Cicatrici ipertrofiche: cosa sono, le cause, i rimedi

Dopo un trauma, la pelle può guarire in maniera anomala e può formarsi una cicatrice “esagerata”, capace di determinare disagio estetico ma anche problemi funzionali. Ecco cosa fare e come prevenire



Se per Jovanotti sono “un autografo di Dio”, ricordo di un’esperienza vissuta, per molte persone le cicatrici hanno ben poco di poetico e rappresentano un inestetismo imbarazzante, che crea disagio nell’interazione con gli altri. In generale, la cicatrice è il processo naturale che la pelle mette in atto per “ricucirsi” dopo ferite, ustioni, tagli chirurgici o infiammazioni cutanee, compresa l’acne.

«Rispetto alle cicatrici immature, dove il processo di riparazione della pelle è in fase attiva subito dopo un trauma e può richiedere anche 8-10 mesi per completarsi, quelle ipertrofiche si riconoscono per alcune caratteristiche distintive», spiega il dottor Lamberto Zocchi, specialista in Dermatologia di Humanitas Medical Care Lingotto di Torino. Si tratta di lesioni in rilievo, rossastre, spesso pruriginose o dolenti, che vanno diversificate dai cosiddetti cheloidi, altre cicatrici anomale ma con bordi più estesi e accrescimenti più aggressivi. «Mentre nelle cicatrici ipertrofiche la rigenerazione tissutale non supera mai l’area geometrica in cui è avvenuto il traumatismo, nei cheloidi questi margini vengono sempre oltrepassati», descrive l’esperto.

Quali sono le cause delle cicatrici ipertrofiche

Il fatto che la pelle guarisca in modo anomalo può dipendere da diversi fattori, a partire dalla predisposizione genetica. «Per esempio, in base a una semplice analisi epidemiologica, sappiamo come le cicatrici ipertrofiche siano più frequenti nella popolazione africana e asiatica, ma può esserci anche una predisposizione più individuale», illustra il dottor Zocchi.

«Paradossalmente, poi, sono più “delicati” i soggetti giovani, dove al contrario ci aspetteremmo una riparazione cutanea più efficiente. Ebbene, questa capacità di rigenerare molto rapidamente i tessuti può essere controproducente, determinando talvolta una cicatrizzazione più intensa, appunto ipertrofica, che risulta invece più rara dopo i 50-55 anni, quando i meccanismi biologici sono più moderati».

Forse c’entrano anche gli ormoni: basti pensare alla gravidanza, che comporta una vera e propria tempesta ormonale e dove le donne presentano una tendenza generale a cicatrizzare peggio rispetto al periodo pre o post-gravidico.

A volte c’entra l’ipertensione

Alcune evidenze scientifiche additano anche l’ipertensione vascolare come fattore esacerbante, perché oggi sappiamo che il processo biologico che porta alla cicatrizzazione ipertrofica o cheloidale è dovuto principalmente a una disfunzione dell’endotelio vascolare.

«Si tratta di quelle cellule che caratterizzano lo strato interno dei vasi sanguigni», descrive il dermatologo. «Se per colpa dell’ipertensione queste cellule ricevono una stimolazione paradossa, aumenta la produzione di mediatori dell’infiammazione che possono disturbare il naturale processo biologico della guarigione».

Quali sono le conseguenze delle cicatrici ipertrofiche

Al di là del disagio estetico, che non va mai sottovalutato, perché può essere davvero impattante, le cicatrici ipertrofiche possono determinare anche problematiche funzionali. «Pensiamo alle cicatrici che compaiono nella sede di un intervento chirurgico ortopedico», evidenzia il dottor Zocchi. «Un’eventuale risposta anomala durante la guarigione delle ferite può determinare contratture tali da richiedere un nuovo intervento, necessario per “sbrigliare” la vecchia cicatrice e consentire un maggiore range di mobilità dell’arto».

Lo stesso vale per le cicatrici che compaiono dopo una grande ustione, per esempio a livello del petto, dove una cicatrizzazione errata può comportare una respirazione difficoltosa. «A seconda della zona del corpo, le conseguenze possono essere diverse e molteplici», tiene a precisare l’esperto.

Come si prevengono le cicatrici ipertrofiche

Che fare? Il primo passo è agire di prevenzione: ciò significa che, dopo un eventuale traumatismo e in particolare nelle prime tre settimane, è fondamentale favorire una corretta guarigione della ferita, ponendo le basi per una corretta cicatrizzazione. «Il proprio medico curante saprà consigliare i giusti accorgimenti da adottare, che a grandi linee consistono nel mantenere pulita e idratata la ferita, ma anche nell’evitare i bagni caldi, la sudorazione eccessiva e un’esagerata mobilizzazione di quella zona», elenca il dottor Zocchi.

«Meglio evitare anche i massaggi troppo precoci o intensi, a meno che non vengano consigliati da uno specialista. Le cellule, infatti, sono dotate di meccanocettori, speciali recettori sensoriali che possono interpretare un’eventuale manipolazione come una sorta di stress meccanico dovuto al fatto che la cicatrice non è sufficientemente distesa. A quel punto, per alleviare la presunta tensione, si attiva un processo biologico per creare più tessuto cicatriziale, in realtà non necessario».

Se poi ci accorgiamo che la cicatrice immatura inizia a sviluppare contratture anomale o presenta un arrossamento eccessivo, vale la pena rivolgersi tempestivamente a un dermatologo per approfondire e ottimizzare la guarigione.

Come si trattano le cicatrici ipertrofiche

Se possibile, le cicatrici ipertrofiche andrebbero trattate inizialmente tramite un percorso più conservativo, riservando un’eventuale chirurgia solamente ai casi più resistenti e selezionati. «Di solito vengono utilizzati dei cerotti a base di cortisone da applicare sulla cicatrice per rimodellarla e frenare il processo biologico che sta portando all’eccessiva produzione di tessuto», riferisce il dottor Zocchi. «Oppure si può ricorrere a cerotti o gel a base di silicone, che aiutano a riallineare e mantenere idratata la superficie della cicatrice ipertrofica, favorendone un appianamento naturale. In genere, questi prodotti vanno utilizzati per almeno tre mesi e devono restare il più possibile a contatto con la pelle, cambiandoli ogni 24-48 ore».

In altri casi, si può ricorrere a infiltrazioni locali di cortisone, più valide ed efficaci, ma con un profilo di sicurezza minore per via della possibile atrofia che possono portare, oppure ci si può affidare a trattamenti laser. «Solo quando tutti questi metodi non sono risolutivi, si può valutare di trattare chirurgicamente la cicatrice ipertrofica, anche se l’esito finale non è mai scontato, perché le recidive sono frequenti», conclude il dottor Zocchi. «È sempre bene trovare con lo specialista la soluzione personalizzata più idonea, in base alla cicatrice, alla sua localizzazione e alle peculiarità del singolo paziente».


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