di Oscar Puntel
Un nuovo farmaco si è rivelato rivoluzionario per la cura del cancro ai polmoni: ha il potere di distruggere le masse tumorali, senza ricorrere alla chemioterapia. Si chiama Keytruda: è stato oggetto di una sperimentazione mondiale (capofila, l’Australia) ed era già conosciuto per il trattamento del melanoma.
L’oncologa Rina Hui, nel presentare i risultati delle sperimentazioni cliniche nel Westmead Hospital di Sydney, ha parlato di una «svolta» nei protocolli terapeutici: «Possiamo veramente dare nuove speranze a questi pazienti».
Nella sperimentazione il Keytruda ha fermato la diffusione del cancro ai polmoni in quasi metà dei pazienti, dimostrandosi tre volte più efficace della chemioterapia.
Lo studio, presentata anche sulla versione online del The New England journal of medicine, è stato condotto su pazienti il cui cancro avanzato si era diffuso anche fuori dei polmoni: queste persone inoltre presentavano alti livelli di un marker, che indicava che le cellule cancerose si erano ‘travestite’ da cellule sane, aggirando le difese del nostro sistema immunitario. In pratica il Keytruda sarebbe in grado di “smascherare” le finte cellule sane, permettendo al sistema immunitario di stanarle e attaccarle», ha spiegato l'oncologa.
CHE COS’È IL KEYTRUDA
Alla base del Keytruda c’è un anticorpo monoclonale, il pembrolizumab. «Appartiene alla categoria di farmaci di nuova generazione», ci spiega Ignazio Carreca, titolare di oncologia medica all’Università di Palermo.
«Si tratta di prodotti "meno chimici" e più biologici, cioè quasi sempre ricavati dalla bioingegneria farmacologica. Sono strutture proteiche prodotte in laboratorio, che hanno la funzione di rendere una cellula tumorale più visibile al sistema immunitario, che le riconosce come estranee e le attacca, distruggendole».
GLI EFFETTI COLLATERALI DEL NUOVO FARMACO
Essendo farmaci in sperimentazione, il problema degli effetti collaterali è ancora tutto da definire. «Certo è che non sono quelli cui eravamo abituati a conoscere con la chemioterapia.
Questa classe di nuovi farmaci possono comportare problemi, a seconda dei soggetti. Le reazioni, cioè, dipendono dai singoli pazienti. Keytruda, come anche altri farmaci da bioingegneria, può, per esempio, aggredire il sistema che lega il tessuto mucosa al tessuto sottocutaneo e si può evidenziare la cosiddetta sindrome mano-piede, ovvero la perdita funzionale, con gradi diversi, degli arti superiori e inferiori.
Si sono evidenziate anche interferenze con altri sistemi enzimatici a carico del metabolismo, per cui può comparire il diabete. Insomma, il discorso è ancora in divenire: è una classe di farmaci che si sta testando e i cui effetti collaterali sono ancora in fase di studio», chiarisce il professore.
QUANDO SI POTRÀ USARE IL NUOVO FARMACO
Keytruda rappresenta un buon esempio di come sta cambiando la farmacologia verso i tumori. E di come cambierà nel medio-lungo termine.
Al momento, questo farmaco è autorizzato solo per studi clinici controllati, quindi in contesti sperimentali; non essendo ancora inserito nei piani sanitari regionali, non è a disposizione sul mercato.
«Questa nuova generazione di farmaci - continua il dottor Carreca - oggi viene usata in combinazione con la chemioterapia (anche perché è proprio questo il vettore che permette loro, in modo mirato, di arrivare al cancro). Ma abbiamo molti elementi per pensare che nel futuro la sostituiranno. Per il cancro ai polmoni, penso che la rivoluzione portata da Keytruda sarà definitiva nel giro di cinque anni. In ogni caso, bisogna essere prudenti anche nelle previsioni. Ricordo sempre che il Cmf, mix chemio-terapico per curare il tumore al seno, messo a punto dal professor Bonadonna, prima di essere validato, è stato osservato clinicamente per 10 anni».
ottobre 2016
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