È una delle malattie più comuni a carico dell’apparato respiratorio: come suggerisce il nome, la bronchite è una condizione medica che coinvolge i bronchi, cioè i due canali che trasportano l’aria inspirata fino ai polmoni. «È importante distinguere la forma acuta da quella cronica, perché si tratta di patologie che hanno modalità di presentazione, insorgenza, prognosi e terapia molto diverse fra loro», spiega il professor Fabrizio Luppi, direttore della Struttura complessa di Pneumologia della Fondazione IRCCS San Gerardo Dei Tintori di Monza.
Cos’è la bronchite acuta
Nella sua forma acuta, la bronchite è un processo infiammatorio che riguarda la trachea e le vie aeree. «Il più delle volte, la causa è un’infezione di origine virale, come un banale raffreddore oppure l’influenza stagionale, ma ci sono batteri che possono scatenare il medesimo disturbo, seppure più raramente», tiene a precisare il professor Luppi. «La bronchite acuta si caratterizza per la presenza di tosse, talvolta associata a catarro, e nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente nell’arco di 2-3 settimane, per cui la prognosi è benigna».
Perché alcune persone si ammalano spesso di bronchite? «Esiste una predisposizione individuale: alcuni pazienti presentano patologie croniche che determinano uno stato di immunodepressione e questo giustifica la maggiore suscettibilità alle infezioni virali, potenzialmente gravi. In altri casi, invece, le motivazioni non sono ancora chiare, ma è possibile che la genetica giochi un ruolo chiave».
Cos’è la bronchite cronica
Tosse con catarro e fatica a respirare sono i sintomi della bronchite cronica, la cui denominazione corretta è broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), una patologia che porta a un progressivo declino della funzione ventilatoria, a un’evidente riduzione dell’efficienza fisica e, in molti casi, a un’insufficienza respiratoria: all’inizio, per esempio, si avverte affanno salendo le scale, ma con il tempo la situazione può aggravarsi e la fatica a respirare (dispnea in gergo medico) compare per sforzi di minore entità, fino a quando diventa complicato salire pochi gradini, fare una breve passeggiata o allacciarsi le scarpe.
«Oggigiorno, la BPCO rappresenta la terza causa di morte, subito dopo i tumori e le malattie cardiovascolari», riferisce l’esperto. «Il principale fattore di rischio è il fumo di sigaretta, che causa un’irritazione costante dei bronchi, ma recenti evidenze scientifiche hanno osservato una correlazione anche con l’inquinamento ambientale».
Di certo conta anche la genetica: «A parità di sigarette fumate, il 30-40 per cento dei fumatori non sviluppa BPCO. Significa che la predisposizione individuale ha un peso rilevante».
Solitamente, la broncopneumopatia cronica ostruttiva si associa a comorbilità extra-polmonari, dovute allo stato infiammatorio che “fuoriesce” dai bronchi e apre facilmente la strada ad altre condizioni cliniche, come scompenso cardiaco, diabete o riduzione del tono muscolare.
Come si diagnostica la bronchite
La diagnosi di bronchite acuta si basa principalmente sull’anamnesi del paziente, indagando i sintomi manifestati e gli eventuali fattori causali, come una recente influenza.
Al contrario, il sospetto di BPCO viene confermato con la spirometria, un esame (dove il paziente deve soffiare attraverso un boccaglio monouso) che misura la capacità respiratoria. «Lo specialista potrà poi suggerire altre indagini aggiuntive, come una radiografia o la Tac del torace, per escludere altre patologie che causano la stessa sintomatologia, arrivando così a una diagnosi differenziale», tratteggia il professor Luppi.
Come si tratta la bronchite
La bronchite acuta va trattata con un periodo di riposo, una sufficiente idratazione, l’uso di antinfiammatori, antipiretici e mucolitici per il controllo dei sintomi. «Solo in caso di origine oppure di sovra-infezione batterica, il medico prescriverà una terapia con antibiotici, che altrimenti non vanno assunti», evidenzia Luppi. «Può essere utile una terapia inalatoria con steroidi: con questa modalità, il cortisone ha il vantaggio di rimanere nei bronchi, dove esercita la sua potente azione antinfiammatoria, senza comportare gli effetti collaterali sistemici che derivano dall’assunzione per via orale, endovenosa o intramuscolare».
Diverso è il caso della bronchite cronica. «Smettere di fumare è l’unico modo per evitare la progressione della malattia o, per lo meno, per rallentarla. Anche in questo caso, può venire in aiuto una terapia inalatoria a base di broncodilatatori, talvolta associati a cortisone, per migliorare i sintomi e per ridurre il rischio di riacutizzazioni, mentre nelle situazioni più gravi, quando cioè si sviluppa insufficienza respiratoria, si rende necessaria l’ossigenoterapia domiciliare, che consiste nell’assunzione di ossigeno attraverso maschere respiratorie o dispositivi simili».
Come si previene la bronchite
Mentre la forma cronica si previene evitando il fumo di sigaretta, il rischio di bronchite acuta si riduce grazie alle vaccinazioni. «In base agli studi, sono soprattutto i vaccini antinfluenzale, anti-Covid e anti-pneumococco a mostrare un’efficacia in questa direzione, perché scongiurano tutte quelle complicanze legate alle malattie respiratorie che possono aprire la strada anche alla bronchite», indica il professor Luppi.
«Molto utili sono anche i dispositivi di protezione individuale, cioè le mascherine, che abbiamo imparato a conoscere in epoca di Coronavirus, ma che continuano ad essere preziosi nei luoghi affollati per proteggerci dalle infezioni. E questo vale ancora di più per i pazienti fragili, come gli anziani o le persone immunodepresse».
Ci sono, invece, degli integratori “rafforza-difese” che possono agire da scudo? «Al momento, non esistono evidenze scientifiche a favore di sostanze naturali che possano aiutare. I vaccini sono gli unici ausili realmente efficaci», conclude l’esperto.
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