Perché la Candida non è prova di infedeltà: sintomi e cure

L’infezione non è la prova di infedeltà. Questo fungo vive nel nostro organismo, può proliferare e causare disturbi che ricorrono come un’allergia periodica. Perché il segreto della micosi più tenace è lo scudo biologico che riesce a costruirsi, complici i nostri errori. Che possiamo evitare così



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La Candida è una delle tre infezioni vaginali più diffuse, ma è anche una delle cause di litigio di coppia più frequenti. Perché, erroneamente, la si considera ancora una malattia a trasmissione sessuale, quando non lo è (allo stato fisiologico è uno degli ospiti del nostro mondo fatto di microrganismi in equilibrio) e il rapporto intimo, di solito, enfatizza un’infezione che c’era già.

«La trasmissione sessuale è poco significativa rispetto ad altre forme di infezioni genitali», spiega Ludovica Bartiromo, specialista in Ginecologia e Ostetricia presso l’Unità di Ginecologia e Ostetricia IRCCS Ospedale San Raffaele (Mi). «Le persone maggiormente esposte sono quelle sottoposte a stress, i diabetici o coloro che assumono in modo protratto antibiotici e corticosteroidi, che alterano la normale flora batterica».

Dunque smettiamo di pensare a questo fungo come una “prova di infedeltà” e preoccupiamoci di non trasformarlo, da innocuo commensale del nostro microbiota, in un tenace nemico che nel tempo si comporta come un’allergia, tornando spesso e provocando sempre maggior fastidio.


La Candida, quindi, è una malattia?

No. È un fungo presente in ognuno di noi in minime quantità: tutti l’abbiamo, dalla nascita in poi, uomini e donne. Fa parte delle popolazioni di microrganismi che abitano il nostro corpo, definite microbiomi. Si trova in bocca, nell’intestino, sulla pelle, sul volto, nei genitali, persino sulle unghie. Come spora, che è la sua fase biologica di base, è asintomatica, innocua e non dà segno di sé.


Quando lo diventa?

Diventa patogena, e causa fastidiose infiammazioni, quando si moltiplica a dismisura e assume la forma attiva (ifa). Allora può attaccare la mucosa della bocca, quelle respiratorie, l’intestino, l’apparato genitale maschile e femminile, in particolare vulva e vagina, che è la zona dell'infezione più diffusa. Si parla, allora, di candidiasi o candidosi.


Quali sono i sintomi tipici?

La candidiasi vulvovaginale acuta provoca innanzitutto prurito, che si manifesta in modo rapido, accompagnato da rossore e gonfiore (eritema ed edema) dei genitali esterni, insieme a perdite vaginali bianche e dense, simili a ricotta. Può essere associata a bruciore e dolore superficiale. Negli uomini provoca prurito sul glande e la formazione di puntini rossi.


Come si cura la candidiasi acuta?

Di solito con terapie locali di 7-10 giorni. Si usano creme vaginali e ovuli antifungini in combinazione, e deve curarsi in parallelo anche il partner. Consigliabile anche un’integrazione per via orale a base di lattobacilli probiotici, per riequilibrare la flora batterica sia intestinale sia locale. Particolarmente efficaci in questi casi le famiglie di lattobacilli come l’acidophilus, il casei e il rhamnosus. Durata e scelta del mix giusto vengono decise dal ginecologo.


Quando il problema diventa ciclico e quindi recidivante?

Se la candidiasi si ripresenta per 4 o più episodi l’anno. In questi casi il sintomo principale non è il prurito (che è meno intenso), anche le perdite bianche sono meno pronunciate, ma semmai bruciore e dolore che possono diventare importanti, specialmente durante i rapporti.


Perché si può paragonare questa infezione a un’allergia?

La forma recidivante è caratterizzata da una risposta eccessiva, di tipo immunoallergico (come succede per esempio, nelle riniti da fieno o nell’asma), a una quantità di antigeni della Candida che altrimenti non causerebbero alcun problema. In caso di immunodepressione grave può dare serie infezioni sistemiche, che interessano cioè tutto il corpo.


