Cardiopatie, il sesso fa bene al cuore. Il nemico più grande? Lo stress
Una buona sessualità combatte il più acerrimo nemico del cuore, lo stress. Nel suo libro un cardiologo ci fa scoprire che ruolo hanno il piacere, ma anche il lavoro, la noia e il riposo sul muscolo più importante di tutti
"Il paziente dice di respirare male e di sentire delle extrasistoli. «Da quanto tempo non fa l’amore?», gli chiedo, mentre cerco le arterie femorali rovistando nell’inguine, per accertarmi che non abbia un restringimento dell’aorta. «Non saprei», risponde. «Più di un mese?», domando palpando il fegato e guardando le giugulari. «Oh sì, molto di più». Poi esclama: «Ma perché me lo chiede?». Perché l’amore è un farmaco per spirito e corpo”.
Inizia così il capitolo “Cardiopatie da stress”, del libro Nel cuore degli altri (Aboca Edizioni, 20 €) di Gabriele Bronzetti, cardiologo dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, oggi professore universitario ma già barista, cameriere, perito agrario e poi scrittore. Bronzetti racconta la medicina usando il linguaggio affascinante dell’arte e del cinema, della musica e della letteratura. Con lui abbiamo parlato delle cose che fanno bene e male al cuore, focalizzandoci su uno dei più acerrimi nemici del nostro muscolo nobile: lo stress.
Uno spot recitava: fare all’amore fa bene all’amore...
Fa bene al cuore. Il sesso, la sua frequenza e qualità sono i fondamentali in cardiologia. Un mio vecchio maestro diceva che un rapporto sessuale equivale a fare tre piani di scale, che è un ottimo esercizio aerobico, un vero test da sforzo. Però l’amore bisogna farlo con gratificazione, non meccanicamente, altrimenti non funziona come cardioprotettore. Quello coinvolgente è benefico, mentre quello ripetitivo, “dovuto” consiste solo in calorie bruciate.
Se fai l’amore bene e spesso, con la persona giusta, vuol dire che sei sano anche dal punto di vista cardiovascolare, che non hai malattie croniche non ancora diagnosticate. Se è ricambiato è curativo, fa esplodere le endorfine, gli ormoni del benessere, creando un circolo virtuoso di salute cardiovascolare e non solo. E poi, lo dice la psicanalisi, la libido che non trova sfogo deve accumularsi da qualche parte, e dove se non nel cuore, visto che in letteratura si parla, non a caso, di pene d’amore.
Nel suo libro cita Eyes Wide Shut di Kubrick: cosa c’entra con stress e amore?
Tom Cruise nel film interpreta un medico affetto da superlavoro, che trascura la moglie in una coppia dove aleggia una possibile relazione extraconiugale. Tradire è rischioso, ma tradiamo prima noi stessi vivendo male, lavorando troppo, trascurando chi ci ama. Per questo Nicole Kidman al termine del film dice al marito: «C’è una cosa molto importante che noi dobbiamo fare prima possibile». Un invito diretto a fare l’amore e, probabilmente così, a salvare la coppia e non solo.
E se Tom Cruise o lei avessero tradito? Ci sono andati vicino...
Tradire è adrenalinico, eccitante. Fa bene al cuore? Ni. Bisogna vedere se sfocia in amore ricambiato e, oltre a essere stimolante sotto molti punti di vista, dia anche serenità. Dunque bisogna chiedersi, in un bilancio cardiologico finale, se la storia extra appaga di più la sfera emotiva o prevalgono, per esempio, i sensi di colpa, le bugie con il loro peso, i continui sotterfugi per vedersi. Che stress allora.
Lei punta il dito sul superlavoro come fattore di rischio...
Lavorare troppo accorcia la vita, è dimostrato scientificamente. Gli inglesi chiamano l’eccesso di lavoro workaholism e burnout, termini che definiscono quelle persone che non sanno più distinguere fra efficienza e autolesionismo. I giapponesi parlano di karoshi per definire la fine improvvisa di chi si brucia di super impegni e si spegne in un infarto. E sono i primi che oggi, dopo aver lavorato per decenni venti ore al giorno, rimettono in discussione questo malsano stile di vita.
