“Restare con l’amaro in bocca”. È la tipica espressione usata quando si è costretti ad accettare qualcosa di sgradevole, vedendo svanire un’opportunità a lungo desiderata. A volte, però, quell’amaro in bocca non è un modo di dire legato all’emotività, ma una sensazione reale.
«La percezione di un cattivo sapore, che cambia anche il gusto dei cibi e può addirittura causare il rifiuto di alcuni alimenti, può essere associata a diverse condizioni, spesso lievi e transitorie, altre volte più serie e persistenti», spiega il dottor Alessandro Abrate, vicedirettore sanitario del Reparto di Odontoiatria dell’Ospedale Koelliker di Torino. «In particolare, la bocca amara rientra fra le alterazioni qualitative del gusto, che possono rappresentare il sintomo principale o un disturbo secondario nel contesto di vari stati patologici o para-fisiologici».
Quali sono le cause orali della bocca amara
Le principali cause della bocca amara possono essere orali o extra-orali, a seconda che il problema risieda o meno in bocca. «Fra le prime rientrano una scarsa igiene orale, le gengiviti, le carie, le protesi incongrue, le vecchie otturazioni in amalgama d’argento, i ponti o le corone dentali costruite con materiali scadenti, ma anche l’utilizzo prolungato di collutori a base di clorexidina», elenca il dottor Abrate.
«Un’altra causa può essere la sindrome della bocca urente, un disturbo caratterizzato da un bruciore orale diffuso, oltre che dalla sensazione di amaro: frequentemente associata a disordini psicosomatici, anomalie funzionali delle ghiandole salivari (con alterazioni della saliva) e variazioni ormonali dovute al periodo post-menopausa, è talvolta causata da disordini neuropatologici con alterazione dei chemorecettori periferici orali».
Quali sono le cause extra-orali della bocca amara
La bocca amara può avere anche cause extra-orali, come alcuni periodi di vita delle donne (ciclo mestruale, gravidanza, menopausa), perché gli estrogeni sono fondamentali per la salute delle ghiandole salivari, delle papille gustative e delle gengive, per cui gli “ormoni ballerini” possono comportare fastidiosi problemi di gusto e digestione.
«Un altro responsabile del sapore amaro è il fumo di sigaretta, così come l’abuso di alcolici o di oppioidi», avverte l’esperto. «Altre volte, il retrogusto sgradevole nasconde problemi digestivi, come gastrite e ulcera peptica, ernia iatale con reflusso gastroesofageo oppure malattie al fegato, alla colecisti o al pancreas. A proposito di reflusso, non è solamente quello liquido che risale nell’esofago a creare problemi, ma anche quello gassoso, causa frequente di bocca amara».
Addirittura, alcuni farmaci possono indurre questa fastidiosa percezione: è il caso degli antidepressivi a base di litio, in grado di “chiudere” le papille gustative e causare un sapore metallico. «Non scordiamo infine il diabete, in cui vengono spesso osservate alterazioni nella percezione del gusto e dell’olfatto».
Bocca amara, quando rivolgersi al medico
Se il problema è transitorio, il primo rimedio utile è curare l’igiene orale ed eventualmente utilizzare un collutorio a base di acido ialuronico, che svolge un’azione filmogena, lenitiva e protettiva della mucosa orale e gengivale. Quando però la sensazione persiste per più di una settimana, è bene rivolgersi a un medico che – vista la pluralità di cause sottostanti – deve raccogliere un’anamnesi approfondita per rilevare tutti i possibili fattori capaci di indurre il problema.
«Di fronte a questo sintomo così aspecifico, è necessario un approccio multidisciplinare: odontoiatra, gastroenterologo, neurologo e otorinolaringoiatra devono collaborare fra loro per arrivare a una diagnosi, spesso formulata per esclusione», tiene a evidenziare il dottor Abrate. «Magari si può iniziare con una normale visita dal dentista di fiducia, a cui bisogna riferire la frequenza del disturbo, il momento in cui compare principalmente, se impedisce di dormire la notte, se è legato o meno ai pasti e così via. Sarà poi lui a valutare l’opportunità di proseguire le indagini con eventuali esami del sangue, test strumentali o ulteriori visite presso altri specialisti».
A grandi linee, utili per venire a capo del problema sono: esame fisico (per individuare infezioni o ulteriori problematiche a carico della bocca), panoramica dentale (per escludere la presenza di carie o infezioni dentali), Pep test (per rilevare in modo rapido e accurato il reflusso gastroesofageo), endoscopia (per osservare stomaco ed esofago), analisi del sangue (per verificare se il paziente soffre di patologie renali, epatiche o di altra natura, come il diabete) e prove di funzionalità respiratoria (per scongiurare infezioni al tratto respiratorio).
«Ma come in tutti i settori medici, l’approccio deve essere personalizzato e stabilito in maniera sartoriale, sulla base delle valutazioni dello specialista di riferimento», conclude l’esperto.
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