Celiachia o sensibilità al glutine vengono spesso confuse, ma si tratta di problemi completamente diversi. Ecco la loro carta d’identità.
I sintomi e gli effetti sulla salute
La celiachia (o intolleranza al glutine) è una patologia importante che interessa l’1% della popolazione e che, se non viene diagnosticata, porta a un danno d’organo irreversibile, poiché danneggia i villi della parete intestinale causando malassorbimento dei nutrienti e disfunzioni a catena. Questo avviene perché le gliadine del glutine si legano alle transglutaminasi tissutali (proteine presenti nella parete intestinale) formando una coppia stabile.
Quando gli anticorpi di chi è celiaco si scagliano contro le gliadine aggrediscono così anche le transglutaminasi dell’intestino, portando a un pericoloso appiattimento dei villi. Tant’è che nei bambini la celiachia porta a perdita di peso e ritardi nell’accrescimento, mentre gli adulti manifestano disturbi gastrointestinali (dispepsia, gonfiore, tensione e dolore addominale, eruttazione, diarrea), dimagrimento, emicrania e stanchezza post-prandiale.
A volte può comparire persino la dermatite. Meno grave è la sensibilità al glutine che riguarda dal 3 al 6% degli italiani. Non coinvolgendo gli anticorpi a livello sistemico, causa problemi di salute più blandi della celiachia, quali pancia gonfia, dolori addominali, cattiva digestione, irregolarità intestinale, spossatezza e la cosiddetta foggy mind (mente annebbiata), con difficoltà di concentrazione e di apprendimento.
Celiachia e sensibilità al glutine, la diagnosi
Essendo differenti, la celiachia e la sensibilità al glutine hanno modalità di diagnosi diverse. Nel primo caso occorre ricercare nel sangue i parametri che attestino l’intolleranza, cioè gli anticorpi specifici della celiachia: antiendomisio e antitransglutaminasi, nonché la concentrazione totale di IgA perché, se queste immunoglobuline sono basse, il paziente può risultare negativo pur essendo celiaco.
Per quanto riguarda la gluten sensitivity, invece, gli esperti riuniti nel 2013 alla Consensus Conference di Salerno hanno stabilito che non esistono dei marker, cioè dei parametri biochimici attendibili, per fare diagnosi. Tutti i test diagnostici in commercio, dal Vega Test agli esami leucocitotossici sul sangue (che osservano la reazione dei leucociti quando entrano in contatto con l’estratto di glutine), sono totalmente inaffidabili e perciò inutili. L’unico modo per capire se una persona è realmente sensibile al glutine è farle seguire una dieta di esclusione.
Celiachia e sensibilità al glutine, come si curano
Per la celiachia consiste nell’eliminare il glutine per tutta la vita, mentre diverso è il discorso per la sensibilità. «In uno studio condotto nel 2017 su 12 bambini che presentavano sensibilità al glutine, coordinato da me e dalla dottoressa Patrizia Alvisi dell’Unità di Gastroenterologia pediatrica dell’Ospedale Maggiore di Bologna, abbiamo constatato che in alcuni casi è possibile eliminare questa sensibilità e rieducare l’organismo ad “accettare” il glutine», spiega il professor Spisni.
«Abbiamo fatto seguire ai bambini una dieta gluten free per tre mesi, durante i quali effettivamente stavano meglio e non lamentavano più mal di pancia. Dopodiché, abbiamo provato a reintrodurlo gradualmente, a piccole dosi: prima un biscotto, poi 30 g di pasta al giorno fino ad arrivare, nell’arco di un mese, a una dieta normale. Come da noi pubblicato sull’International Journal of Science and Nutrition, con questo metodo in 1 caso su 12 è stato possibile far regredire la sensibilità fino a farla scomparire del tutto». Vale, quindi, la pena di tentare una prova.
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