Il nostro organismo contiene tre miliardi di batteri: dieci volte le cellule del corpo, invisibili abitanti di quel pianeta chiamato “microbiota”. Alcuni ceppi sono nemici della nostra salute, ma moltissimi ne diventano alleati producendo sostanze utili, come vitamine e aminoacidi, e difendendoci dalle malattie. Per essere più forte devi imparare a mantenerli in equilibrio. In ogni zona.
Ecco i batteri amici della donna: come tenerli buoni e aumentare le difese dell’organismo.
Zone inteme: tieni basso il pH
«Sotto l’azione degli estrogeni, le cellule della mucosa vaginale crescono e poi si desquamano. Dal turnover cellulare, si libera il glicogeno che viene prontamente trasformato in acido lattico da una squadra di batteri, chiamati lattobacilli di Doderlein», premette il dottor Giancarlo Balzano, ginecologo esperto in terapie naturali a Roma.
«L’acido lattico serve a mantenere il pH vaginale compreso tra 3,5 e 4,2, in modo da creare un ambiente ostile ai germi patogeni. Le terapie antibiotiche, però, distruggono i lattobacilli di Doderlein, alterando tutto l’ecosistema vaginale. La prima regola, quindi, è di limitare gli antibiotici ai casi necessari, dietro prescrizione medica. Per compensarne gli effetti negativi, è bene usare per 8-10 giorni degli ovuli vaginali a base di lactobacillus acidophilus. Vietato anche usare lavande vaginali disinfettanti (come quelle a base di iodio) od ovuli antibiotici di testa propria: sconvolgono l’equilibrio e il più delle volte non servono a nulla. Con il giusto pH la vagina riesce a difendersi meglio dalle infezioni a trasmissione sessuale, così come dai “cocchi” o dai lieviti tipo Candida».
Via aeree: ok all'acqua di mare
La pacifica convivenza tra batteri buoni e cattivi è anche alla base di una strategia difensiva delle prime vie aeree, che la stagione fredda mette a dura prova.
«Per mantenere in equilibrio la flora batterica del naso e della gola, è importante abituarsi a fare dei lavaggi quotidiani con spray nasali a base di soluzione fisiologica o di acqua di mare», spiega il dottor Tiziano Zurlo, otorinolaringoiatra. «I lavaggi idratano le mucose, mantengono pulite le cavità nasali e stoppano i batteri patogeni. Ai primi cenni di raffreddore, è sconsigliato usare gli spray nasali vasocostrittori: non solo mascherano il problema, dando l’illusione di respirare meglio (restringono i turbinati congestionati) ma, a lungo andare, seccano le mucose, alterano la flora batterica e possono aumentare la frequenza cardiaca, innescando fastidiosi fenomeni di tachicardia», suggerisce l’esperto.
Meglio curare il raffreddore, che dura comunque sette giorni, con degli spray o aerosol a base di acqua termale sulfurea (come quella di Tabiano e di Sirmione). Da evitare anche l’abitudine di disinfettare tutti i giorni il cavo orale con dei collutori aggressivi: distruggono i “batteri buoni” spianando la strada a frequenti episodi di afte e micosi della mucosa che ricopre il cavo orale.
Pelle: non esagerare con gli igienizzanti
Sulla nostra cute vivono miliardi di microrganismi in perfetto equilibrio tra loro. Una nuova frontiera di studi si concentra sul biofilm formato da batteri, funghi, lieviti, protozoi e altri microbi che ci proteggono dalle aggressioni esterne, preservano la barriera idrolipidica e mantengono la nostra epidermide in buona salute. Gli stessi Streptococchi e Stafilococchi, che nell’immaginario collettivo vengono associati a una minaccia, diventano aggressivi solo se proliferano in maniera incontrollata. Per non alterare questo equilibrio, bisogna evitare l’abuso di igienizzanti.
«Recenti studi hanno dimostrato che anche disinfettarsi continuamente le mani, con detergenti a base di clorexidina o di sostanze alcoliche, altera il film idrolipidico e impoverisce il microbiota cutaneo», avverte il dottor Marco Umberto Marconi, dermatologo a Milano. «Il cleanser ideale dev’essere privo di profumi, di parabeni e di conservanti aggressivi come il Katon ed avere un pH simile a quello della pelle (intorno a 4,5). Inoltre, è bene evitare tensioattivi molto schiumogeni come il lauril solfato di sodio (SLS)».
Occhio, quindi, a leggere l’INCI sulla confezione.
Intestino: combatti lo stress
«Alla luce di una nuova scienza, l’endocrinologia microbiologica, oggi conosciamo le interazioni tra batteri e ormoni», afferma il professor Salvatore Bardaro, docente di medicina integrata a Siena e Pavia, autore della serie di podcast su Youtube intitolata Pandemie Silenti.
«I batteri dell’intestino comunicano tra loro tramite un processo detto quorum sensing process, che è regolato dai messaggi ormonali. Per esempio, alcuni batteri patogeni come la Salmonella o lo Pseudomonas, proliferano sotto l’adrenalina, che si impenna a seguito di stress, terapie ormonali e un’alimentazione scorretta in quantità, qualità e orari (guai a svaligiare il frigo di notte!). Oltre a stimolare la crescita batterica, l’adrenalina attiva i macrofagi, cellule che tappezzano l’intestino e distruggono la barriera intestinale, aprendo un varco a sostanze che non dovrebbero passare nel sangue.
Come i lipopolisaccaridi dei batteri gram-negativi che, raggiungendo il fegato, attivano altri macrofagi in un “effetto domino“ che porta a uno stato di infiammazione generale. «Questa infiammazione cronica induce la resistenza periferica all’insulina, che facilita l’accumulo di grasso addominale, l’obesità e il diabete», dice l’esperto. È quindi, importante ridurre lo stress, mangiare poco, ad orari e in modo equilibrato.
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