Pur trattandosi del quinto carcinoma più frequente nella popolazione italiana, dopo mammella, colon-retto, polmone e prostata, il tumore della vescica è una neoplasia poco conosciuta e spesso sottovalutata, che talvolta giunge all’osservazione dello specialista già in fase avanzata, quando è più difficile da trattare.
«Il tumore della vescica colpisce soprattutto dopo i 50 anni, per l’80 per cento gli uomini, ma stanno aumentando i casi anche fra le donne a causa della cattiva abitudine al fumo di sigaretta, che si è diffusa nel mondo femminile», commenta la dottoressa Cinzia Ortega, direttore della Struttura Operativa Complessa di Oncologia dell’Asl Cn2 Alba-Bra presso l’Ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno, Cuneo.
Sono lontani i tempi in cui il consumo di tabacco era diffuso prevalentemente tra la popolazione maschile: oggi le donne fumano all’incirca quanto gli uomini, forse perché tenere una “bionda” fra le dita viene considerato un gesto di libertà, emancipazione e femminilità, al punto che negli ultimi vent’anni il numero delle fumatrici è aumentato del 60 per cento e sono triplicate quelle che consumano più di venti sigarette al giorno. «Una pessima abitudine che impatta negativamente anche sulla vescica», evidenzia l’esperta.
Cos’è il tumore della vescica
In Italia, ogni anno, sono circa 30 mila i nuovi casi di tumore vescicale: nel 90 per cento dei casi, si tratta di un carcinoma dell’urotelio, cioè delle cellule epiteliali che fanno da rivestimento interno alla vescica e alle vie urinarie. In base alla “profondità” che il tumore raggiunge, si possono distinguere due tipologie principali di patologia: il carcinoma uroteliale superficiale (o non muscolo-invasivo), dove il tumore è ancora limitato alla mucosa o allo strato interno del tessuto connettivo e non ha ancora invaso il muscolo della vescica; il carcinoma uroteliale infiltrante (o muscolo-invasivo), che può estendersi localmente fino a invadere gli strati muscolari, l’intera parete vescicale e, negli stadi avanzati, i linfonodi vicini, da cui vengono “spedite” metastasi ad altri organi, come fegato, polmoni e scheletro.
«Dei 30 mila casi annui, circa 23 mila sono tumori non muscolo invasivi o superficiali, che richiedono per la loro cura trattamenti locali eseguiti secondo schedule ben precise. Va detto, però, che “superficiale” non è sinonimo di meno importante: di solito, le recidive si presentano con un grado di malignità più alto, per cui anche questa forma può acquisire nel corso del tempo la capacità di trasformarsi in un tumore infiltrante», tiene a precisare la dottoressa Ortega.
Quali sono le cause del tumore della vescica
Tra i fattori predisponenti ci sono il fumo di sigaretta, che esercita un effetto irritativo e cancerogeno sulla mucosa vescicale, e l’esposizione a sostanze chimiche tossiche di origine industriale, come coloranti e solventi. «Dal punto di vista lavorativo, il rischio si è notevolmente ridotto nel corso degli anni grazie alla diffusione di ausili e dispositivi di protezione personale, per cui il principale fattore di rischio modificabile resta il fumo di sigaretta», tiene a precisare la dottoressa Ortega. «I metaboliti del fumo, infatti, si accumulano con le urine nella vescica e iniziano a irritarne la parete: questa azione tossica, continuativa e costante, può stimolare una trasformazione maligna delle cellule locali e determinare il tumore».
Un altro potenziale pericolo (anche se più raro) è rappresentato dalle infezioni urinarie ricorrenti e non adeguatamente trattate: «Un’infiammazione cronica di quel tratto può predisporre a problematiche maggiori, per cui non va mai sottovalutata. Ma questo vale per qualsiasi zona del corpo, perché gli stimoli infiammatori persistenti possono aprire la strada anche a eventuali patologie oncologiche: l’organismo cerca sempre di riparare le sue parti danneggiate e, qualora siano presenti delle cellule con qualche alterazione molecolare, queste potrebbero replicarsi e originare un tumore».
Quali sono i sintomi del tumore della vescica
Il più frequente segno d’esordio della malattia è la presenza di sangue visibile nelle urine (ematuria macroscopica o macroematuria), che può manifestarsi in maniera discontinua. «Questo andamento “capriccioso” nel tempo, che appare e scompare, nasconde un’insidia, ovvero quella di essere sottovalutata dal paziente. Siccome la macroematuria è tipica anche di molte altre problematiche a carico del tratto urinario, dalla comune cistite alla calcolosi, il riscontro di una colorazione rossa, rosata o rossastra nelle urine va riferito immediatamente al medico di famiglia per predisporre accertamenti e poter porre una diagnosi differenziale», raccomanda la professoressa Ortega.
