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Bruciore alla coscia: che cos’è la meralgia parestesica

Può capitare di avvertire formicolio, intorpidimento e dolore bruciante nella parte esterna della coscia. Fra le possibili cause c’è meralgia parestesica, neuropatia benigna, che si risolve spontaneamente

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Dietro una sensazione di dolore, intorpidimento e formicolio che interessa la parte laterale della coscia potrebbe nascondersi la meralgia parestesica, una terminologia complicata che descrive una condizione piuttosto rara a carico del nervo cutaneo femorale (o nervo cutaneo laterale della coscia), che innerva la pelle della coscia e parte della natica: «In genere, i nervi possono assolvere a funzioni sensoriali, motorie o miste, a seconda che controllino la sensibilità, i muscoli oppure entrambi in una determinata area del corpo», descrive il dottor Luca Serra, specialista in Neurochirurgia a Villa Tiberia Hospital, Roma. «Il nervo cutaneo laterale della coscia è un nervo sensitivo, per cui le neuropatie che lo coinvolgono alterano solamente le sensazioni percepite a livello della cute, senza compromettere le capacità motorie».


Quali sono i sintomi della meralgia parestesica

I sintomi sono contenuti nel nome. Dal greco antico “meros” (coscia) e “algos” (dolore), la meralgia parestesica è caratterizzata tipicamente da un senso di sofferenza – spesso intensa e bruciante – nella parte esterna della coscia, pressoché fino al ginocchio. «Ma il dolore non è l’unico sintomo, perché può essere accompagnato da formicolio, intorpidimento e riduzione della sensibilità cutanea, che tendono ad aggravarsi quando si cammina o si staziona a lungo in piedi», spiega il dottor Serra.


Come si arriva alla diagnosi

La raccolta della storia clinica e un attento esame obiettivo consentono al medico di porre una diagnosi differenziale, perché la sintomatologia della meralgia parestesica può essere comune anche ad altre patologie, ben più frequenti, come sciatalgia, neuropatia lombosacrale diabetica, discopatia degenerativa o spondilolisi.

«Esiste poi una manovra diagnostica che consente di confermare il problema: si tratta del test di compressione pelvica, dove il paziente si sdraia sul lato sano, mentre il medico applica una pressione verso il basso sul bacino, dal lato sintomatico, per circa un minuto», racconta l’esperto. «Il test viene considerato positivo se è in grado di alleviare la sintomatologia. È un po’ come accade quando ci massaggiamo un gomito dolorante dopo un urto, trovando sollievo temporaneo». Non risultano utili, invece, radiografie, Tac o risonanze magnetiche, che possono escludere altre patologie alla base del dolore, ma non confermano la meralgia parestesica, “invisibile” nelle indagini radiologiche.


Quali sono le cause

A causare la meralgia parestesica è l’intrappolamento del nervo cutaneo laterale della coscia, che può comprimersi per svariati fattori, come il frequente utilizzo di abiti stretti, una condizione di obesità, lo stato di gravidanza, traumi locali oppure patologie metaboliche quali il diabete mellito o l’ipotiroidismo. «In generale, è più comune nelle donne rispetto agli uomini e si verifica spesso dopo i 40-50 anni, anche se può colpire a qualsiasi età», tiene a precisare l’esperto.


Come si tratta meralgia parestesica

Nella maggior parte dei casi, la meralgia parestesica è una patologia benigna che si risolve spontaneamente nell’arco di pochi giorni rispettando qualche piccolo accorgimento. «Così come un piede dolorante trova sollievo se abbandoniamo le scarpe troppo strette, allo stesso modo la sintomatologia della meralgia parestesica può allentarsi se dismettiamo gli abiti attillati o i pantaloni slim-fit, ma anche se perdiamo i chili di troppo», suggerisce il dottor Serra. «Dopo un trauma locale, invece, gli impacchi con il ghiaccio possono aiutare, mentre solo in rari casi è necessario ricorrere a degli antinfiammatori sistemici oppure a infiltrazioni locali di cortisonici».

Attenzione, invece, se il problema persiste per settimane: «Come in tutte le forme di dolore che non si risolvono, può esistere un legame con il tono dell’umore, che tende verso il basso, e può rendersi necessario il ricorso a blandi antidepressivi. Ci sono persone, infatti, che sono letteralmente ossessionate dal formicolio in una certa parte del corpo, fino a trasformarla in una fissazione, per cui non va escluso un consulto neurologico». È rarissimo, invece, che sia necessario ricorrere alla chirurgia, che può essere presa in considerazione nei casi refrattari cronici, dove non si ottiene risposta con altri trattamenti: «A quel punto si può utilizzare una radiofrequenza pulsata, che cerca di resettare il meccanismo con cui il nervo raccoglie la sensibilità in quella specifica zona del corpo, fino alla decompressione del nervo», conclude l’esperto.


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