Angioma rubino: cos’è, cause, diagnosi, soluzioni

Molto comune fra la popolazione generale, questa lesione cutanea è benigna e non richiede alcun trattamento, eccetto in casi selezionati, dove pesa soprattutto il disagio psicologico



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Nel nome richiama una gemma preziosa, ma nella realtà è una formazione cutanea piuttosto comune. L’angioma rubino è una protuberanza di colore rosso vivo e di dimensioni relativamente piccole, in genere da 1 a 5 millimetri, che compare sulla pelle soprattutto in età adulta.

«È una delle lesioni benigne più comuni fra la popolazione: basti pensare che quasi l’80% dei soggetti sopra i 70 anni ne è affetto, anche se questa lesione è già riscontrabile in quasi il 20% degli individui sopra 20-30 anni», spiega il dottor Lamberto Zocchi, specialista in Dermatologia di Humanitas Medical Care Lingotto di Torino.

Quali sono le cause dell'angioma rubino

L’eziologia dell’angioma rubino non è completamente nota, ma sappiamo che alcuni fattori possono esacerbarne la comparsa. «Oltre all’età che avanza, un certo peso è rivestito dalla familiarità: anche se non sono del tutto note le mutazioni genetiche correlate, ci sono famiglie dove i casi di angioma rubino sono piuttosto ricorrenti, per cui è ipotizzabile un nesso causale», ammette il dottor Zocchi.

«Poi conta il fotodanneggiamento, cioè l’invecchiamento cutaneo causato da un’incauta esposizione al sole. Non è un caso se gli angiomi rubino si osservano principalmente sul tronco, sugli arti superiori e sul volto, le zone più fotoesposte». Nelle donne, un altro fattore che può favorire l’insorgenza precoce di questi angiomi è rappresentata dalle variazioni ormonali, come quelle tipiche della gravidanza.


Come si fa la diagnosi dell'angioma rubino

Trattandosi di una lesione molto comune, la diagnosi di angioma rubino può anche essere posta dal medico di base, che eventualmente prescriverà una visita specialistica in caso di dubbio. «Ci sono lesioni cutanee, anche di natura oncologica, che nell’aspetto possono simulare un angioma rubino: è il caso del melanoma amelanotico, per esempio, oppure di alcuni epiteliomi, come il carcinoma basocellulare», evidenzia il dottor Zocchi.

«Per il paziente rimane sempre imperativo che ogni nodulo di recente insorgenza venga attentamente indagato da un dermatologo per escluderne la possibile natura maligna».

In caso di sospetto, infatti, lo specialista può utilizzare il dermatoscopio, una speciale lente di ingrandimento dotata di particolari luci integrate che consente di analizzare strutture microscopiche delle varie lesioni della pelle, altrimenti invisibili a occhio nudo.


Quali sono i pericoli dell'angioma rubino

L’angioma rubino è una lesione benigna e, se correttamente diagnosticato, non può degenerare in una patologia grave, ma quando interessa zone visibili del corpo può comportare un significativo disagio psicologico. «Ciascuno di noi è ipercritico verso se stesso e tende a esacerbare la percezione di queste lesioni, così come quella dei nei o delle cheratosi seborroiche, ritenendoli problemi estetici difficili da accettare», ammette il dottor Zocchi.

«In realtà, nella maggior parte dei casi, si tratta di lesioni talmente insignificanti da passare inosservate agli occhi altrui. Come dico sempre, il primo approccio terapeutico del dermatologo è quello di rassicurare il paziente sulla natura benigna della lesione. Ovviamente, se il disagio psicologico compromette la serenità mentale, si può comunque intervenire».

Il trattamento è consigliato anche nel caso in cui l’angioma rubino causi fastidio per via della sua posizione o dimensione, due fattori che possono far sì che venga spesso traumatizzato, sanguinando copiosamente.

Angioma rubino, quali sono i trattamenti possibili

Uno dei trattamenti più comuni è l’elettrocoagulazione, definita anche elettrocauterizzazione, dove un bisturi “brucia” con una corrente elettrica il vaso sanguigno che alimenta l’angioma, causandone il riassorbimento.

«Molto usati sono anche il trattamento laser o la crioterapia. Qualunque sia la strada scelta, l’importante è rivolgersi a un professionista competente in materia, come un dermatologo oppure un chirurgo plastico, evitando soluzioni alternative che potrebbero lasciare cicatrici permanenti», conclude Zocchi.



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