di Margherita Monfroni
Il parto cesareo è un intervento che consente di portare alla luce un bambino attraverso un taglio chirurgico nell'addome e nell'utero della mamma. Questo tipo di intervento viene solitamente eseguito quando una nascita attraverso il canale vaginale può comportare dei rischi per la donna o per il bambino.
Nello specifico, come indicato dalle Linee guida dell'Istituto superiore di sanità, i casi in cui è necessario ricorrere al taglio cesareo sono quattro:
- quando il feto è in posizione podalica fino alla fine della gravidanza, nonostante le manovre esterne eseguite dal medico sotto controllo ecografico;
- quando la placenta copre completamente o parzialmente il passaggio del feto nel canale del parto;
- quando la madre è diabetica e il peso stimato del feto supera i quattro chili e mezzo;
- quando sussiste il pericolo di trasmissione materno-fetale di malattie infettive (infezione da Herpes simplex virus, da virus dell’epatite C e B e da Hiv/Aids).
Secondo il documento, poi, è da valutare volta per volta il caso dei parti gemellari.
Ma cosa comporta l’incisione dell’addome che avviene in concomitanza ad un parto cesareo? E come trattare la ferita e la cicatrice conseguenti a questo intervento? Lo abbiamo chiesto al professor Franz Wilhelm Baruffaldi Preis, responsabile della Chirurgia plastica e ricostruttiva dell’IRCCS Galeazzi. Ecco cosa ci ha risposto.
Come avviene il taglio cesareo?
Il taglio cesareo rappresenta una via d’accesso all’utero della futura mamma che avviene attraverso l’incisione della cute nel punto di passaggio tra pube e addome. L’incisione ha orientamento orizzontale. La lunghezza dell’incisione varia da 12 a 14 cm. Attraverso l’incisione della cute si arriva ad incidere la parete muscolare, il peritoneo e si raggiunge l’utero.
Come curare il taglio cesareo e quali sono i tempi di guarigione della ferita?
La ferita guarisce in 15 giorni. Di solito rimane un piccolo segno sottile, filiforme che inizialmente è arrossato e progressivamente tende ad assumere colore normale. La protezione con un cerotto di carta per i primi 20 giorni associata a massaggi con creme elasticizzanti per un paio di mesi di solito soluzioni sufficienti ad evitare aderenze ed ispessimento del cordone cicatriziale.
Cosa fare in caso di aderenze della cicatrice? E in caso di cheloidi?
Nel caso la cicatrice si sia stabilizzata con delle aderenze ai piani sottostanti, raramente è possibile correggere tali aderenze solo con i massaggi. Si può intervenire chirurgicamente ritagliando la cicatrice e sostituendo la vecchia cicatrice con una nuova sperando che non recidivi.
Ultimamente viene anche suggerita una correzione chirurgica alternativa che consiste nella liberazione dei tralci fibrosi (ndr. ovvero nello scollamento della cicatrice comparsa a seguito di un pregresso processo infiammatorio) con un sottile ferretto delle dimensioni di un ago da 1 mm con l’introduzione di cellule adipose prelevate da altre parti del corpo per creare una intercapedine tra la fascia muscolare ed il sottocute. Questo piccolo intervento viene eseguito in anestesia locale ed è ambulatoriale.
Nel caso si sia sviluppato un cheloide è possibile intervenire con delle infiltrazioni locali di cortisone che riducono lo spessore del tessuto fibroso e l’infiammazione.
Dal punto di vista estetico, è possibile cancellare o attenuare la cicatrice da taglio cesareo?
Quando la cicatrice risulta visibile per l’aspetto arrossato si può normalizzare il colore mantenendo una compressione con cerotti di silicone specifici per la cura della cicatrice. La compressione deve essere mantenuta per 6/8 ore al giorno per un paio di mesi.
Il cerotto di silicone è anche in grado di appiattire la cicatrice soprattutto quando la cicatrice ha assunto aspetto ipertrofico ma non ancora cheloideo.