Gli insulti ripetuti dello stress, come l’ipertensione, sono colpi di scalpello alle carotidi e alle coronarie, ferite che portano a un processo che, utilizzando il calcio e il colesterolo, forma quelle placche ateromatose che un giorno potranno occludere le vie del sangue.
Però ci sono persone che lavorano tanto, sono felici e vivono benissimo: rischiano anche loro?
No, perché il farmaco “antiaggregante” per il lavoro sono la qualità dello stesso e la soddisfazione finale, che impediscono allo stress di fiaccare il cuore. Prenda questa intervista: abbiamo dovuto rimandarla perché dovevo occuparmi di un neonato con un grave problema cardiaco. Mi hanno chiamato all’alba e per sette ore ho lottato per salvare la vita al piccolino.
Uno stress importante: in teoria il mio cuore dovrebbe risultare ammaccato da questo episodio, ma la partita è finita pari e patta perché il bimbo è fuori pericolo e la soddisfazione di vedere i suoi genitori rinati ha cancellato fatica e stress. Dunque la qualità del lavoro, la gratificazione che dà sono veri e propri antidoti per le fatiche eccessive.
Insomma, la qualità è cardiotonica.
Anche l’ambiente lavorativo e i buoni rapporti con i colleghi. Uno studio svedese ha dimostrato che non avere fiducia nei propri superiori, anche se non c’è mobbing, aumenta il rischio di infarto nei dipendenti. Il cuore soffre anche se non si è considerati, sul lavoro come in coppia. E non fa differenze di genere: chiedetelo alle tante donne in un ambiente lavorativo maschile ostile.
C’è un altro antidoto per lo stress da lavoro?
Riposare. Non è facoltativo, non è un hobby, dovrebbe essere obbligatorio. Un dovere fisiologico disatteso da tanti. Il cuore che non riposa si sfianca. Come nella cardiomiopatia ipertrofica, una malattia genetica che colpisce una persona su 500: consiste proprio nella incapacità del cuore di riposarsi. In questi casi il difetto genetico coinvolge la miosina, una proteina contrattile del miocardio che dovrebbe spegnersi per far rilassare il muscolo, e che invece risulta sempre attiva, trasformando il cuore in un organo troppo grosso e asfittico.
Più ci si riposa meglio è?
Il cuore non ama gli eccessi e il troppo “dolce far nulla” porta alla noia, che è l’altra faccia negativa della medaglia cardiaca con il superlavoro. Esiste infatti uno stress positivo, che ci stimola e che, se evitato, non fa bene, proprio perché il cuore si può spezzare anche a colpi di noia. Io la chiamo schizocardia, ispirandomi al film Shining, dove Jack Nicholson, custode di un luogo sperduto, a un certo punto impazzisce dalla noia. È una parabola che porta agli estremi gli effetti dell’immobilità mentale e fisica.
Alla fine, quindi, la mente domina il cuore.
Esistono delle connessioni neurormonali fra cuore e cervello. Quest’ultimo manda due tipi di segnali al muscolo cardiaco: chimici e nervosi. I nervi però, come degli innesti botanici, mettono radici nel cuore, trasmettendogli direttamente il piacere, ma anche lo stress.
La paura fa lo stesso effetto?
Un forte spavento, come quello di trovarsi in una situazione di pericolo di vita, nelle persone predisposte geneticamente, può avere lo stesso effetto della placca coronarica di colesterolo che si rompe e che causa un infarto. Questo spiega molti decessi descritti dalla cronaca.
Mettiamo in pausa lo scrittore e sentiamo, infine il medico puro: i suoi consigli di prevenzione?
Il paziente dell’introduzione che non fa l'amore andava in bicicletta prima di diventare sedentario: devo convincerlo a trovare almeno mezz’ora al giorno per farsi un giro su due ruote o camminare (veloce) quei 30 minuti che allargano le arterie e allungano la vita. E poi più scale e meno sale. A tavola pochi grassi (controllate pressione e colesterolo LDL) e occhio al sovrappeso, che fa sinergia con lo stress. Aggiungete un riposino fra i 5 e i 20 minuti quando potete. Circondatevi di persone positive al lavoro e non. E in coppia parlate tanto, non nascondete la polvere sotto il tappeto e usate più che potete il meraviglioso linguaggio cardiotonico del sesso.
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