di Claudio Buono
Hai i genitali gonfi che rendono il sesso doloroso? Potresti soffrire di bartolinite, l’infiammazione di una o di entrambe le ghiandole di Bartolini. Localizzate all’interno delle grandi labbra, contribuiscono alla normale lubrificazione della vagina, soprattutto durante il coito.
Ma se i loro dotti si chiudono (ad esempio per compressione o sfregamento delle parti intime durante rapporti prolungati, o per un’infezione batterica) non possono più emettere il liquido all’esterno. Di conseguenza le ghiandole si gonfiano e, da piccole come mandorle, possono raggiungere le dimensioni di un’albicocca, causando fastidio quando cammini, stai seduta, durante l’intimità. Ecco le soluzioni.
INTERVIENI CON ANTIBIOTICO E IMPACCHI
«Se il gonfiore non è eccessivo, basta detergere la zona infiammata, mattino e sera, con un sapone liquido germicida ed eventualmente applicare una pomata antibiotica, fino al miglioramento dei sintomi», spiega Fiammetta Trallo, specialista in ginecologia e ostetricia a Bologna.
Se invece ti provoca dolore intenso, è segno che si è formato un ascesso con accumulo di pus. Rivolgiti al tuo ginecologo che ti prescriverà un antibiotico, solitamente per via orale, da abbinare a impacchi o abluzioni locali con acqua calda.
In alternativa, un ottimo rimedio casalingo consiste nell’applicare del sale grosso caldo. Fanne scaldare un cucchiaio in un pentolino (senza acqua) per un minuto o poco più. Poi avvolgi i grani arroventati in una garza o in un fazzolettino di cotone e attendi che la temperatura sia più sopportabile prima di applicare la medicazione, per un paio di minuti, sulla parte infetta.
Il calore aumenterà la dilatazione del canale che, aprendosi nuovamente, provocherà la fuoriuscita del liquido. Infine applica una pomata antibiotica. Ripeti il trattamento 2-3 volte al dì, per 3-4 giorni.
QUANDO È NECESSARIO L'INTERVENTO
Viene prescritto se l’infiammazione persiste nonostante le cure. Si tratta di una piccola incisione superficiale (previa anestesia locale) allo scopo di aprire la cisti e svuotarla, seguita da un breve periodo di terapia con un antibiotico locale. Si fa in ambulatorio, è mutuabile, dura circa 5 minuti e subito dopo sei già in piedi.
IN CASO DI RECIDIVE
Capita, a volte, che il problema si ripresenti a distanza di tempo (per esempio 2 o 3 volte all’anno). «In questo caso si può intervenire con la cosiddetta “marsupializzazione”», chiarisce la ginecologa Fiammetta Trallo.
Dopo lo svuotamento della ghiandola, il chirurgo ne estroflette i due margini esterni e applica qualche punto di sutura per creare un’apertura permanente, in modo che il liquido non possa più ristagnare all’interno.
L’intervento, a carico del servizio sanitario, dura attorno ai 10-15 minuti, viene effettuato in day hospital e dopo mezz’ora si possono riprendere le normali attività. Se anche questa operazione dovesse fallire, non resta che l’asportazione chirurgica della ghiandola: «Si tratta di una soluzione estrema che si effettua raramente, per le cisti persistenti con continua produzione di pus che non possono essere trattate diversamente», chiarisce la nostra consulente.
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Articolo pubblicato sul n.45 di Starbene in edicola dal 25/10/2016