Collo rigido. Ginocchia che scricchiolano appena scendi dal letto. Chi non ha mai provato, d’inverno, una sensazione di legnosità anche solo temporanea alle articolazioni, se non un vero e proprio indolenzimento? No, non è solo l’età che avanza o i “reumatismi nel sangue”: è proprio il freddo. «Che ha un effetto fisico diretto sulle nostre articolazioni», spiega il dottor Nicola Farina, reumatologo e immunologo presso l’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano.
«E lo esplica innanzitutto inducendo una contrazione muscolare di reazione alle basse temperature. Ecco allora quella rigidità che proviamo alle giunture, ma anche a livello cervicale, lombare e alle anche. Alla sinergia temperatura-irrigidimento e altri fattori che vedremo, è collegato poi il sofisticato sistema biochimico di mediatori del dolore: capiamo allora perché può scatenarsi o peggiorare proprio quando scende il termometro».
Il liquido sinoviale è meno lubrificante
Il freddo, poi, tende a rendere meno fluido e più viscoso il liquido che normalmente è presente a livello articolare. «Lo chiamiamo sinoviale e funge da lubrificante, favorendo il corretto funzionamento e scorrimento dell’articolazione», spiega l’esperto.
«Allora il freddo, oltre all’azione di contrattura, agevola la comparsa del dolore localizzato. Il perché se la prenda proprio con gli “snodi” del nostro scheletro, mani o ginocchia che siano, sta anche nel fatto che si tratta di strutture meno resistenti di altre e sottoposte a continue sollecitazioni».
Articolazioni bloccate, non solo mani e piedi
Ma quali sono le articolazioni più colpite? «Tutti pensano subito a mani e piedi anche perché, per esempio, le persone associano la loro tendenza ad avere estremità più fredde con rigidità e dolori», precisa il dottor Farina.
«In realtà tutto ciò ha più spesso cause vascolari e quindi, quando parliamo di articolazioni, dobbiamo pensare anche a molte altre parti del corpo, non subito logicamente associabili al legame freddo-apparato scheletrico. Quindi, partendo dall’alto, parliamo del collo, ma anche delle spalle e di tutta la schiena fino alle anche, per poi passare dalle ginocchia alle caviglie».
Articolazioni bloccate? Non fermarti
Sono rigida, fa male, dunque mi devo muovere il meno possibile, così passa. «Sbagliatissimo», spiega il dottor Farina. «Già solo perché fa freddo tendiamo ad avere una vita più sedentaria e a ridurre l’attività fisica, figuriamoci se abbiamo dei fastidi. Invece, in questi casi il mantenimento dell’attività articolare, muscolare e del sistema di lubrificazione è ciò che contrasta l’effetto inverno. Lo combatte e quindi previene lo sviluppo del dolore, riuscendo a riportare in uno stato di equilibrio tutte le strutture coinvolte in questo processo».
Se però il male che provi è importante, per intenderci tale da rendere necessario il ricorso agli antinfiammatori altrimenti non è sopportabile, occorre rivedere l’attività fisica. «Ancora una volta non fermiamoci, ma puntiamo su esercizi e sport più leggeri», raccomanda l’esperto.
«Benissimo la ginnastica, se non sollecita troppo le articolazioni e la mobilizzazione di muscoli e articolazioni, lo yoga, il Pilates, il nuoto; se siamo abituati a correre possiamo camminare, ma è meglio rimandare tennis, padel e pesistica fino a quando non avremo il via libera del medico».
Articolazioni bloccate: il rimedio giusto per ogni problema
La sofferenza che provi ti dà informazioni preziose anche sulla causa del problema. Il freddo rimane la miccia che fa detonare il dolore, ma può nascondere la temuta artrosi?
«Siamo abituati a pensare all’artrosi, cioè la malattia degenerativa caratterizzata dal progressivo deterioramento della cartilagine, perché leghiamo all’invecchiamento e all’usura del nostro scheletro molti problemi, ma dobbiamo, innanzitutto, distinguerla dall’artrite, cioè dall’infiammazione delle strutture articolari e della sinovia che contiene il liquido lubrificante. Una condizione meno frequente ma più grave, perché correlata a problemi come l’artrite reumatoide, l’artropatia psoriasica e la polimialgia reumatica, per citare alcune fra le più conosciute, che richiedono terapie più complesse e mirate».
Dunque, se i tuoi guai derivano dall’artrosi, il dolore che provi ha una caratteristica principale: è spesso al risveglio, dura da qualche minuto a massimo mezz’ora, poi passa. «Se è causato dall’artrite è invece prolungato, persistente, mattiniero o notturno (ci si sveglia per il disagio) e occorre molto tempo per riuscire a muoversi senza soffrire troppo», spiega Farina.
«In questi casi è importante sapere che usare il calore sulla parte, per esempio con pomate tipo artiglio del diavolo o dispositivi riscaldanti, può funzionare in caso di semplice rigidità. Ma se si tratta di un’infiammazione il caldo può peggiorarla perché aumenta il calibro dei vasi e quindi la portata delle sostanze coinvolte in questo processo. E anche se si tratta di artrosi il caldo non è la risposta al freddo: insomma, se c’è dolore meglio essere prudenti. Invece coprirsi bene è un’ottima mossa preventiva, perché protegge senza riscaldare troppo. Bene quindi maglioni lunghi o piumini che coprano le anche (spesso dimenticate), ma vanno protette anche le ginocchia e i piedi con delle calze adatte».
E se fossero reumatismi?
Le nonne dicevano: ho male perché ho i reumatismi nel sangue. «Ma il freddo non c’entra nulla con le malattie reumatologiche infiammatorie, siamo in un campo non meteorologico che va approfondito con un’accurata anamnesi (le origini sono talvolta genetiche, e quindi possono esserci casi preesistenti in famiglia) che appunto verifichi dolore, rigidità ma soprattutto il gonfiore, tipico di molte di queste patologie», spiega l’esperto.
«Inoltre vanno fatti degli esami del sangue per identificare eventuali marcatori infiammatori o anticorpi specifici, come Ves e Pcr, il fattore reumatoide (Fr) e gli anticorpi anti nucleo (Ana), associandoli ad eventuali esami strumentali come radiografie, risonanza ed ecografia».
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