Perché può continuare a tornare ed essere sempre più fastidiosa?

Questo germe, normalmente silente, in presenza di fattori scatenanti, quali gli antibiotici, ma anche le diete ricche di lieviti e zuccheri del tipo glucosio, o i rapporti se il muscolo che circonda la vagina è contratto, passa dalla spora alla forma attiva, vegetativa, molto virulenta, chiamata “ifa”, causando sempre nuove infezioni. In generale poi, tutte le situazioni o malattie che debilitano l’organismo o abbassano le difese immunitarie possono predisporre alla candidosi.


Quanto conta il sesso?

Il rapporto sessuale, soprattutto se l’infezione è concentrata in area vulvare, è un primo fattore scatenante. Quando per vari motivi si creano microabrasioni all’entrata della vagina (per esempio, in caso di insufficiente lubrificazione vaginale o di contrazione eccessiva dei muscoli del pavimento pelvico), si favorisce il contatto tra quantità anche minime di Candida e il sistema immunitario, scatenando una reazione infiammatoria progressivamente più rapida e grave. Per ridurre il rischio è consigliabile usare sempre il profilattico; se si ha un partner stabile, estendere anche lui la cura per evitare reinfezioni successive (anche i rapporti orali e orogenitali possono trasmetterla) e astenersi dal sesso in fase acuta.


Ma perché diventa così difficile da vincere?

Il secondo fattore che favorisce le recidive, specialmente a livello vaginale (in questo caso si parla più propriamente di vaginite), è la tendenza della Candida a creare un biofilm patogeno extracellulare, ossia una comunità batterica protetta da una rete di proteine e zuccheri, che rende i germi quasi inattaccabili dagli antibiotici, ma anche dalle difese immunitarie. La Candida si crea dunque una sorta di proprio scudo difensivo e resistente.


Come si cura la forma resistente?

In caso di infezioni recidivanti è raccomandabile intraprendere una terapia per via orale oltre che locale, mediante l’utilizzo di fluconazolo 150 mg, a cadenza settimanale per circa 6 mesi, trattando anche il partner. Se particolarmente sintomatiche, possono essere impiegati anche farmaci modulatori del dolore, come la palmitoiletanolamide, che riducono l’iperattività delle cellule di difesa (mastociti), nonché probiotici per via orale, ed eventualmente vaginali, per rinforzare la flora batterica e riequilibrare il microambiente della vagina.

Se è necessario intraprendere una terapia antibiotica, e la donna ha già avuto vaginiti da Candida, è bene assumere in parallelo un antimicotico per bocca (per esempio fluconazolo o itraconazolo, a dosi personalizzate) insieme ai probiotici per ridurre il rischio di recidive. Occorre però limitare gli antibiotici ai casi di assoluta necessità, perché si tratta di farmaci potenti, i cui effetti negativi (oltre che curativi) possono farsi sentire a lungo.


La Candida è contagiosa: come si trasmette?

Può trasmettersi principalmente tramite l’uso condiviso di materiale intimo come asciugamani o biancheria, utilizzati da persone che già hanno l’infezione in corso.


Si può prevenire cambiando dieta?

Per prevenire le recidive consiglio una dieta priva di lieviti naturali e artificiali, di zuccheri del tipo glucosio, limitando latte e derivati, mantenendo la migliore regolarità intestinale (il medico può prescrivere integratori a base di fibra anti-stipsi o lassativi mirati, al bisogno e a cicli ben determinati).


Altri accorgimenti?

Proteggere la delicata mucosa vestibolare già infiammata anche dal punto di vista del vestiario: preferire i leggings morbidi ai pantaloni attillati, evitare la cyclette o lo spinning, non usare abbigliamento intimo sintetico ma indossare biancheria in cotone o in fibroina di seta medicata.


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