Ma il tumore della vescica può “bussare alla porta” anche con altri campanelli d’allarme, come bruciore durante la minzione, stimolo frequente a urinare, sensazione di pesantezza al basso ventre e altri fastidi al tratto urinario. «Tutto questi sintomi potrebbero ricordare una cistite, ma se persistono per settimane senza alcun segno di miglioramento oppure si ripresentano con una certa frequenza, vanno sempre indagati».
Come si fa la diagnosi di tumore della vescica
«Di solito, quando viene riferito un episodio di macroematuria, il medico di base prescrive un esame citologico delle urine, che ricerca al loro interno eventuali cellule anomale. Sovente, si abbina anche un’ecografia addominale sia per individuare o escludere la presenza di patologie di altra natura, come la calcolosi, sia per riconoscere lesioni produttive, ovvero che crescono verso l’interno della vescica», descrive l’esperta.
A quel punto, di fronte a un sospetto diagnostico, l’indagine può proseguire con una Uro –Tac, che permette di visualizzare le vie urinarie del paziente come una normale Tac all’addome con mezzo di contrasto, ed eventualmente con la cistoscopia, un’indagine che consente di guardare l’interno della vescica e dell’uretra grazie a uno strumento a fibre ottiche di piccole dimensioni, detto cistoscopio. «Al contrario, invece, non esiste un test di screening a cui sottoporsi periodicamente, come accade ad esempio con il Pap-test per individuare precocemente i tumori del collo dell’utero. Dunque, l’unica soluzione è prestare attenzione ai sintomi, senza mai sottovalutarli», raccomanda l’esperta.
Tumore della vescica, quali sono i trattamenti disponibili
Riconoscere tempestivamente un tumore della vescica è fondamentale per aumentare le possibilità di cura. Oggi sono disponibili diverse opzioni terapeutiche da proporre al paziente (chirurgia, radioterapia, chemioterapia, immunoterapia, farmaci a bersaglio molecolare), ma tutte le decisioni vanno prese in un contesto multidisciplinare.
«Oncologo, urologo, radioterapista, fisiatra, fisioterapista, anatomopatologo e altre figure professionali si consultano, già dalle fasi precoci della malattia, per stabilire quale sia il migliore iter diagnostico-terapeutico da seguire. Per esempio, l’oncologo può suggerire al chirurgo di sottoporre il paziente a una chemioterapia prima dell’intervento per migliorare la prognosi successiva. E questo accade in base al referto istologico, una sorta di “carta di identità” del tumore, che suggerisce precise linee guida sui trattamenti da utilizzare», spiega la dottoressa Ortega.
Quando occorre la chirurgia
Per il trattamento dei tumori infiltranti, l’indicazione principale è l’asportazione completa della vescica: in questo caso, alla resezione può essere abbinata una neovescica ortotopica (cioè viene ricostruita una vescica nuova utilizzando un segmento di circa 40-60 centimetri di intestino ileale, adeguatamente configurato in modo da assumere l’aspetto di una cavità sferica a cui vengono abboccati gli ureteri) oppure si mettono in comunicazione gli ureteri direttamente all’esterno sulla cute, per permettere all’urina di defluire all’interno di un sacchetto.
«La scelta fra queste due opzioni viene fatta in base alle caratteristiche del tumore, all’estensione della malattia, all’età del paziente e alle sue condizioni cliniche generali», specifica la dottoressa Ortega.
La campagna di sensibilizzazione
Sul tema è partita la campagna di sensibilizzazione “Tumore della vescica: Conoscilo, Controllalo, Curalo”, promossa da Merck Italia in collaborazione con APS Associazione PaLiNUro – Pazienti Liberi dalle Neoplasie Uroteliali, Salute Donna e Salute Uomo. L’iniziativa è rivolta alle tre figure maggiormente coinvolte in questo iter: pazienti, specialisti di patologia (urologo e oncologo) e infermieri.
I messaggi sono veicolati sulle pagine Facebook delle associazioni partner del progetto, dove è possibile trovare risorse narrative numerose e diversificate: tre ministorie in motion-graphic per accendere i riflettori sull’importanza di riconoscere i tre sintomi principali (ematuria, minzione frequente, bruciore durante la minzione) e tre interviste ad altrettante figure (paziente, specialista e infermiere) che raccontano l’esperienza della diagnosi in un serrato “botta e risposta”.
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