstiziale è diversa dalla “solita” cistite
Nonostante abbia in comune la denominazione, la cistite interstiziale non ha niente a che vedere con la comune cistite sostenuta da un’infezione batterica. «Si tratta di una disfunzione cronica delle pareti vescicali, non causata dalla presenza di germi anche se colpisce preferibilmente le donne che in età giovanile hanno sofferto di infezioni delle vie urinarie a ripetizione», spiega il professor Rocco Damiano, ordinario di urologia all’Università di Catanzaro.
«L’età di insorgenza è tra i 30 e i 50 anni, e in alcuni casi va incontro a remissione spontanea o farmacologica. L’infiammazione cronica della vescica provoca un dolore acuto, di tipo urente, che non interessa soltanto la stessa, ma coinvolge più distretti: addominale, pelvico e genitale. Bruciori e fitte, infatti, non sono localizzati solo in zona-vescica ma interessano l’osso pubico, l’area sovrapubica, il basso ventre e il pavimento pelvico, irradiandosi anche verso la schiena, a livello dell’osso sacro.
Il dolore puà essere cronico o intermittente, e peggiora sia quando la vescica si distende perché è piena, sia durante i rapporti sessuali o in concomitanza di attività sportive quali bicicletta, cyclette o attrezzi usati da seduta».
Le cause della cistite interstiziale? Un mistero
Patologia infiammatoria, la cistite interstiziale non ha ancora trovato un’origine certa. Sappiamo che è associata a un indebolimento delle pareti della vescica e a una forte infiammazione dell’epitelio che riveste le mucose. Fatto che comporta una permeabilità della vescica stessa, che è normalmente impermeabile. Anziché scorrere liberamente verso l’esterno, l’urina ristagna nello spessore della vescica, irritandola con le sostanze chimiche (come l’ammoniaca e l’acido cloridrico) in essa contenute.
«La causa di questo indebolimento è molto probabilmente riconducibile a uno squilibrio immunologico, in particolare a carico di alcune cellule, i mastociti, che si attivano in maniera cronica rilasciando molecole pro-infiammatorie», puntualizza il professor Damiano. «Va inoltre precisato che molto spesso la cistite interstiziale non si presenta da sola, ma è accompagnata da altri disturbi quali il colon irritabile (associazione riscontrata nel 30 per cento dei casi) e fibromialgia (10 per cento).
I sintomi non solo peggiorano in presenza di stress fisici e mentali, impattando molto pesantemente con la qualità della vita, ma generano essi stessi ansia e depressione, per via della difficile convivenza con un dolore cronico o semicronico».
Gli esami diagnostici
Per approdare alla diagnosi di cistite interstiziale occorre innanzitutto escludere che si è in presenza di una semplice cistite, mediante esame delle urine con urinocoltura. Se l’esito è negativo (cioè non ci sono infezioni in corso), l’urologo prescrive degli esami quali l’ecografia dell’apparato urinario, la cistoscopia e l’esame urodinamico.
«La prima consente di visualizzare l’apparato tramite una sonda a ultrasuoni», spiega il professor Damiano. «La seconda consiste nell’inserire in quel canalino chimato uretra una specie di sottilissima “penna” dotata di una fibra ottica e di una microtelecamera, mirata a ispezionare la vescica dall’interno. Il sospetto di cistite interstiziale viene confermato dalla presenza di tanti “puntini rossi” nelle pareti interne della vescica, corrispondenti a delle vere e proprie microulcere. L’esame urodinamico, grazie all’inserimento di un cateterino, permette, infine, di esaminare il flusso urinario e di vedere come si comporta la vescica quando, riempita di soluzione fisiologica, si distende (come accade quando scappa la pipì).
Terapie vecchie e nuove
Essendo la cistite interstiziale una malattia multifattoriale, anche l’approccio terapeutico non deve basarsi su un solo farmaco ma essere modulare. L’obiettivo, infatti, non è tanto quello di curare la disfunzione della vescica ma di ridurre tutta la sintomatologia dolorosa, compreso la cosiddetta urgenza minzionale, cioè lo stimolo impellente a urinare.
Allo stesso tempo vanno curati anche il colon irritabile e la fibromialgia che sono spesso associati a questa malattia infiammatoria. «Si possono utilizzare sia farmaci orali, sia farmaci topici da somministrare direttamente nella vescica, tramite un cateterino inserito nell’uretere», prosegue il professor Rocco Damiano.
«Tra i primi, sono utili gli antidepressivi triciclici, che riducono la componente neurogenica del dolore, cioè la sensibilità delle fibre nervose che irrorano la vescica. Vanno associati a farmaci antistaminici, che servono a inibire il passaggio di ammoniaca, acido cloridrico e altre molecole irritanti delle urine all’interno della vescica.
La somministrazione topica ambulatoriale, che prevede una piccola anestesia locale, prevede l’instillazione di acido ialuronico, eparina e glicosaminglicani. Ovvero un tris di sostanze tese a ricostituire, almeno in parte, l’impermeabilità della vescica che è fibrosa e contratta e, grazie a questo cocktail, ritrova un po’ di elasticità e idratazione. Si esegue una seduta alla settimana, per un ciclo di tre mesi.
Infine, tra le terapie più innovative, va annoverata la tossina botulinica di tipo A che, infiltrata con un ago sottilissimo, distende le pareti della vescica riducendo anche il fastidioso stimolo a urinare. Va ripetuta ogni tre mesi, perché l’effetto dopo un po’ svanisce». Farmaci a parte, chi soffre di cistite interstiziale dovrebbe eliminare dalla dieta tutti i cibi irritanti quali spezie, pepe, alcolici (compreso la birra), caffé e cioccolato. Inoltre, se si ha il sospetto che qualche cibo aggravi l’infiammazione, dovrebbe provare a sospenderlo e seguire per qualche mese una dieta di esclusione, in modo da godere di un maggior benessere delle vie urinarie.
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